C'è l'attentato del 19 luglio 1992, ci sono i sicari di Cosa Nostra e quegli uomini “in giacca e cravatta” che si materializzano in via Mariano D'Amelio poco dopo l'esplosione. Ci sono montagne di atti processuali ma non c'è ancora una piena verità su chi ha voluto morto Paolo Borsellino.
Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul giudice Paolo Borsellino e sull’attentato di via d’Amelio a trent’anni di distanza.
C’è l’attentato del 19 luglio 1992, ci sono i sicari di Cosa Nostra e quegli uomini “in giacca e cravatta” che si materializzano in via Mariano D'Amelio poco dopo l'esplosione. Ci sono montagne di atti processuali ma non c'è ancora una piena verità su chi ha voluto morto Paolo Borsellino.
Una sentenza di Corte d'Assise definisce l'inchiesta sull'uccisione del procuratore “uno dei più gravi depistaggi della storia giudiziaria italiana”, il caso però non è chiuso e forse solo la storia ci dirà cosa è accaduto a Palermo in quell'estate.
A trent'anni dalla strage in cui morirono Paolo Borsellino e i cinque agenti di scorta – Agostino Catalano, Eddie Walter Cusina, Vincenzo Li Muli, Claudio Traina ed Emanuela Loi – qualcosa di oscuro affiora dal passato e fa molta paura. Perché coinvolti nel massacro ci sono “soggetti inseriti negli apparati dello Stato”, gli stessi che hanno indotto il “pupo” Vincenzo Scarantino a rendere false dichiarazioni accusando innocenti, quelli che hanno fatto sparire l'agenda rossa del magistrato, quelli che in più momenti hanno tentato in tutti i modi di sviare le indagini.
E poi quei cinquantasette giorni che separano il 23 maggio dal 19 luglio.
Il procuratore Paolo Borsellino mai ascoltato come testimone dai suoi colleghi di Caltanissetta, i titolari dell'inchiesta sul massacro di Capaci. L'isolamento subito da Borsellino dentro la procura di Palermo guidata da Pietro Giammanco, le indagini affidate “irritualmente” dal procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra ai servizi segreti, in particolare a Bruno Contrada che appena qualche mese dopo sarà accusato di connivenza con i boss.
Omertà di mafia e omertà di Stato.
Nel trentennale di via D’Amelio sul Blog Mafie pubblicheremo per circa un mese ampi stralci del libro "Uomini Soli” di Attilio Bolzoni.
Qui tutti gli articoli della serie:
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