«Per noi manifestare il 2 giugno contro la costruzione della base militare di Coltano ha un significato ben preciso: vogliamo dire no a una Repubblica delle armi e sì a una Repubblica ecologica e pacifista»: Ciccio Auletta è consigliere comunale di Diritti in comune a Pisa ed esponente del movimento No base, il gruppo di associazioni che da inizio aprile si oppone al nuovo sito militare progettato dal governo Draghi nell’area protetta del parco di San Rossore, in provincia di Pisa. Un maxi piano da 730mila metri quadrati necessari per costruire una cittadella militare pronta a ospitare il gruppo intervento speciale, il primo reggimento Carabinieri paracadutisti “Tuscania” e il centro cinofili. Il tutto per un costo totale di 190 milioni di euro da finanziare con i fondi del Pnrr.

La notizia, scoperta a fine marzo da Auletta, ha destato scandalo anche a livello nazionale con interrogazioni parlamentari presentate da ManifestA e Sinistra italiana che hanno accusato il governo di fare un uso «sbagliato» del Pnrr. Inoltre, secondo la valutazione presentata dal parco, l’area individuata per la costruzione è soggetta a vincoli di Area naturale protetta e l’attuazione del progetto causerebbe danni «irreversibili».

Il nuovo decreto

Le proteste hanno sortito un primo effetto: a fine maggio il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha firmato un nuovo decreto che istituisce un tavolo operativo con tutti gli enti nazionali e locali coinvolti nel progetto. La prima riunione è prevista per l’8 giugno. L’obiettivo è quello di non creare nuove costruzioni militari a Coltano, ma riutilizzare quelle già presenti per ospitare una parte della cittadella trovando nel frattempo una nuova area dove costruire il resto del sito.

Una soluzione che ha già ricevuto l’approvazione del sindaco di Pisa Michele Conti (centrodestra) e del presidente della regione Eugenio Giani (centrosinistra). Entrambi hanno definito la proposta «un’occasione» per Coltano. Ma il movimento No base resta contrario. «Quello del governo è solo fumo negli occhi: anche con questa proposta il parco continua a essere militarizzato. Inoltre è inaccettabile utilizzare per scopi militari luoghi storici come la stazione Marconi inaugurata dal premio Nobel stesso nel 1911 o la villa medicea», spiega Auletta convinto che la manifestazione del 2 giugno darà un segnale all’esecutivo anche sul tema dell’uso dei fondi del Pnrr che «vanno utilizzati per aiutare il territorio, non per militarizzarlo».

A oggi sono oltre cento la sigle che hanno aderito alla manifestazione. Tra loro Fridays for Future, Non una di meno e Arci.

La lega e l’aperitivo

Nel frattempo anche nel centrodestra qualcuno si è mosso. Non contro la base militare, ma contro gli aperitivi. È il caso del deputato leghista Edoardo Ziello, che il 28 maggio ha presentato un’interrogazione al ministero dell’Interno per sapere se l’aperitivo di autofinanziamento organizzato dal movimento No base in piazza Gambacorti a Pisa il 27 maggio avesse ricevuto tutte le necessarie autorizzazioni. Un’azione che ha stupito Auletta: «Prendo atto che per la Lega il problema non è un governo che militarizza un parco protetto senza informare adeguatamente i cittadini, ma un aperitivo».

 

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