Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul generale Carlo Alberto dalla Chiesa ucciso quarant’anni fa il 3 settembre del 1982.


All’Antimafia il colonnello trasmette anche un rapporto su Giovanni Gioia, deputato al Parlamento dal 1958 e ministro della Repubblica fra il 1970 e il 1976 nei governi Andreotti, Rumor e Moro.

Qualche tempo prima, lo scrittore Michele Pantaleone nei suoi libri Mafia e Politica e Antimafia occasione mancata, ha scritto che Giovanni Gioia è «un campiere del potere» molto vicino agli ambienti mafiosi. Pantaleone e l’editore Giulio Einaudi vengono querelati. Il processo si avvia alla conclusione quando il collegio di difesa, per via confidenziale, riceve un dossier di 94 pagine - firmato dal comandante della Legione dei carabinieri di Palermo - e lo presenta al Tribunale.

È una delle «schede» di Carlo Alberto dalla Chiesa redatte per la commissione parlamentare.

Non ci sono gli omissis dell’Antimafia. In quel rapporto c’è la verità sul ministro.

Dalla Chiesa viene convocato in aula come testimone, gli chiedono se la firma sul dossier è sua. Lui conferma.

Michele Pantaleone e Giulio Einaudi sono assolti dall’accusa di diffamazione.

«Gioia è mafioso, dirlo non costituisce reato», titola in prima pagina la Repubblica del 21 dicembre 1976.

Il colonnello dalla Chiesa, dopo sette anni in Sicilia, è promosso generale.

A Palermo ha lasciato il segno. Con i suoi carabinieri ha mandato alla sbarra centinaia di boss. Ha rivoluzionato un sistema d’indagine. È entrato nei santuari mafiosi, ha denunciato le complicità con la politica.

Se ne va da un’isola che cambia e non cambia, sospesa, sempre incerta se guardare avanti o al suo passato.

Gli Anni Settanta sono quelli dell’indifferenza, quelli che generano vicende che saranno fatali per Palermo. Alla mafia non basta più l’edilizia o l’estorsione. Punta più in alto, vuole un rapporto paritario con i signori che stanno a Palazzo dei Normanni, il parlamento regionale. Vuole comandare come comandano quegli altri, i Lima e i Ciancimino.

Si prepara l’assalto allo Stato. Prove generali che avvengono sotto gli occhi impassibili di tutti. Governanti. Magistratura.

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