Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alla vicenda di Silvana Saguto, la giudice del Tribunale di Palermo che gestiva i beni sequestrati alla mafia finita al centro di un’indagine partita nel 2015 dalla procura di Caltanissetta. Nella condanna di primo grado i magistrati hanno accertato scambi di favori e di soldi tra la Saguto, avvocati e amministratori giudiziari.

Silvana Saguto è accusata al capo 68 del delitto di cui all'art. 378, co. 1 - 61, n. 9 cp, perché, dopo che Antonino Galatolo, amministratore giudiziario della procedura 9/2014 RMP Lo Piccolo, le aveva denunciato che nella cassa della rivendita tabacchi Rizzo Paola, parte del compendio in sequestro Lo Piccolo, erano stati riscontrati ammanchi per circa 26.000 euro e, quindi, fatti di peculato o di appropriazione indebita, la cui responsabilità poteva essere riferita al coadiutore addetto all'amministrazione giudiziaria, Sandro Morvillo, o ai dipendenti Andrea Ceresia, Maria Teresi e Salvatore Patti, non soltanto evitava di dar seguito alla denuncia, ma si attivava affinchè Sandro Morvillo e Andrea Ceresia - rispettivamente fratello e figlio della sua amica Dorotea Morvillo, cancelliera presso il Tribunale di Palermo - si dimettessero volontariamente dall'ufficio ricoperto, al fine di poterli poi ricollocare, senza alcuna conseguenza pregiudizievole, 111 una diversa amministrazione, in questo modo prestando loro aiuto ad eludere le investigazioni dcli' Autorità giudiziaria che, anzi, Silvana Saguto si proponeva di impedire.

Con l'aggravante di avere agito in violazione dei propri doveri funzionali di pubblico ufficiale, in quanto Presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo che aveva disposto il sequestro con provvedimento depositato il 4 settembre 2014 e Giudice delegato della procedura. Fatto commesso in Palermo, dal 27 luglio 2015 al 31 agosto 2015.

I fatti, così come contestati, hanno trovato puntuale riscontro nelle risultanze dibattimentali. In particolare, la chiarezza dei dialoghi captati nella stanza della dott.ssa Saguto non consente di dubitare circa la sussistenza dei fatti come contestati al capo di imputazione 68. Galatolo Antonino è stato nominato dal Tribunale di Palermo amministratore giudiziario nella procedura di prevenzione 9/2014 R.M.P. Lo Piccolo (cfr. decreto di sequestro del 19 luglio/4 settembre 2014 del Tribunale di Palermo, Presidente e giudice delegato dott.ssa Suguto, allegato I alla produzione del Pm del I O. I 0.2018).

Il sequestro aveva ad oggetto fondamentalmente una tabaccheria con sede in Sferracavallo, intestata a Rizzo Paola, sospettitta di essere prestanome di Lo Piccolo Giovanni Salvatore, detenuto al 41 bis e figlio di Lo Piccolo Salvatore, capo mafia di Resuttana; la tabaccheria. aveva un giro di affari molto alto, pari a circa 38.000 euro a settimana durante il periodo estivo, m cui il paese di Sferracavallo è frequentato da molti turisti.

L'immissione in possesso è avvenuta 1'11 settembre 2014.

La tabaccherria a Sferracavallo

Il teste Galatolo è stato sentito all'udienza del 10.10.2018 e della sua attendibilità non si può dubitare, soprattutto considerato che le sue dichiarazioni hanno trovato specifica conferma negli esiti delle conversazioni ambientali captate presso l'ufficio della dott.ssa Saguto.

Ha riferito il teste Galatolo che, dopo l'immissione in possesso, si era subito reso conto che aveva bisogno di personale, soprattutto per occuparsi della cassa della tabaccheria. Su autorizzazione del Tribunale di Palermo, aveva chiamato tale Patti Salvatore, che aveva in precedenza svolto il lavoro di cassiere nella misura di prevenzione Di Salvo e Arena.

Poi si era rivolto a suo cugino acquisito, Fabio Antonucci, da oltre 25 anni in Polizia nonché autista del Prefetto e questi gli aveva consigliato una sua lontana cugina, Teresi Maria, che pure aveva già lavorato nella misura Di Salvo.

