Esprimere dissenso e prendere una posizione per spezzare quel filo che tiene legato il tenore spagnolo Plácido Domingo all’Arena di Verona, dopo le accuse nei suoi confronti di molestie sul lavoro. È ciò che chiedono associazioni e comitati cittadini al sindaco Damiano Tommasi e alla Fondazione Arena, che organizza l’importante festival lirico. È in programma questa sera alle 21 il Gala che vedrà protagonista il tenore, tra i più celebrati e potenti.

L’inizio della collaborazione tra Domingo e l’Arena risale al 1969. Nel frattempo però sono emerse pubblicamente accuse di molestie da parte di donne che hanno lavorato con lui, e sarebbe stato, secondo i media argentini, uno dei clienti di una setta accusata di tratta e sfruttamento sessuale.

Le accuse

Avances non gradite, comportamenti inappropriati e ricattatori, rapporti sessuali in cui il consenso era viziato dal rapporto di potere, palpeggiamenti. Sono i racconti di nove donne, otto cantanti e una ballerina, all’Associated Press nel 2019. In seguito altre artiste hanno segnalato di aver subito molestie, in tutto circa venti. Molte di loro hanno raccontato di aver avuto ripercussioni sulla carriera per aver rifiutato l’uomo più potente del settore.

Le accuse pubbliche hanno portato grandi teatri internazionali a interrompere le collaborazioni con il tenore, a partire dalla Los Angeles Opera dove ricopriva il ruolo di direttore generale, e Domingo a dimettersi da una delle più importanti compagnie d’opera al mondo. Le accuse avevano «creato un’atmosfera che ha compromesso la mia capacità di lavorare in questa azienda», aveva dichiarato.

Altri teatri internazionali, come la Metropolitan Opera di New York e la Philadelphia Orchestra Association, avevano ritirato l’invito ai concerti. Quest’ultima aveva infatti dichiarato: «Siamo impegnati a fornire un ambiente sicuro, solidale, rispettoso e appropriato».

Domingo non è stato indagato né condannato dalla magistratura per le molestie o la vicenda relativa alla setta. Ma in un’indagine indipendente del sindacato American guild of musical artists, conclusa nel 2020, è emerso che aveva portato avanti negli anni una condotta sistematica di abusi sessuali e di potere. Molte delle testimoni non avevano segnalato per timore di ritorsioni.

La versione di Domingo

Il tenore aveva prima rifiutato le accuse, nella replica ad Ap, definendole inesatte, per poi sostenere di aver agito in buona fede: «Credo che tutte le mie interazioni e le mie relazioni siano sempre state bene accette e consensuali». Prima di conoscere l’esito dell’indagine del sindacato statunitense si era poi detto, in una dichiarazione pubblica di scuse, «veramente dispiaciuto per il dolore» causato. E ha aggiunto: «Accetto la piena responsabilità per le mie azioni, questa esperienza mi ha fatto crescere».

Dichiarazioni però in parte ritrattate in un’intervista a Repubblica nel 2020, in cui si definiva vittima di un «processo mediatico altamente lesivo». «Di forzature o ricatti non ne ho mai fatti. Chi mi conosce sa che la parola “abuso” non è nel mio vocabolario», aveva detto.

“Fuori Domingo dall’Arena”

«Spostare una questione sociale (quella della violenza contro le donne) su un terreno esclusivamente giuridico, evocare la presunzione di innocenza e nascondersi dietro l’assenza di procedimenti non fa altro che mascherare e spacciare per accettabile ciò che comunque non deve esserlo. Non fa altro che seppellire la presa di parola e l’esperienza delle donne contro gli abusi e le molestie», hanno scritto in una lettera Non una di meno Verona (Nudm) e altri gruppi alla sovrintendente della Fondazione Arena, Cecilia Gasdia.

Un messaggio che però non ha ricevuto alcuna risposta diretta, fa notare Nudm: «Gasdia - afferma il collettivo - ha fatto invece sapere che “come sovrintendente” e “come donna” è orgogliosa di aver scritturato Domingo anche per l’anno a venire» e ha poi difeso il tenore: «Non ho mai visto succedere queste cose».

