La ricostruzione della vicenda della festa di Capodanno alla Pro loco di Rosazza in cui la pistola del deputato di FdI Emanuele Pozzolo ha sparato ferendo il genero di un poliziotto della scorta del sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove ha diverse sfaccettature. 

La versione del sottosegretario e del deputato

C’è per esempio la versione di Delmastro stesso, che dice di non essere stato presente al momento dello sparo perché stava spostando in macchina alcune buste di cibo avanzato. Una versione confermata sui giornali di mercoledì mattina dalla sorella Roberta, sindaca di Rosazza, che condivide anche l’altra affermazione del fratello: «Se avessi saputo dell’arma, non lo avremmo fatto entrare». Anche lei dice di essere andata via prima dalla festa e non essere stata presente al momento dello sparo. «Quando è avvenuto il fatto io avevo già salutato tutti ed ero andata via», dice al Corriere della Sera. 

Pozzolo afferma di non aver sparato in prima persona, anche se Delmastro ha raccontato che altri ospiti della festa gli hanno riferito che il deputato avesse in mano la pistola per mostrarla agli altri. Il parlamentare ha eseguito il test stub – quello per verificare la presenza di polvere da sparo addosso – la mattina del primo gennaio, dopo aver opposto la sera precedente l’immunità parlamentare alle forze dell’ordine che gli chiedevano di consegnare gli abiti. Sempre Pozzolo sostiene che il ferito avrebbe recuperato sul pavimento l’arma dopo che era caduta dalla tasca dal deputato, sparandosi per sbaglio addosso nel renderla.

Le parole del testimone chiave

A inchiodare Pozzolo sarebbe però un agente di polizia presente alla cena. Nessuno avrebbe chiesto a Pozzolo di tirare fuori l’arma: «Ha tirato fuori la pistola dal taschino per mostrarla ai presenti. Un gesto superficiale, assolutamente immotivato» ha detto a Repubblica. E, secondo il teste, sarebbe stato proprio il deputato a sparare, mentre impugnava la pistola: «In un attimo si è sentito il botto dello sparo, ha rimbombato. C’erano anche diversi bambini, erano in piedi anche loro». L’agente non ha dubbi: «È successo sotto i miei occhi, come me l’hanno visto anche altre persone presenti. Abbiamo tutti rilasciato le nostre dichiarazioni ai carabinieri. È stata una leggerezza: poteva costare davvero cara a quel ragazzo». 

Un altro testimone, citato dall’Ansa, dice che «Pozzolo era molto allegro e stava mostrando la pistola tenendola nel palmo della mano». 

La testimonianza del ferito

Luca Campana, così si chiama il genero del membro della scorta ferito dal colpo, ha lasciato l’ospedale poche ore dopo essere stato ferito. L’uomo si sarebbe rivolto a un avvocato, Marco Romanello, con cui valuterà la possibilità di fare denuncia, scrive La Stampa. «Al momento non me la sento di parlare, sono ancora a letto e sento molto dolore. Per qualche giorno voglio cercare di liberare la mente, dimenticare quanto è successo». 

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