Avendo ancora bisogno di personale, dato che la tabaccheria lavorava dal lunedì alla domenica dal mattino fino alle 22,00, si era poi rivolto alla dott.ssa Tea Morvillo, cancelliere del Tribunale di Palermo (e tra l'altro parente del Procuratore di Termini Imerese Alfredo Morvillo), che conosceva già dal 1994 e con la quale, peraltro, aveva lavorato dal 2006 al 2014, allorquando lui aveva svolto le funzioni di giudice di pace a Monreale e la Morvillo era stata assegnata a detto ufficio come cancelliere, ed insieme alla quale aveva pure fatto il corso D.E.M.S.

La Morvillo gli aveva dato la disponibilità del figlio, Andrea Ceresia, che aveva da poco finito la scuola superiore, e, pertanto, Galatolo aveva iniziato la gestione della tabaccheria con l'ausilio di tre soggetti: Patti, Teresi e Ceresia. Subito dopo si era reso conto che serviva un'altra persona e, sempre su consiglio della Morvillo, aveva inserito nell'amministrazione anche il di lei fratello Sandro Morvillo, che era titolare di un'impresa edile che non era più attiva. Tutti erano stati inseriti inizialmente come coadiutori, poi erano stati trasformati in lavoratori dipendenti ad eccezione del Morvillo, che era rimasto coadiutore. Aveva assegnato l'incarico di commercialista a Talluto Antonio, che lavorava presso lo studio Dara, nei riguardi del quale Galatolo aveva molta fiducia.

In ordine alla situazione finanziaria della tabaccheria, Galatolo ha riferito che, secondo la sua impressione, Rizzo Paola, avendo intuito l'imminente sequestro, aveva fatto in modo di non fare trovare soldi; il giorno dell'immissione in possesso, anche a seguito dell'addebito dell'importo dovuto per l'ultimo acquisto di sigarette, il conto aveva un saldo negativo di €15.000,00.

Nel mese di marzo 2015 poi, Galatolo si era reso conto di avere bisogno di un altro collaboratore e si era nuovamente rivolto al cugino Antonucci, il quale, probabilmente su suggerimento dello stesso Prefetto Cannizzo, gli aveva indicato Massimo Lo Iacono, che era il marito della donna che faceva le pulizie a casa del Prefetto e che era rimasto senza lavoro.

Il Lo Iacono veniva quindi inserito nell'amministrazione giudiziaria e nei primi giorni di maggio aveva informato telefonicamente Galatolo di un fatto che si era verificato in tabaccheria: lui stesso aveva ritrovato una banconota di 50 euro in uno scaffale sotto una stecca di sigarette. Galatolo si era stupito di questo ritrovamento, ritenendo non giustificata la presenza di quella banconota.

Lo Iacono aveva poi raccontalo a Galatolo altre anomalie di gestione: Sandro Morvillo e Andrea Ceresia utilizzavano per i pagamenti della tabaccheria alcune carte postepay, a loro intestate, che ricaricavano utilizzando il sistema della tabaccheria con gli stessi soldi della cassa, rimettendo poi i soldi in cassa dopo che le sigarette venivano vendute; vi erano anche dei fuori cassa, ossia più soldi in cassa rispetto a quelli che dovevano essere presenti in relazione alla merce venduta; inoltre, le sigarette da vendere venivano comprate direttamente da altre tabaccherie (e così venivano persi gli aggi).

Galatolo aveva raccontato a Morvillo di avere lui stesso ritrovato la banconota da 50 euro, ma Morvillo aveva replicato che non era vero e che era stato invece Lo lacono a ritrovarla, come testimoniato dalle telecamere che quel giorno non avevano ripreso la presenza di Galatolo in tabaccheria. Galatolo, quindi, era preoccupato per l'andamento della tabaccheria e, dopo avere, su autorizzazione del Tribunale, cambiato il commercialista con revoca dell'incarico a Talluto e nomina di Fabrizio Guarino, aveva conferito il 27 maggio 2015 a quest'ultimo il compito di fare una revisione contabile per tutto il periodo del sequestro (dalla data di immissione del settembre 2014 ali' 11 giugno 2015).

Dopo avere appreso dal commercialista Guarino dei primi dati allarmanti, Galatolo aveva deciso di estromettere Morvillo dalla gestione e di nominare responsabile il Lo Iacono, facendosi peraltro restituire da Morvillo la carta con cui faceva i versamenti e revocandogli la delega in banca.

Ciò aveva creato dei forti malumori sia contro Galatolo che contro il Lo Iacono, cui gli a.Itri dipendenti facevano fare sempre i turni più pesanti. Ceresia si era recato con sua madre Tea Morvillo allo studio del Galatolo per lamentarsi della gestione, accusando il Galatolo di avere una predilezione per il Lo Iacono. Per rispondere alle lamentele degli altri dipendenti, che volevano l'allontanamento del Lo Iacono, Galatolo aveva fatto presente, pur non essendo vero, che aveva ricevuto pressioni dalla Prefettura per mantenerlo in servizio.