Dal 2020 ogni anno lavoratrici e lavoratori dello spettacolo e realtà transfemministe della città protestano contro questa presenza, ma «il mancato ascolto di queste plurime voci, fa intendere che ci sono voci che contano e altre no», denuncia Nudm, sottolineando che prevale la «logica dell’interesse e dell’indifferenza, difeso dalla costruzione di un “mito” inattaccabile». Una presenza «inaccettabile», quella di Domingo, per le lavoratrici e i lavoratori di Fondazione Arena e «un’offesa alla nostra dignità», hanno scritto pubblicamente.

«Si mitizza l’artista, si invita il pubblico a partecipare però non si dice nulla su questa storia», dice a Domani Miria Pericolosi, attivista del comitato “Fuori Domingo dall’Arena”. «Le proteste sono iniziate nel 2020, poi ci siamo rivolte all’attuale amministrazione con una prima lettera nel 2022. Dovrebbe essere un’amministrazione attenta ai diritti delle donne, e uno dei primi diritti è quello di lavorare serenamente senza essere molestate».

Cambiare la cultura

Al messaggio indirizzato a Gasdia sono poi seguite le lettere al ministro della Cultura Sangiuliano e al sindaco Tommasi, considerato il suo ruolo all’interno del consiglio di indirizzo della Fondazione Arena. Il sindaco è infatti il presidente e vota la programmazione. Tommasi, lo scorso gennaio, ha convocato le associazioni per affrontare la questione. Nell’incontro, scrivono le attiviste in una nota, le posizioni sono risultate «inconciliabili». Secondo il sindaco, si legge, Domingo viene confermato al Gala perché «le accuse di molestie» non susciterebbero nella cittadinanza «indignazione, ma indifferenza», perché porta presenze e, infine, «non risultano condanne giudiziarie».

Contattato da Domani, Tommasi ha precisato che sul tema «c’è stato un ampio confronto anche all’interno dell’amministrazione con le assessore e le consigliere comunali» e, a fronte di mancate reali denunce, «l’orientamento è stato quello di non ergerlo a caso simbolo, ma di vigilare invece sui tanti fenomeni di violenza che accadono tutti i giorni e di agire per attivare una reale e diffusa riflessione collettiva e un movimento culturale».

Un tema, dice Tommasi, affrontato «ampiamente incontrando il comitato», con cui condivide «in pieno la sensibilità e la necessità di lavorare per un cambio radicale di mentalità», per «eliminare progressivamente il fenomeno delle molestie maschili sulle donne». Questo può avvenire con azioni concrete e quotidiane, dice Tommasi, «grazie a decenni di lotte e al contributo costante del pensiero femminista, le cui istanze abbiamo fatto nostre». E ricorda gli interventi fatti dall’inizio del mandato, come il rafforzamento dei servizi antiviolenza, un nuovo centro per uomini maltrattanti, azioni di formazione, aumento delle risorse e l’istituzione di un centro di tipo Nav (Non agire violenza), l’unico in Veneto.

Proprio a fronte delle azioni importanti promosse dal comune contro la violenza sulle donne, «occorrerebbe fare un passo in più», spiega a Domani Jessica Cugini, consigliera della lista “In comune per Verona Sinistra civica ecologista”, unica voce critica nella maggioranza.

Cugini sottolinea «la questione etica e morale, rispetto a un personaggio pubblico allontanato dai più grandi teatri internazionali», ed evidenzia che «una cultura differente si promuove con atti concreti che mettono al bando presenze discutibili». Altrimenti si sminuiscono i passi fatti «verso una cultura che condanna ogni tipo di molestie». In un comunicato stampa Cugini aveva chiesto al sindaco di prendere posizione per marcare la distanza rispetto a un uomo «che incarna la cultura della sopraffazione sul corpo delle donne».

Il consiglio di indirizzo

Se è vero che il sindaco è presidente della Fondazione, la rappresentanza del comune si trova in minoranza e un voto contrario non avrebbe estromesso Domingo dalla programmazione. Ma, sottolinea Cugini, «anche solo una dichiarazione sarebbe stata importante oppure l’approvazione del programma a eccezione della data specifica». E conclude: «Mi sarei aspettata una dichiarazione del sindaco durante il voto della programmazione. Un atto politico importante».

Lo stesso codice etico della Fondazione condanna le molestie sessuali ed «esige che nelle relazioni di lavoro interne ed esterne non venga dato luogo» a queste condotte. «Il codice parla chiaro», spiega Mario Lumastro, segretario provincia di Verona SLC Cgil, «e dovrebbe proibire che serate come queste ci fossero. Ma siamo il paese dove puoi dire una cosa e fare l’esatto opposto».

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