Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è incentrata sul giudice Paolo Borsellino e sull’attentato di via d’Amelio a trent’anni di distanza.


In Sicilia, intanto, si continua a uccidere.

Il 4 aprile cade in un agguato Giuliano Guazzelli, un carabiniere che conosce tutta la mafia dell’agrigentino e che da mesi lavora con Paolo Borsellino nelle indagini sulle famiglie di Porto Empedocle, Ribera, Canicattì, Palma di Montechiaro.

Sono sotto il viadotto Morandi, un ponte che sembra sospeso nell’aria. Da una parte ci sono i palazzi di Agrigento costruiti sull’argilla, in bilico sul tempio della Concordia. Giù c’è il cadavere di Guazzelli.

Non è un maresciallo qualunque, è un’«antenna» dell’Arma sul territorio.

La mattina dopo sfoglio i quotidiani locali. Le prime pagine sono dedicate all’omicidio del carabiniere.

Più indietro, nelle cronache cittadine, c’è un articolo su un altro delitto del giorno prima. Alla stessa ora del maresciallo Guazzelli.

Gli occhi mi cadono su una foto. Conosco quella faccia. Leggo il titolo: «Assassinato boss di Pietraperzia».

È Liborio Micciché. In classe lo chiamavamo «Borino». Era mio compagno di banco al primo anno di liceo scientifico, sezione «D», all’“Alessandro Volta” di Caltanissetta, quando la scuola stava ancora in un vecchio convento nella discesa della pescheria di San Francesco.

A fine anno, «Borino» lasciò il liceo. Non l’ho più visto. Però sapevo cos’era diventato. Non immaginavo fino a che punto.

L’ho scoperto molti anni dopo.

Un pentito ha raccontato che, a fine febbraio del 1992, aveva visto Liborio Micciché a Pietraperzia mentre aspettava Totò Riina, Bernardo Provenzano, Nitto Santapaola. La Cupola.

Erano tutti attesi in un casolare «a forma di ferro di cavallo» sulla strada che porta a Barrafranca per decidere – così ha detto il pentito – gli agguati contro Salvo Lima e Giovanni Falcone.

La mafia siciliana stava preparando i suoi piani. Poi cambierà programma per Falcone. Sceglieranno Capaci, useranno l’esplosivo.

Ho ripensato molte volte a «Borino» Micciché. In Sicilia capita spesso di trovarsi vicino a persone con un diverso destino

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