Ha poi riferito il teste Galatolo che il Lo Iacono il 21 giugno 2015 aveva subito una brutta rapina dopo la chiusura della tabaccheria e che lo stesso Lo Iacono gli aveva riferito che una sera aveva rischiato con la sua macchina, perché una ruota si era quasi staccata e sospettava che qualcuno l'avesse allentata. La situazione era in quel momento molto tesa, cominciavano ad arrivare i primi risultati della revisione contabile c cominciavano a vedersi i primi ammanchi.

L’ammanco in tabaccheria

A fine luglio 2015, il commercialista Guarino aveva completato la sua relazione ed era risultato un ammanco di 40 mila euro in nove mesi di gestione. A quel punto, Galatolo aveva chiamato la dott.ssa Saguto e le aveva chiesto di volerla incontrare riservatamente, dovendole parlare del figlio e del fratello della dott.ssa Morvillo e temendo di potere incontrare quest'ultima in Tribunale.

La Saguto lo aveva invece invitato a recarsi quella stessa mattina nel suo ufficio; Galatolo si era presentato ed aveva informato la Saguto che, secondo la relazione contabile che gli stavano consegnando, vi era un ammanco di 40 mila euro, ed aveva esposto il problema nei termini seguenti: «... la informo che sono diciamo ... perché io non ho ... io non ho contezza ... cioè, c'è l'ammanco, ma non ho contezza se questi soldi sono stati sottratti da Patti, piuttosto che da Teresi, cioè, io non so chi, o da tutti, non lo so, però dico c'è l'ammanco, è un dato oggettivo, ... » Galatolo aveva aggiunto di essere mortificato per l'accaduto e di essere pronto a dimettersi, ma la Saguto aveva risposto che non c'era sua responsabilità, ma dei soggetti che lavoravano alla cassa'',[...] ed aveva aggiunto che se la cosa veniva confermata, i soggetti responsabili andavano spostati ad altra misura, dove non vi era maneggio di denaro […].

L'epilogo della vicenda della tabaccheria dell'amministrazione Lo Piccolo è pure significativo perché, in presenza del rischio di licenziamento di Sandro Morvillo e Andrea Ceresia, la Saguto proponeva a Tea Morvillo di attendere il rientro di Carmelo Provenzano, il 25 agosto, in vista di un inserimento del figlio e del fratello nell'amministrazione Virga. Il dialogo tra la Saguto e la Morvillo rivela la natura dei rapporti, già ampiamente scandagliati nelle pagine precedenti, tra Silvana Saguto e Carmelo Provenzano e dimostra l'esistenza di una gestione clientelare così rodata tra i due che la Saguto poteva permettersi di promettere incarichi senza nemmeno essersi prima consultata con Provenzano.

Ancora nel corso della sua deposizione il teste Galatolo ha riferito che, con provvedimento del 27 agosto 2015 apposto in calce alla relazione del Galatolo datata 18 agosto 2015, la Saguto aveva statuito "non luogo a deliberare" sulla richiesta di licenziamento, avendo le persone in questione già rassegnato le loro dimissioni, ed aveva autorizzato la nomina dei nuovi soggetti. Di queste dimissioni il Galatolo non aveva saputo niente, essendo state presentate direttamente in cancelleria e, quando aveva chiesto spiegazioni alla Saguto, questa le aveva risposto che glielo aveva suggerito lei.

Galatolo aveva chiesto alla Saguto se era il caso di inviare gli atti in Procura, ma la Saguto aveva risposto che la sua doveva essere intesa quale relazione di parte e che, semmai, occorreva fare prima una perizia per appurare l'effettivo ammanco; aveva poi ribadito, con riferimento a Ceresia e Morvillo, la sua volontà di spostarli in altre misure di prevenzione. Galatolo, pur non essendo affatto convinto di tale risposta, si era tuttavia attenuto a quanto indicatogli dalla Saguto, in considerazione della carica di lei di Presidente della Sezione Misure di Prevenzione che aveva in materia una larga esperienza.

Ha poi precisato il teste che, a sua conoscenza, la perizia di cui aveva parlato la Saguto non era stata mai espletata. Infine, ha riferito che, dopo la sostituzione della Saguto con il Presidente Fontana nella sezione delle Misure di Prevenzione, aveva subito informato quest'ultimo della situazione cd il Presidente Fontana gli aveva risposto che doveva nominare il giudice delegato, ma che gli atti dovevano essere trasmessi immediatamente in Procura.

