«Un ricorso così ampio a procedure semplificate, affidamenti diretti e negoziati, in luogo dell’espletamento di procedure aperte, solo sette in ben tre anni, costituisce, quantomeno, l’indice sintomatico di una carenza nella fase programmatoria, quale fase propedeutica nell’affidamento degli appalti pubblici». Con queste parole contenute in una relazione di sei pagine l’Autorità nazionale anticorruzione ha censurato il comportamento tenuto da una delle maggiori stazioni appaltanti del centro Italia, il comune dell’Aquila, feudo dal 2017 del maggiore partito di governo, Fratelli d’Italia.

Sotto la lente di Anac sono finite 243 commesse di lavori pubblici negli anni 2020-2022 e, dalla documentazione che gli uffici comunali hanno consegnato, è emerso che nel triennio di riferimento sono stati effettuati 141 affidamenti diretti, cioè il 58 per cento di tutte le procedure, insieme ad altre 94 che sono state negoziate senza previa pubblicazione del bando. E che soltanto il 3,5 per cento di tutti gli appalti, cioè 7 in tre anni, è stato affidato con gara a evidenza pubblica.

Cifre, queste, che hanno fatto storcere il naso agli ispettori alle dipendenze del presidente dell’Autorità, Giuseppe Busia. Tanto che, hanno fatto notare nella relazione, «Dall’analisi degli appalti oggetto della presente indagine è emerso, in primo luogo, una pluralità di lavori nell’ambito dell’edilizia scolastica, ovvero diciotto in ventisette mesi, affidati mediante procedure negoziate senza bando, anche per importi molto elevati», riferendosi ai lavori di realizzazione del polo scolastico San Sisto-Santa Barbara e Gignano-Torretta, entrambi ottenuti senza gara dalle ditte costruttrici per un valore pari a oltre quattro milioni di euro; e poi anche ad altri affidamenti per la demolizione e ricostruzione di scuole primarie e per l’infanzia, per un totale di altri quattro milioni di euro.

Ombre sugli appalti

Secondo l’Anac, la stazione appaltante avrebbe invece artificiosamente frazionato gli appalti in modo da assegnarli direttamente, «con evidenti ripercussioni in materia di trasparenza, pubblicità ed apertura del mercato alla concorrenza». Non solo.

Dall’indagine è emersa un’anomalia relativa a un’impresa, la Circi costruzioni s.r.l., che, in soli otto mesi, dal novembre 2021 al giugno del 2022, si è aggiudicata, da sola o in raggruppamento con altre imprese, tutte le procedure negoziate, per un giro di affari pari a cinque milioni di euro.

E poi c’è un’altra azienda, la Soalco srl, «che risulta essere stata invitata a tutte le negoziazioni di maggior importo», il cui titolare è Italo Albani, rimasto coinvolto nel 2017 in una inchiesta condotta dalla procura abruzzese sugli affari della ricostruzione post terremoto. Ma la cui posizione era stata poi archiviata dal giudice delle indagini preliminari. (In fondo a questo articolo la replica di Soalco S.r.l. inviata al nostro giornale il 29 dicembre).

Oltre alle ombre sugli appalti, però, la stessa Autorità nazionale anticorruzione era intervenuta qualche settimana fa anche per segnalare l’inconferibilità di una nomina, cioè quella dell’avvocato Alessandro Piccinini a presidente del consiglio di amministrazione della società pubblica Gran Sasso Acqua.

Piccinini, uno dei colonnelli aquilani di Fratelli d’Italia, ex assessore comunale, si è poi dimesso, in cambio di una candidatura alle regionali d’Abruzzo che si terranno nel 2024, raccontano senza timore di smentita fonti all’interno della coalizione di centrodestra locale. Sia come sia, quando abbiamo chiesto al sindaco della città, Pierluigi Biondi, già militante di CasaPound e fedelissimo di Giorgia Meloni, come intendeva replicare ai rilievi mossi dall’Anticorruzione, il primo cittadino non ha risposto alle nostre domande. Ma non soltanto.

L’amministrazione da lui guidata dal 2017 (Biondi, infatti, è al secondo mandato) è finita anche sotto la scure della Corte dei conti che, esaminando ottantasei determine di acquisto e noleggio di diversi beni, servizi e forniture relative all’esercizio 2021, «ha accertato la criticità della procedura posta in essere dal comune dell’Aquila».

In particolare, sotto la lente degli ispettori sono finiti gli affidamenti inerenti al servizio di pulizie, i cui frazionamenti l’amministrazione ha motivato «con la natura emergenziale degli interventi stessi, attuati in concomitanza di impreviste situazioni di contagio e di contenimento del rischio».

È però un fatto che per «il servizio di pulizia straordinaria degli immobili comunali adibiti ad uffici», in soli tre mesi, da ottobre a dicembre del 2021, sono state stanziate attraverso diverse determine, alcune delle quali adottate lo stesso giorno, dunque palesemente frazionate, somme per quasi 80mila euro, che sono andati alla società Puliservice srl.

A scorrere gli atti riguardanti le spese per le pulizie comunali dal 2020 al 2023 (questi non segnalati dalla Corte dei conti) risulta che a beneficiare dello stesso sistema dei micro affidamenti è stata anche un’altra società, l’Oasi del Pulito, il cui titolare, Claudio Gregori, è stato eletto a inizio mese nuovo coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia al posto dello stesso sindaco Biondi.

