Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. In questa serie, tratteremo il tema del caporalato e del lavoro che diventa schiavitù, arricchendo padroni e padroncini.

Gill fa nomi e cognomi, racconta i fatti, mostra la placca di metallo che ha nel braccio e che, peraltro, gli impedisce di lavorare. «L'ho fatto senza paura, per giustizia. I soldi sono importanti. Non posso vivere senza soldi e non posso far crescere bene i miei figli. Ma se ho denunciato è perché non voglio che quanto capitato a me capiti anche ad altri» dice ancora Gill.

La Polizia, su invito della Procura, esegue il 18 maggio del 2020 due misure cautelari nei riguardi dei due aggressori. Poi il 23 maggio del 2020 il G.I.P. decide di revocare le misure cautelari ai due padroni italiani, salvo ovviamente proseguire con il relativo iter procedurale che prevede lo svolgimento di un regolare processo presso il tribunale di Latina. Confondendo strumentalmente la revoca dell'arresto con una sentenza di innocenza, interviene la politica. Soprattutto quella che invoca il blocco navale sul Mediterraneo contro le barche di profughi che tentano di arrivare in Italia, che accusa le navi delle Ong di essere in combutta coi trafficanti e che ha definito le carceri libiche degli hotel a quattro stelle.

L’europarlamentare di Fratelli d’Italia, Nicola Procaccini, già ex compagno della Meloni ed ex Sindaco di Terracina, afferma pubblicamente che sarebbe in atto una campagna denigratoria contro la buona imprenditoria locale, scatenando i leoni da tastiera con minacce di morte e insulti, offese e il tentativo di denigrare il lavoro di chi cerca di ascoltare la voce degli sfruttati e degli imprenditori onesti, contro i padroni e i padrini delle agromafie.

In un articolo pubblicato da Graziella Di Mambro su Articolo21 si legge: “parlare di sfruttamento del lavoro e di schiavi nell’agro pontino danneggia l’immagine turistica ed economica di quel territorio. È la medesima argomentazione utilizzata per la presenza della mafia in quello stesso territorio. E purtroppo mafia e agricoltura a Latina stanno lungo un confine labile, che talvolta scompare. Alcuni latifondi e grandi coop sono una delle vie del riciclaggio. Un’inchiesta recente ha portato alla luce la commistione tra organizzazioni senza scrupoli, rifiuti e agricoltura: intere distese coltivate venivano utilizzate per sotterrare rifiuti speciali spacciati per concime. La terra, ad un certo punto ha iniziato ad emettere strani fumi ed è scattata un’inchiesta per inquinamento ambientale. Pur volendo solo restare allo sfruttamento dei braccianti, va necessariamente ricordato che le inchieste su caporalato e maltrattamenti sono state sei in un anno e che in due mesi gli arresti sono stati cinque (incluse le misure ultime di Terracina). Per non contare le denunce senza provvedimenti restrittivi ma non per questo meno gravi. Le organizzazioni di categoria delle imprese, pur avendo avviato un percorso di risanamento con protocolli d’intesa e corsi di formazione, non si sono mai (finora) costituite parte civile nei processi e nemmeno i Comuni nei quali insiste la sede legale delle aziende. La Prefettura di Latina, nel frattempo, ha emesso nuove interdittive antimafia per aziende legate alla filiera dell’agricoltura, ossia nella mediazione e nel trasporto di ortofrutta da e per il Mof di Fondi”.

L'indagine dell’autorità giudiziaria

Il 15 febbraio del 2021 il sostituto procuratore De Lazzaro, in seguito ad ulteriori indagini, ha riottenuto le misure cautelari per i due padroni, decisione confermata dalla Suprema Corte di Cassazione. Ora ovviamente quella politica così tanto loquace, tace.

Anche la stampa nazionale si occupa del caso. PropagandaLive, con Diego Bianchi, ad esempio dà la notizia dell'aggressione di Gill quasi in diretta e il 1 maggio del 2021 ancora Bianchi intervista Gill che conferma tutto. Il giorno dopo alcuni consiglieri comunali di Terracina di Fratelli d'Italia affermano che è tutto il frutto di un'infamante campagna stampa di denigrazione del territorio. Intanto Gill si è costituito parte civile nel relativo processo grazie all'avvocato Salerni ed è assistito da Tempi Moderni e Progetto Diritti. Il suo scopo è “avere giustizia”, dice, “il resto non mi interessa”. La storia di Gill è emblematica e merita una particolare menzione. È peraltro in perfetta linea con quanto afferma Giuseppe Pontecorvo, capo della Mobile di Latina, che intervistato su eventuali forme di racket compiute da criminali o da organizzazioni mafiose nei confronti di imprenditori agricoli pontini afferma di non avere «evidenze investigative in questa direzione, ma qualunque interpretazione minimalista rischia di essere fuorviante e pericolosa.» 

Proprio per questa ragione Pontecorvo esplicitamente invita «tutti a denunciare ogni forma di illegalità: la denuncia è lo strumento più potente che abbiamo, la sola “arma” che può, insieme alla magistratura e alle forze dell’ordine, debellare le mafie. Certo, le mafie si sconfiggono con condanne severe e pene certe, ma è anche vero che senza la denuncia dei cittadini onesti i mafiosi non si arrenderanno mai, perché sono coscienti della paura e del terrore che riescono a incutere e le utilizzano come pistole. Troppo spesso ci rifugiamo in quegli inutili modi di dire: “tutto è inutile!", “tanto lo Stato non c’è!”. Invece, lo Stato, anche in questo territorio, ha dimostrato di esserci. Mai come in questo momento a Latina chi denuncia può scegliere di farlo, ha la possibilità di vincere la paura e sentirsi veramente libero, senza il timore di restare solo.» 

Un invito che Gill e decine di lavoratori e lavoratrici come lui hanno ben compreso, assicurando alla giustizia i responsabili di violenze, sfruttamento e comportamenti criminali che ora i vari processi in corso si assicureranno di provare e infine auspicabilmente condannare.

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