Era stato poi nominato quale giudice delegato il dottor Petrucci, il quale subito aveva dato disposizioni per inviare gli atti in Procura. Ha aggiunto poi che, dopo la sostituzione dei predetti collaboratori, la situazione finanziaria della tabaccheria era subito migliorata ed infatti, già in data 9 settembre 2015, il conto in banca era risalito di 15 mila euro.

A giudizio del teste, se egli avesse continuato con i vecchi dipendenti la tabaccheria avrebbe presto chiuso, mentre invece con la nuova gestione, al momento della restituzione al proposto della tabaccheria, si era realizzato un piccolo utile, essendo il saldo passato da meno quindicimila euro a meno dodicimila euro.

Con riguardo agli stipendi dei collaboratori, Galatolo ha riferito che restavano da pagare circa 10 mila curo a quelli sostituiti e che, nelle more dell'allontanamento, il Tribunale aveva disposto una parziale liquidazione per l'attività resa per l'immissione in possesso e la Saguto aveva disposto di procedere al pagamento.

Con provvedimento dell'8 giugno/27 settembre 2017 il Tribunale di Palermo (Presidente Malizia, relatore Petrucci) aveva approvato il conto di gestione dei beni sequestrati nel procedimento a Lo Piccolo presentato dall'A.G. Galatolo. In tale provvedimento si dava atto, tra l'altro, che l'avente diritto alla restituzione dei beni Rizzo Paola aveva lamentato «l'esistenza di un ammanco di cassa pari ad € 42.000,00 ed oltre in corso di quantificazione».

Il Tribunale prendeva atto che, alla luce delle relazioni depositate, l'ammanco di cassa era stato determinato dal fatto doloso dei collaboratori assunti dall' A.G. e concludeva quindi che, "non si tratta di una posta del conto di gestione che possa essere corretta e rispetto alla quale sussiste l'obbligo del rendiconto e dell'eventuale rimborso delle somme mancanti".

L’omessa denuncia

[…] Ciò posto, è risultato provato in giudizio che Antonino Galatolo, amministratore giudiziario della procedura 9/2014 RMP Lo Piccolo, ha tempestivamente denunciato alla Saguto che nella cassa della rivendita tabacchi Rizzo Paola, parte del compendio in sequestro Lo Piccolo, erano stati riscontrati ammanchi per circa 26.000 euro e, quindi, fatti di peculato o di appropriazione indebita, la cui responsabilità poteva essere riferita al coadiutore addetto all'amministrazione della ditta Rizzo Paola, Sandro Morvillo, o ai dipendenti Andrea Ceresia, Maria Teresi e Salvatore Patti.

Appresa tale notizia, la Saguto, nella sua qualità di Presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo che aveva disposto il sequestro e Giudice delegato della procedura, non soltanto ha evitato di dar seguito alla denuncia, ma si è anche attivata affinché Sandro Morvillo e Andrea Ceresia - rispettivamente fratello e figlio della sua amica Dorotea Morvillo, cancelliera presso il Tribunale di Palermo - si dimettessero volontariamente dall'ufficio ricoperto, al fine di poterli poi ricollocare, senza alcuna conseguenza pregiudizievole, in una diversa amministrazione.

Con questa condotta la Saguto, che, in quanto pubblico ufficiale, aveva l'obbligo giuridico di inoltrare la denuncia, ha agito in modo tale da prestare aiuto ai predetti soggetti ad eludere o quantomeno a ritardare le investigazioni dell'Autorità giudiziaria o addirittura ad impedirle del tutto.

[…] Sul piano materiale, certamente la omessa denuncia da parte della Saguto ha di fatto ostacolato, anche sotto il profilo probatorio, l'inizio delle indagini, poi avvenuto solo a seguito dell'invio degli atti in Procura da parte del giudice delegato subentrato alla Saguto, ma quando ormai non era più possibile espletare un'attività di indagine (si pensi ad una possibile attività tecnica di intercettazione ambientale), essendo stati sostituiti gli addetti alla tabaccheria sospettati dell'appropriazione di denaro. […] Sussistente è, infine, pure la contestata aggravante di avere agito in violazione dei propri doveri funzionali di pubblico ufficiale, per essere la Saguto Presidente della Sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo che aveva disposto il sequestro con provvedimento depositato il 4 settembre 2014 e Giudice delegato della procedura.

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