Gabbiani aquilani

Il sindaco Biondi, quando nel 2017 si è candidato a sindaco da autentico underdog, in stile Giorgia Meloni, della politica cittadina, adottava come claim comunicativo quello del granello di sabbia «attraverso cui intendo rompere il meccanismo di potere che ha governato l’Aquila negli ultimi dieci anni».

Lo diceva prima di contribuire lui stesso a instaurare un blocco di potere che vede al vertice della regione Abruzzo e del suo capoluogo gli appartenenti alla corrente dei gabbiani del Movimento sociale prima e di Alleanza nazionale poi.

Marco Marsilio, il presidente della regione Abruzzo, romano di adozione, è tra questi. E poi ci sono: Adolfo Cicchetti, già presidente dell’associazione cittadina dei costruttori; il senatore Guido Quintino Liris, già vicesindaco di Biondi e assessore regionale con Marsilio, oggi catapultato a Roma dove siede all’interno della commissione Bilancio di Palazzo Madama; Alessandro Piccinini, che da qualche giorno è anche indagato dalla procura dell’Aquila per falso ideologico, come ha anticipato il Messaggero.

E infine Pierluigi Biondi, il sindaco venuto da CasaPound, l’amico di vecchia data di Giorgia Meloni con simpatie fasciste mai rinnegate, come dimostra la frase che accompagna il suo profilo WhatsApp: «Il nostro posto è all’aria aperta, arma al braccio e nel cuore le stelle», attribuita a José Antonio Primo de Rivera, il fondatore della Falange, movimento politico franchista.

Sono loro il nuovo blocco di potere d’Abruzzo; a L’Aquila, soprattutto, il collegio di Giorgia Meloni, dove per la prima volta nella storia d’Italia, nel 2017, gli ex missini hanno conquistato la guida di un capoluogo di regione.

Laboratorio nero

Ecco, dunque, il laboratorio nero di Fratelli d’Italia. Fondato sulla narrazione della rinascita culturale che ha portato la città a presentare la sua candidatura per diventare Capitale italiana della cultura nel 2026.

Ma che, allo stesso tempo, vive una grave emergenza abitativa, come confermano alcuni dati dell’Osservatorio di C.a.s.a, acronimo di “Come abitare senza abitazioni?”, una campagna cittadina per il diritto all’abitare che ha calcolato l’esistenza di quasi 900 appartamenti agibili ma non ancora assegnati, che sono stati ricostruiti con i fondi statali post ricostruzione e ora sono di proprietà comunale. Un dato, questo, che il sindaco Biondi non ha voluto confermare. Così come non ha voluto spiegare il motivo dell’ossessione per la sicurezza che ha portato l’amministrazione a siglare un protocollo di intesa con la locale prefettura e nove istituti di vigilanza privati per dotare la città di 976 nuove telecamere, oltre a quelle già presenti nel centro storico. “Mille occhi sulla città” si chiama il progetto che costerà 4 milioni di euro sui fondi a valere del Pnrr, nonostante L’Aquila oggi sia una tra le città in Italia con minore pericolosità sociale, come confermano le statistiche del Sole 24 Ore.


DIRITTO DI REPLICA

Nell’articolo sull’indagine dell’Anac relativa alla gestione delle procedure per l’affidamento di lavori pubblici da parte del Comune dell’Aquila è citata la società Soalco S.r.l. e viene riportato solo parzialmente il contenuto della relazione ispettiva, riferendo che la Soalco risulta essere stata invitata a tutte le negoziazioni di maggior importo.

In realtà, la lettura della relazione e l’analisi dei dati complessivi degli appalti affidati dal Comune dell’Aquila nel periodo oggetto dell’indagine (2020-2022), consentono di rilevare come nel triennio preso in considerazione delle 243 procedure negoziate effettuate, la Soalco abbia partecipato solo a 7, risultando «affidataria solo in un caso», come espressamente indicato nella relazione ANAC, ma omesso nell’articolo pubblicato da Domani. Sembra corretto, inoltre, precisare che, avendo la Soalco partecipato alle suddette procedure di affidamento per 5 differenti categorie SOA prevalenti (la società ne possiede 8), si è sempre trattato di una prima selezione dell’operatore economico e non ha ricevuto ulteriori inviti sulla categoria dell’appalto assegnato. Deve, infine, essere chiarito che la Soalco S.r.l. non ha ricevuto alcun affidamento diretto dal Comune dell’Aquila.

L’Aquila, 29 dicembre 2023
Avv. Roberto Madama
Soalco S.r.l.


RISPOSTA DI GAETANO DE MONTE

Si precisa che l'Anac e la Corte dei conti in combinato disposto rilevano una criticità nel principio di rotazione negli appalti che addebitano all'amministrazione comunale. Tale principio, secondo il codice degli appalti n. 50 del 2016, vale tanto per gli affidamenti quanto per gli inviti a procedure negoziate. Pertanto, nulla si contesta all'azienda in questione o ad altre affidatarie, che addirittura potrebbero risultare danneggiate, in alcuni casi, dal mancato rispetto da parte dell'amministrazione di tale principio di rotazione.

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