Su Domani prosegue il Blog mafie, da un’idea di Attilio Bolzoni. Potete seguirlo su questa pagina. Ogni mese un macro-tema, approfondito con un nuovo contenuto al giorno in collaborazione con l’associazione Cosa vostra. Questa serie è dedicata alle persone meno note uccise dalla mafia e il cui numero cresce di anno in anno. Dal 1961 si contano circa 1031 vittime innocenti.

26 marzo 2004. Alfredo Gallo, ventisette anni, bussa alla porta di una palazzina situata al Parco Trento di Torre Annunziata (Napoli). Apre una donna, Matilde Sorrentino.

Due pallottole nel volto, due al cuore. La donna muore sul colpo.

Facciamo un passo indietro a otto anni prima.

Siamo sempre a Torre Annunziata, questa volta nel Rione “dei poverelli”, così chiamato perché è dove, fin dai primi anni Sessanta, si insediano le persone più indigenti e i mendicanti. Nella scuola elementare del rione, Matilde Sorrentino, una donna di quarantanove anni, si reca ogni giorno per accompagnare i suoi due figli.

Nell’autunno del 1996, un bambino, compagno del figlio di Matilde, confessa alla propria madre di non voler fare più ritorno a scuola: «ho paura, mi fanno del male», sostiene. Le sue parole si trasformano in eco.

Presto, altre madri iniziano a notare nei loro figli comportamenti strani: pianti, assenze e attacchi di ansia improvvisi.

Tre di loro: Annunziata, Bianca e Matilde desiderano capire cosa sta succedendo. Salgono su un treno diretto per Napoli e si recano al Comando dell’Arma per denunciare.

Iniziano le indagini

La scoperta è devastante: all’interno della scuola, alcuni bambini più piccoli e più poveri, di età compresa tra i cinque e i sette anni, vengono ubriacati, drogati, legati e, infine, violentati.

Un gruppo di pedofili, le cui fila pare siano mosse dal bidello della scuola, tale Sansone, e il titolare di un bar vicino, tale Falanga, abusa dei minori nei bagni della scuola o in un garage, adibito a luogo degli orrori. Tutto ciò che accade lì dentro viene filmato e diffuso come materiale pedopornografico.

L’11 giugno 1997 il blitz delle forze dell’ordine: diciassette persone, dodici uomini e cinque donne, vengono arrestate. Poche settimane dopo, in due agguati, il primo il 26 e il secondo il 27 luglio, Falanga e Sansone vengono uccisi. Il movente lo conoscono tutti a Torre Annunziata: chi ha ammazzato lo ha fatto per punire i seviziatori dei bambini. L’identità degli assassini non si conoscerà mai, sepolta nell’omertà più assoluta di quella che si ritiene, in paese, essere stata una giustizia sommaria. Nelle ipotesi degli inquirenti si tratta di persone legate agli ambienti della camorra locale che, forse, o volevano sostituirsi allo stato oppure ridurre al silenzio due figure scomode.

Il 26 marzo 2004 è il giorno della condanna definitiva dei pedofili della scuola degli orrori e anche il giorno in cui Francesco Tamarisco, un noto capo criminale del rione, denunciato da Matilde, ordina l’omicidio della donna per vendicarsi. Commissiona la morte di Matilde ad Alfredo Gallo, un giovane noto alle forze dell’ordine, sin dall’età dei tredici anni. Era uscito dal carcere soltanto un mese prima. Dopo l’omicidio di Matilde, pagato cinquantamila euro, ci rientrerà per sempre. Oggi sconta l’ergastolo.

8 marzo 2012. Il Comune di Napoli dedica a Matilde Sorrentino e a Teresa Buonocore, un’altra mamma napoletana, vittima della stessa vendetta per le medesime denunce, un monumento floreale nei giardini di Piazza Municipio.

Fiori colorati al centro della città per ricordare quanto la lotta di due madri sole e disperate possa essere così inarrestabile da far paura anche alla Camorra.

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