Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alle persone meno note uccise dalla mafia e il cui numero cresce di anno in anno. Dal 1961 si contano circa 1031 vittime innocenti.

La mattina del 10 novembre 1979 il brigadiere Giovanni Bellissima (24 anni), l’appuntato Salvatore Bologna (41 anni) e l’appuntato Domenico Marrara (50 anni) sono in servizio come scorta per accompagnare il detenuto Angelo Pavone a testimoniare nel carcere di Bologna. I tre carabinieri scortano il boss mafioso, conosciuto nel suo ambiente come ‘faccia d’angelo’ a motivo dei suoi lineamenti, nel capoluogo emiliano per partecipare all'interrogatorio del magistrato che indaga sul sequestro a scopo di estorsione dell’industriale ferrarese Lino Fava. Pavone era stato catturato nel marzo dello stesso anno a Napoli proprio mentre stava riscuotendo il riscatto versato dalla famiglia di Fava per liberare l’industriale rapito.

Quella mattina di ottobre i tre carabinieri in servizio e il detenuto erano accompagnati da un autista civile, Angelo Paolella, con un mezzo civile, le cronache raccontano di una Mercedes bianca: l’utilizzo di mezzi e personale civile era un fatto consueto legato ad una richiesta che il detenuto era in grado di fare anche se lo spostamento era lungo e delicato.

Il gruppo parte alle 5 di mattina da Catania, ma non appena arriva al casello autostradale di San Gregorio, per entrare sulla strada che li porterà a Messina, viene assalito da un commando; i carabinieri non hanno il tempo di reagire al fuoco incrociato di tre armi e perdono tutti la vita durante l’assalto, l’autista riuscirà a salvarsi solo perché sul momento viene creduto morto, mentre Angelo Pavone viene prelevato e riportato verso la città. Il suo cadavere verrà ritrovato undici giorni dopo in una discarica di rifiuti alle porte di Catania brutalmente torturato e morto per autostrangolamento dovuto ad una corda legata contemporaneamente a mani piedi e collo.

Proprio quella mattina del 10 novembre era prevista a Catania la visita del Presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che non appena arriva in città si reca all'Ospedale Vittorio Emanuele per rendere omaggio alle salme dei tre carabinieri, scrivendo poi in un messaggio al Ministro dell’Interno Virgilio Rognoni: ‘Il lutto che così disperatamente colpisce intanto tre famiglie di onesti e valorosi servitori dello Stato è il lutto dell’intera Nazione.’

Ignoti gli esecutori dell'agguato; dubbi e domande sulla strage hanno attanagliato le famiglie dei tre carabinieri, deluse e abbandonate dalle istituzioni, di pari passo allo scorrere del tempo che ha trattato questo eccidio come una strage di serie di b.

Giovanni Bellissima, Salvatore Bologna e Domenico Marrara hanno ricevuto la Medaglia d’oro al valor civile nel 2013 a trentaquattro anni dalla loro morte.

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