Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul giudice Paolo Borsellino e sull’attento di via d’Amelio a trent’anni di distanza.


Paolo Borsellino ormai è dentro ai gironi infernali di Palermo.

La città brucia.

Una sera d’inizio estate, qualche mese dopo la facile evasione dei tre sicari, qualcuno attacca un cartello alla vetrina della gelateria di via Scobar. È una stradina al confine fra le borgate della Noce e dell’Uditore.

Una scritta in rosso: «Fate pagare questa strage a chi ha assolto i killer di Emanuele Basile».

Il consigliere istruttore Rocco Chinnici e il giudice Paolo Borsellino, la sera del 13 giugno 1983 sono davanti a un altro morto.

È il nuovo comandante della Compagnia dei carabinieri di Monreale Mario D’Aleo, l’ufficiale che ha preso il posto di Emanuele Basile.

È a qualche metro dal palazzo dove abita Antonella, la sua fidanzata. Non ci arriva mai al portone. Accanto all’auto sono morti anche i brigadieri Giuseppe Bommarito e Pietro Morici.

Il capitano D’Aleo, sceso in Sicilia cinque settimane dopo l’uccisione di Basile, aveva ripreso le sue indagini.

Il messaggio che i boss lanciano allo Stato è molto diretto: l’Arma dei carabinieri non può e non deve occuparsi della mafia di Monreale.

Con Mario D’Aleo, sono ventisei i carabinieri uccisi nella provincia di Palermo negli ultimi vent’anni.

La mattina dopo l’agguato di via Scobar, l’Alto Commissario per la lotta alla mafia Emanuele De Francesco, quello nominato dal governo con poteri speciali nei giorni successivi alla morte del prefetto Carlo Alberto dalla Chiesa, convoca i giornalisti a Villa Whitaker e indica pubblicamente i mandanti della strage.

Dice che sono stati i Gambino, gli Spatola, gli Inzerillo. Tutte «famiglie» mafiose ormai decimate dalle vendette dei

Corleonesi.

L’Alto commissario mente o ignora tutto di Palermo? Depista o è all’oscuro di vicende che persino noi giornalisti conosciamo?

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