Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

Ma, ritornando allo schema corruttivo in disamina, deve qui piuttosto sottolinearsi come lo strumento della captatio benevolentiae della Saguto sia Carmelo Provenzano, soggetto in grado di garantire uno stabile collegamento con i vertici dell'ateneo ennese e procurare, proprio attraverso questo stabile collegamento, l'utilità del massimo riconoscimento di crediti formativi in considerazione della precedente carriera universitaria allo studente Emanuele Caramma.

È lo stesso Emanuele Caramma che, nell'inviare al preside della facoltà la mail cui allega il piano di studi per il riconoscimento dei crediti formativi, laconicamente afferma di inviare la stessa su suggerimento del. professore Provenzano. Tale indicazione è già di per sé bastevole a far comprendere il ruolo del Provenzano quale diretto procuratore della utilità in questione.

E se, come è stato sostenuto dai difensori, era tatto usuale che gli studenti inviassero mail al preside della facoltà di giurisprudenza della Kore di Enna per concordare il riconoscimento dei crediti formativi - fatto di cui si dubita fortemente, quantomeno per la riflessione che non si ritiene si tratti di una attività concordata o da concordare anticipatamente per le vie brevi, quanto piuttosto di una attività amministrativa in cui ad una domanda presentata attraverso apposita modulistica (come pure è avvenuto nel caso di Emanuele Caramma) segue una delibera di convalida/riconoscimento di crediti formativi - non si comprende allora perché tale prassi nel caso di Emanuele Caramma dovesse essere mediata proprio dal "Professore Provenzano".

Invece, è da ritenere che il fatto che per il professore di diritto costituzionale dovesse essere proprio Carmelo Provcnzano a testare quel "gradimento" cui si riferiva nella mail, dà la misura di quale fosse il ruolo del Provenzano stesso, [...]. E' alla luce di queste riflessioni che si deve concludere che il riconoscimento del maggior numero di crediti formativi possibile, [...], altro non sia che il frutto di una intermediazione di Carmelo Provenzano volta ad attribuire una utilità a Silvana Saguto, attraverso il soddisfacimento di una fondamentale esigenza del figlio.

[…] Ciò che consente di comprendere quale sia stato il reale ruolo di Carmelo Provenzano nell'intero percorso finalizzato alla laurea di Emanuele Caramma è non solo lo straordinario numero di esami sostenuti tra il 2013 ed il 2015 da quest'ultimo presso l'ateneo ennese con una media di voti brillante, ma il fatto che, già dai primi mesi di maggio del 2015, ovvero proprio nel periodo in cui vengono autorizzate e attivate le captazioni di conversazioni intrattenute tra gli indagati, si disvela come Carmelo Provenzano si interessasse, in maniera straordinariamente partecipativa, al superamento con profitto degli esami dello studente e al superamento dell'esame di laurea.

La buona riuscita della carriera universitaria

[…] Il 20 maggio 2015 Provenzano dimostra di essere certo della buona riuscita del percorso di laurea del Caramma indipendentemente dallo sforzo profuso dal ragazzo nello studio della materia il cui esame si accingeva a sostenere, tanto da rassicurare - liquidandola con un quanto mai significativo ''futtitinni" - Silvana Saguto del fatto che sostenere un esame universitario non doveva costituire una preoccupazione per nessuno, indipendentemente dal fatto che il figlio avesse o meno finito di ripetere gli argomenti della materia. Con fare spavaldo e connotato da una sorprendente sicumera, l'unico problema che Carmelo Provenzano sembra voler attenzionare alla Saguto è quello che il ragazzo si alzi presto per poterlo accompagnare lui stesso ad Enna per sostenere l'esame.

[…] Deve rammentarsi che il 23 giugno Emanuele Caramma aveva sostenuto l'esame di diritto privato comparato, penultima materia propedeutica alla laurea; l'ultima era proprio diritto romano con il professore Cristaldi Salvatore: tale fatto spiega anche la successiva condotta del Provenzano che, appresa la notizia che l'ultimo sbarramento alla laurea di Emanuele per la sessione di luglio era rappresentato dal superamento dell'esame di diritto romano, si attivava in modo spasmodico, “insomma alla Provenzano” per assicurarsi la benevolenza del docente, non esitando a coinvolgere in tale operazione - come era già avvenuto peraltro con riferimento alla vicenda dei crediti formativi di cui si e già detto - la sua longa manus interna alla facoltà di giurisprudenza, ovvero il preside della facoltà e professore di diritto costituzionale Roberto Di Maria, al quale pure comunicava il programma di far laureare il figlio della Saguto nella sessione di luglio ("bene, innanzitutto. e 'è massima disponibilità per luglio, poi fammi sapere tu qual data, poi"). I due pianificano addirittura di organizzare la commissione di laurea di Emanuele Caramma.

