La condizione attuale produce una «condizione di debolezza strutturale» del governo, secondo la premier Giorgia Meloni, per cui la riforma costituzionale «è una priorità. Abbiamo voglia di cogliere quest’occasione per lasciare qualcosa per ciò che verrà dopo». Intanto, il consigliere diplomatico Francesco Talò si è dimesso dopo il caso dello scherzo telefonico orchestrato da due comici russi che aveva tratto in inganno la premier. 

La riforma costituzionale «garantisce il diritto dei cittadini a decidere da chi farsi governare mettendo fine alla stagione del trasformismo e dei governi tecnici. L'altro risultato è che con le riforme si garantisce la stabilità per avere credibilità», aggiunge la premier. «Si garantisce l'orizzonte di fine legislatura» dice. Ed ancora: «Questa è la madre di tutte le riforme», osserva.

«Non toccheremo il ruolo del presidente della Repubblica» ha detto Meloni. Il presidente del Consiglio sarà eletto a suffragio universale insieme alle Camere, la legge elettorale definirà i dettagli necessari per attribuire una maggioranza solida. C’è anche una norma antiribaltone: potrà essere sostituito soltanto da un parlamentare di maggioranza per portare avanti il programma elettorale originario. Una norma per evitare ulteriori governi tecnici, dice la premier. Vengono aboliti i senatori a vita, fatto salva per gli ex presidenti della Repubblica. 

Per Meloni si tratta di una «rivoluzione che ci porta nella terza repubblica. Sono molto fiera di questa riforma, confido in un consenso ampio del Parlamento. Se non dovesse esserci, chiederemo agli italiani cosa pensano con il referendum. Abbiamo fatto quel che dovevamo». Capisaldi del testo, ha spiegato Maria Elisabetta Alberti Casellati, la ricerca della stabilità e il contrasto all’astensionismo degli elettori, che sarebbero stati delusi dalla distanza tra il loro voto e il risultato elettorale. 

Il piano Mattei

La premier ha presentato anche il cosiddetto piano Mattei, arrivato in Consiglio dei ministri oggi insieme alla riforma presidenziale. «Abbiamo lavorato sodo in questi mesi su questo progetto, ora si tratta di finalizzare la stesura definitiva» e il confronto con i partner africani per poi portare il piano in parlamento. Con il decreto di oggi è stata determinata la governance, che cade in mano a una cabina di regia presieduta dal presidente del Consiglio e in sua sostituzione dal ministro degli Esteri, con la collaborazione degli enti pubblici e degli altri partner. «Questa accelerazione del piano Mattei è propedeutica di altre attività che stiamo svolgendo» ha detto la premier ricordando la conferenza che ci sarà tra Italia e Africa a alla presidenza del G7.

In Consiglio dei ministri anche un ulteriore provvedimento: un decreto legislativo sul «fisco collaborativo» che interviene sull’abbassamento delle sanzioni e introduce il concordato preventivo per gli autonomi. «Rappresenta un segno di fiducia dello stato verso i contribuenti» dice la premier, un accordo a monte tra fisco e cittadino. 

Il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato di emergenza per le province di Firenze, Pisa, Pistoia, Livorno e Prato. «Abbiamo previsto un primo stanziamento di 5 milioni di euro per gli interventi più urgenti» ha detto Meloni. 

Il ministro Tajani ha anche annunciato che sette italiani con doppio passaporto hanno lasciato la Striscia di Gaza e sono diretti verso Il Cairo. 

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