Vatti a fidare dei vicini di casa. Il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro condivide con il deputato Emanuele Pozzolo la militanza politica in Fratelli d’Italia e la passione per la Valle Cervo. Delmastro frequenta da sempre Rosazza, il più noto tra i paesini di quell’angolo angolo remoto del Piemonte, un posto per amanti della montagna e della solitudine.

Pozzolo, invece, poco più di un anno fa ha comprato casa a Campiglia, che da Rosazza dista solo una dozzina di chilometri, ed è partito proprio da lì, la notte di San Silvestro, per far visita all’amico e collega di partito. In auto sono una manciata di minuti, i saluti di rito e poi lo sparo, perché Pozzolo, Manny per gli amici, ha pensato bene di uscire armato e di mettere in mostra il suo minirevolver LR32 della North american. Da quell’arma, regolarmente detenuta, è partito il proiettile che ha colpito un giovane ospite del cenone organizzato da Delmastro e dalla sorella Francesca, che di Rosazza è sindaca ormai da sette anni, rieletta nella primavera del 2021.

Il deputato di Fratelli d’Italia adesso è indagato per lesioni aggravate ed è stato sottoposto allo stub per rilevare residui da sparo. «Non sono stato io», si è difeso Pozzolo e avvalendosi dell’immunità parlamentare non ha consegnato ai Carabinieri gli indumenti che indossava la sera dell’incidente. E’ tutto da dimostrare che Manny potesse davvero opporre le sue prerogative da deputato alle richieste degli investigatori. In Procura sostengono di no, per esempio.

L’inchiesta della procura

L’indagine, comunque, è solo ai primi passi e per aver chiare le responsabilità del deputato, a cui la prefettura di Biella ha intanto revocato il porto d’armi, si attendono i risultati dell’analisi dei Ris di Parma sui campioni raccolti con lo stub. Nel frattempo, però, tutta Fratelli d’Italia, si è già allineata all’ordine di scuderia di Giorgia Meloni, che pretende di derubricare lo sparo di Rosazza a puro “fatto di cronaca”. Il tentativo, evidente, è quello di arginare le ricadute politiche di una vicenda che mette in serio imbarazzo i vertici di un partito già colpito da gaffe e incidenti di varia natura e gravità. Dal ministro Francesco Lollobrigida che ferma il Frecciarossa al caso giudiziario che coinvolge lo stesso Delmastro, rinviato a giudizio un mese fa con l’accusa di rivelazione di segreti d’ufficio nell’indagine sull’anarchico Alfredo Cospito.

Il compito più delicato tocca proprio al sottosegretario alla Giustizia, bersagliato dalle richieste di dimissioni dell’opposizione ormai da un anno, da quando le carte sul caso Cospito sono state usate dall’amico e collega di partito Giovanni Donzelli per attaccare in parlamento il Pd. Delmastro prende le distanze. «Ero uscito dal locale quando ho sentito il botto», racconta. Anche la sorella Francesca dice che si era già allontanata dalla festa organizzata nei locali della Pro loco di Rosazza, una trentina di invitati in tutto, secondo quanto è emerso finora. Il paesino della Valle Cervo è di fatto la seconda casa dei Delmastro, originari della vicina Biella, nonché figli d’arte, perché hanno raccolto il testimone dal padre Sandro, deputato di Alleanza Nazionale per due legislature (1996-2006), un duro e puro della destra che qualche anno fa si accomiatava da amici ed elettori inviando a tutti, per iscritto, “un saluto cordiale (e romano)”. Francesca, come detto, nel 2016 è stata eletta sindaco del minuscolo comune del biellese, uno dei più piccoli d’Italia, con soli 99 residenti registrati all’anagrafe. I cultori dell’esoterismo conoscono Rosazza perché tra le case del borgo, molte delle quali disabitate, abbondano i simboli massonici. Del resto, la storia del paese è legata a doppio filo al Federico Rosazza, mazziniano, senatore del Regno d’Italia nonché gran maestro della massoneria biellese, che nella seconda metà dell’Ottocento finanziò svariate opere pubbliche e si fece costruire un castello che sovrasta l’abitato.

L’amico Fidanza

Più di recente, però, in questo angolo sperduto del Piemonte, il percorso dei Delmastro ha finito per incrociarsi con quello di un collega di partito del calibro di Carlo Fidanza, già peso massimo della destra estrema a Milano, tra i fondatori di Fratelli d’Italia e da cinque anni eurodeputato. Nel 2016 anche Fidanza è stato eletto consigliere comunale nella lista guidata da Francesca Delmastro, che prese 55 voti su 79 votanti. «Storia vecchia», dice adesso il diretto interessato, ma non è chiaro come mai uno dei fondatori del partito di Giorgia Meloni, di cui era uno dei leader nazionali, abbia trovato il tempo e il modo di dedicarsi all’amministrazione della minuscola e remota Rosazza, così lontano dalla sua Milano. «Conosco i Delmastro da tantissimi anni per antica comune militanza e all’epoca c’era bisogno di coinvolgere persone di sicura affidabilità», ricostruisce adesso Fidanza. Gente fidata, insomma, che potesse affiancare Francesca Delmastro, approdata alla carica di primo cittadino. E a quanto pare, per trovare qualcuno che offrisse tutte le garanzie del caso, i promotori della lista locali di Fratelli d’Italia non sono riusciti a fare a meno di reclutare uno dei capi nazionali del partito, cresciuto, politicamente parlando, nella lontana Milano. «Ma non era un impegno gravoso», si giustifica Fidanza, deputato tra il 2018 e il 2019 e poi al Parlamento Bruxelles. «Il consiglio comunale si riuniva due, tre volte l’anno e io ho sempre partecipato», dice con il tono di chi vorrebbe prendere velocemente il largo da una vicenda imbarazzante. Colpa di quel Pozzolo, che se ne va in giro armato la notte di San Silvestro. Un deputato, già No-vax duro e puro, che nel 2015 a commento di una strage negli Stati Uniti scrisse su Twitter di “non aver mai visto una pistola sparare da sola”. Quasi una profezia.

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