[…] Provenzano chiamava Cristaldi con il quale voleva evidentemente parlare di persona nonostante le rassicurazioni ricevute dal Di Maria […]. Nel tono scherzoso della conversazione sopra riportata è comunque evidente come il Provenzano, pur facendo eonfessione del fatto che il Caramma non era preparato come quando aveva sostenuto la prima parte dell'esame di diritto romano, cercasse il sostegno del Cristaldi attraverso il riferimento al fatto che lui stesso avrebbe pure studiato quel giorno diritto romano per farsi interrogare dal collega, Emerge come Carmelo Provenzano non potesse ragionevolmente immaginare di riuscire a far colmare ad Emanuele Caramma le lacune nella materia romanistica che proprio l'indomani si accingeva a sostenere anche in considerazione del fatto che il tempo a disposizione non era neppure di ventiquattro ore ed il giovane avrebbe dovuto ancora studiare ben duecento pagine della materia.

Tenta allora l'approccio scherzoso con il professore Cristaldi al quale, con ogni evidenza, si premura di raccomandare lo studente, facendogli intendere che per lui il superamento di quell'esame era tanto importante come se a sostenerlo fosse lui stesso. Dunque alla fine Provenzano, comprendendo l'importanza ai propri utilitaristici fini, del passo che il figlio della Saguto si accingeva a compiere proprio nell'ottica dei complessivi rapporti di natura illecita con il giudice, decideva di recarsi personalmente a Enna per controllare l'andamento dell'esame.

Lo si coglie dal tenore della seguente conversazione captata alle 10.00 circa del 25 giugno 2015 tra Silvana Saguto e sua madre, nel corso della quale la prima raccontava alla seconda che il figlio era stato accompagnato a sostenere l'esame dcli 'ultima materia dal professore […]. Successivamente Emanuele Caramma chiamava la madre e le comunicava di aver superato l'esame di diritto romano con la votazione di 20. […].

Una tesi da scrivere

Tuttavia, l'operato di Provenzano alla data del 25 giugno 2015 non può dirsi completo, mancando infatti il superamento dello scoglio finale costituito dalla redazione della tesi e dall'esame di laurea, ulteriori utilità che il professore di economia tributa a Silvana Suguto come prezzo della corruzione.

Per quanto riguarda la tesi di laurea, è rimasto provato che essa è stata redatta da Carmelo Provenzano che si è avvalso, sempre sotto la sua supervisione e direzione, del supporto della segretaria e collaboratrice Laura Greca e che nessun effettivo contributo ha avuto nella sua redazione lo studente. In questo senso convergono molteplici elementi di prova, talmente granitici da non potersi ritenere neppure minimamente scalfiti dalle deduzioni difensive portate all'attenzione del Collegio.

Il 25 maggio 2015 Silvana Suguto parlava con il figlio Emanuele, il quale le rappresentava di aver pagato le tasse per laurearsi nel prossimo mese di luglio. Silvana Saguto si mostrava allora perplessa e si chiedeva come avrebbe mai potuto fare Carmelo Provenzano a raggiungere un simile risultato, ma Emanuele la rassicurava: Provenzano aveva deciso così e lui e Di Maria avevano già stabilito l'argomento della tesi, un argomento inerente le misure di prevenzione.

Emanuele Caramma aggiungeva in maniera secca e convinta riferendosi alla tesi "dice che la scrive in quattro giorni Carmelo" e la madre gli rispondeva "Carmelo scrive bene veramente". Ciò che colpisce della conversazione in disamina è l'atteggiamento dei due interlocutori che, in maniera disinvolta, quasi che si trattasse di un fatto scontato, asserivano che la tesi del ragazzo sarebbe stata redatta da Carmelo Provenzano nel giro di pochi giorni, Provenzano che, tra l'altro, secondo la Saguto scriveva veramente bene. Se ne deduce che le preoccupazioni dei due interlocutori sulla realizzazione del progetto del ragazzo di laurearsi nella sessione di luglio non riguardavano affatto la redazione della tesi, della quale, peraltro, già nel mese maggio Emanuele Caramma mostrava di disinteressarsi a tal punto da non interferire né sulla scelta dell'argomento, ne tantomeno sul titolo, entrambi interamente rimessi alla decisione di Carmelo Provenzano e di Roberto Di Maria.

Le preoccupazioni per la buona riuscita del progetto, tali da indune Silvana Saguto più volte a formulare delle riserve e a manifestare comunque auspici di una riuscita rispetto alla quale si mostra incerta, riguardano soltanto il superamento degli esami che il figlio doveva ancora sostenere prima di accedere alla seduta di laurea. Deve concludersi, dunque, che già alla data del 25 maggio 2015 Silvana Saguto veniva messa al corrente del fatto che la tesi del figlio sarebbe stata scritta da Carmelo Provenzano e di fronte alla profforta di tale illecita utilità non batteva ciglio.

