«Abbattuto il muro legislativo dei decreti sicurezza bis» di Matteo Salvini, così la Ong Sea-Watch che salva i migranti nel Mediterraneo ha accolto il decreto di archiviazione per il procedimento contro Carola Rackete: l’ex comandante non ha commesso alcun reato entrando in porto a Lampedusa con i naufraghi soccorsi in mare, era suo dovere salvarli.

Le navi delle Ong venivano accusate di essere i “taxi del mare”, due anni dopo la giudice per le indagini preliminari, Micaela Raimondo, scrive che Sea Watch è «impegnata, come è noto, nelle attività di ricerca e soccorso in mare dei migranti che quotidianamente intraprendono, a bordo di imbarcazioni fatiscenti, dei veri e propri viaggi della speranza per raggiungere l'Italia e da li l'Europa dalle coste libiche» e specifica che la Libia «non può essere considerata come un luogo sicuro».

Le accuse

Rackete era accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di aver violato il codice di navigazione perché con la nave Sea-Watch 3 non aveva obbedito all’ordine di non entrare nelle acque territoriali italiane, emesso ai sensi del decreto sicurezza bis.

Nel 2020 la Cassazione aveva sancito l’illegittimità del suo arresto e lo scorso maggio un primo provvedimento di archiviazione aveva fatto cadere le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra contro l’ex comandante. Di fatto, ricorda la Ong, oggi si chiudono tutte le indagini penali nei confronti dei membri della Sea-Watch.

La vicenda

La procura di Agrigento aveva già individuato le motivazioni per chiedere l’archiviazione, e ancora una volta è stata riconosciuta la correttezza della condotta della comandante nell’individuazione del “place of safety”. La Libia non può essere considerata, ai fini dello sbarco, un luogo sicuro. Nel decreto vengono ricordate anche le condizioni meteorologiche avverse.

La giudice spiega: «Non può essere considerata come luogo sicuro una nave in mare che oltre a essere in balia degli eventi meteorologici avversi non consente il rispetto dei diritti fondamentali delle persone soccorse». Tutte questioni, ricorda la Ong, già ravvisate dalla Corte di Cassazione nel confermare l’ordinanza di non convalida dell’arresto di Rackete nel 2019. All’epoca l’attivista tedesca era stata arrestata «per resistenza o violenza contro una nave da guerra», e Salvini aveva replicato sulla non convalida della gip: «Togliti la toga e candidati con la sinistra».

La Sea-Watch era rimasta in mare per 17 giorni. In mare aveva salvato 52 persone. Dieci, donne, bambini e persone con problemi di salute, erano state fatte sbarcare prima, e ne erano rimaste a bordo 42, in attesa di trovare un porto sicuro. L’attivista aveva deciso di forzare il blocco della Guardia di finanza e attraccare. «Sono dei pirati», aveva detto Salvini.

La gip ribadisce adesso che si trattava dell’adempimento di un dovere giuridico entrare in acque territoriali italiane e attraccare al porto di Lampedusa il 29 giugno 2019.

Le motivazioni dell’archiviazione si soffermano anche sull’applicazione del decreto sicurezza bis che presupponeva la violazione, da parte dell’ex comandante di Sea-Watch 3, delle norme nazionali e internazionali. Come il precedente, il decreto di archiviazione riporta che «Rackete ha agito nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale ed internazionale del mare».

Per Sea-Watch «il decreto di archiviazione sconfessa quindi in tutto e per tutto l’applicabilità del decreto sicurezza bis nel salvataggio dei naufraghi».

I migranti non sono un pericolo

Il decreto evidenzia un’altra cosa: i migranti non sono criminali. Il passaggio della nave infatti era chiaramente inoffensivo, e la pericolosità non può essere desunta «dal solo presupposto che i naufraghi fossero tutti stranieri senza documento».

«Quest’ennesima archiviazione abbatte il pretestuoso muro legislativo eretto da Salvini», commenta Sea-Watch. «Soccorrere chi si trova in pericolo in mare e condurlo in un luogo sicuro è un dovere sancito dal diritto internazionale».

© Riproduzione riservata