Il caso-Almasri non è chiuso. Anzi, l’iter è destinato a proseguire. Con le conseguenze del caso. Sulla liberazione del generale libico, accusato di crimini contro l’umanità, «l’Italia è venuta meno ai propri obblighi» e «tale inadempimento ha impedito alla Corte di esercitare le proprie funzioni».

È quanto scrive la Corte penale internazionale dell’Aia, in un documento di 18 pagine, che inchioda il governo Meloni alle proprie responsabilità, paventando un possibile deferimento dell’Italia da parte della Corte.

Caso Almasri, deferimento in arrivo

Per evitare il provvedimento, entro il 31 ottobre il governo italiano dovrà, si legge ancora nel testo, «fornire informazioni su eventuali procedimenti interni pertinenti al presente caso, nonché un’indicazione dell’impatto che tali procedimenti potrebbero avere sulla futura cooperazione dell'Italia con la Corte nell'esecuzione delle richieste di cooperazione per l'arresto e la consegna di sospettati». Dunque, è attesa una professione di lealtà da parte dell’esecutivo e un chiarimento più dettagliato.

La decisione della Cpi non è stata assunta all’unanimità, la maggioranza del collegio ha concesso i tempi supplementari: la giudice Judge Flores Liera ha messo agli atti la propria contrarietà, ritenendo che il governo dovesse essere già deferito per la liberazione di Almasri. I colleghi hanno invece preferito garantire dei tempi supplementari. Tra i motivi ci sono «la presenza improvvisa del Sig. Njeem sul territorio italiano e l'apparente confusione tra i diversi organi intervenuti» ma anche «il fatto che fosse la prima volta che la Corte chiedeva all'Italia di cooperare all'arresto e alla consegna di un sospettato».

Una serie di attenuanti che «sebbene non possano giustificare il mancato adempimento da parte dell'Italia come sopra rilevato, sono comunque rilevanti per la valutazione della necessità di un rinvio», ha scritto la Cpi.

Tempi supplementari alla Cpi

Comunque la si metta, dunque, la vicenda del rimpatrio di Almasri, su un volo dei servizi segreti italiani, non è stato archiviato con il voto alla Camera che ha salvato i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e il sottosegretario alla presidenza, Alfredo Mantovano, sul prosieguo del procedimento giudiziario. Le speranza della destra sono naufragate di fronte ai nuovi rilievi.

La Cpi, nelle sue conclusioni, ha richiamato l’esecutivo: «Non avendo eseguito correttamente la richiesta della Corte di arresto e consegna del Sig. Njeem (Almasri, ndr), mentre si trovava in territorio italiano, e non avendo consultato e cooperato con la Corte per risolvere qualsiasi presunta questione derivante dalla formulazione del mandato di arresto e della presunta richiesta concorrente di estradizione, l’Italia è venuta meno ai propri obblighi». 

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