[…] Il 30 giugno 2015, in tarda mattinata, Carmelo Provenzano contattava Roberto Di Maria, preside della fo.coltà ove era iscritto Emanuele Caramma e relatore della tesi di laurea del ragazzo, dicendogli, evidentemente mentendo, (considerato che nessuna conversazione è stata registrata tra i due e che fino al giorno prima Provenzano, nel più totale disinteresse all'argomento di Emanuele Caramma, rassicurava la Saguto di voler terminare "quella cosa" prima della sua partenza, programmata per il 2 luglio), di aver parlato con Emanuele, il cui elaborato constava di circa 60, 70 pagine e gli chiedeva rassicurazioni sulla sufficienza dello scritto.

Il Di Maria, tuttavia, mostrava la propria perplessità rispondendogli che gli sembrava poco e che sarebbe stato opportuno arrivare ad un centinaio di pagine o, comunque, almeno ad 80, 85 pagine, eventualmente anche potenziando la bibliografia, quantomeno per una questione di "immagine". Carmelo Provenzano si mostrava d'accordo con il collega e gli rispondeva rassicurandolo "proviamo un attimo e ci riusciamo", Sebbene Carmelo Provenzano non facesse, nella superiore conversazione, professione di essere l'autore della tesi, ciò che occorre rimarcare è il fatto che lo stesso, pur non avendo avuto nei giorni precedenti alcun contatto con Emanuele Caramma (che ancora il 28 giugno palesava alla madre le proprie perplessità sulla redazione in tempo della sua tesi) è perfettamente a conoscenza tanto della consistenza dell'elaborato, del suo carattere, della sua forma, quanto del fatto che è ancora priva di bibliografia e, peraltro, fornisce pure rassicurazioni della sua sistemazione al professore Di Maria.

È evidente che si tratta di una dialogo che si spiega solo affermando che Carmelo Provenzano stava redigendo la tesi di Emanuele Caramma e interrogava il professore relatore della stessa nella seduta di laurea che si sarebbe tenuta di lì a breve, per ottenerne suggerimenti per la sua corretta elaborazione, fingendo di interessarsi al posto dello studente.

[…] Dunque Carmelo Provenzano, appreso dal professore Di Maria che occorreva aggiungere qualche parte alla tesi da lui redatta, si avvaleva della collaborazione della segretaria Laura Greca. La Greca lo rassicurava che si sarebbe subita messa al lavoro.

Deve rilevarsi come dall'ascolto del file audio della conversazione captata effettuato in camera di consiglio, il Collegio ha potuto udire chiaramente la voce di Carmelo Provenzano che testualmente diceva “sei sicura che appena arriva questa cosa del fallimento riesci a farla?”, […]. Poco dopo Carmelo Provenzano ricontattava il professore Di Maria al quale comunicava che la tesi aveva raggiunto il numero di 80 pagine e che probabilmente sarebbe constata di almeno 90 pagine e prendeva appuntamento con lo stesso per il giorno dopo, affinché la potesse firmare come relatore. Tutto ciò senza neanche una interlocuzione con Emanuele Caramma.

[…]. Provenzano suggeriva anche alla Greca dove doveva inserire i paragrafi e le chiedeva di fargli sapere il numero delle pagine finali. La Greca lo metteva a partito di aver inserito anche le note e di voler implementare la bibliografia. Carmelo Provenzano aggiungeva che l’indomani mattina avrebbe aggiunto la parte già da lui redatta, munita di bibliografia, e riferendosi a Emanuele Caramma diceva “se la viene o prendere, che è tutto sfrontato".

È evidente che dal tenore delle conversazioni nessuna partecipazione alla redazione della tesi è attribuibile ad Emanuele Caramma, se non l'incombenza di andarla a prendere perché già pronta. Laura Greca, sicuramente più scrupolosa dello studente Caramma, di propria iniziativa offriva la propria disponibilità a dare un'ultima lettura all’elaborato prima di stamparlo.

[…] Il giorno seguente, nella prima mattinata, Carmelo Provenzano contattava Emanuele Caramma per recarsi in tipografia a ritirare la tesi stampata e chiedeva all'ignaro ragazzo a chi intendesse dedicare la tesi e questi rispondeva in modo sincero: “a nessuno ancora, non ho scritto niente”.

[…] La stessa sera Emanuele Caramma chiamava Carmelo Provenzano perché c'era stato un intoppo con la tesi, perché era richiesta anche la traduzione in inglese del suo titolo e aggiungendo di averlo copiato in italiano dal foglio che Provenzano gli aveva consegnato si apprestava ad inviarglielo via whatsapp, affinché il Provenzano ne curasse anche la traduzione in inglese.

Ciò dimostra come il ragazzo sconoscesse sinanco il titolo esatto della propria tesi di laurea e che ne fosse a conoscenza solo per averlo copiato dal figlio che Carmelo Provenzano gli aveva consegnato.

© Riproduzione riservata