I legumi sono protagonisti delle tradizioni culinarie natalizie e di Capodanno in diverse culture: simboleggiano prosperità, fortuna e abbondanza. Ad esempio In Italia le lenticchie con cotechino sono un piatto emblematico, mentre nei Caraibi c’è il "rice and peas" e negli Usa la zuppa di fagioli occhio nero.
Questo articolo è tratto dal nostro mensile Cibo, disponibile sulla app di Domani e in edicola
Chi non desidera quando arriva l’inizio di un nuovo anno, abbandonare tutto ciò che di negativo è successo prima e lasciarselo alle spalle, sperando in fortuna, prosperità e ricchezza? In diverse culture, tutto questo è rappresentato da alcuni cibi in particolare che si gustano proprio il 31 dicembre, molto spesso perché ricordano la forma di una moneta o il colore dell’oro. Durante le festività natalizie e di Capodanno, le tavole di molti luoghi nel mondo riempiono di piatti a base di legumi, alimenti antichi che hanno –oltre alla somiglianza col denaro – un profondo significato simbolico e culturale.
Fortuna e ricchezza
In Italia, la tradizione di mangiare lenticchie a Capodanno ha origini antichissime. Questo rituale risale all'epoca dei Romani, che consideravano le lenticchie un simbolo di abbondanza e prosperità. Già allora, si regalavano borse di cuoio piene di lenticchie con l'augurio che si trasformassero in monete. Il collegamento con la ricchezza deriva dalla forma tondeggiante simile a quella delle monete.
Oggi, il piatto tipico è lenticchie con cotechino o zampone, un abbinamento che unisce il simbolismo della prosperità alla tradizione di mangiare carne di maiale, considerata simbolo di abbondanza e progresso. Nonostante la sua semplicità, questo piatto è diventato un emblema del Capodanno italiano, servito per dare il benvenuto al nuovo anno con speranza e ottimismo.
Il riso con piselli caraibico
Nei Caraibi, uno dei piatti più popolari durante il periodo natalizio è il riso con piselli, noto come rice and peas. Non lasciatevi ingannare dal nome: in realtà, il piatto è preparato con fagioli rossi o neri, e il termine "piselli" è un'eredità linguistica coloniale.
Questa ricetta ha radici nella storia del commercio transatlantico degli schiavi e delle spezie. Il riso, introdotto nei Caraibi dagli europei, è stato combinato con i fagioli, già coltivati da popolazioni indigene e africane, creando un piatto nutriente e saporito. Il latte di cocco e le spezie, come timo e peperoncino, aggiungono un tocco esotico.. Durante il Natale, il rice and peas è servito come contorno a carni arrosto e pesce, diventando il centro di grandi banchetti festivi.
La zuppa di fave greca
La Grecia, culla della civiltà occidentale, ha sempre attribuito grande importanza ai legumi nella dieta quotidiana e nei riti religiosi. La zuppa di fave, chiamata fava, risale all'antichità. Le fave erano un alimento base nell'antica Grecia, considerate sacre per Demetra, dea dell'agricoltura, e spesso offerte durante i riti agricoli. Durante il periodo natalizio, questa zuppa viene preparata come simbolo di semplicità e gratitudine per il raccolto dell'anno. Le fave sono cotte lentamente fino a diventare una crema vellutata, condita con olio d'oliva, limone e cipolle.
Ceci in Marocco: sapori e spiritualità
In Marocco, i ceci sono alla base di molte tradizioni culinarie invernali. La harira, una zuppa speziata a base di ceci e lenticchie, è uno dei piatti più rappresentativi, consumata anche durante il Ramadan ma popolare nelle feste invernali. I ceci, ricchi di proteine e facilmente conservabili, erano un alimento essenziale per i commercianti lungo le antiche rotte carovaniere. Durante le festività, la harira diventa un simbolo di accoglienza e abbondanza: non a caso è uno dei piatti principali quando durante il Ramadan c’è Iftar, cioè si rompe il digiuno. Ogni famiglia ha la propria versione della ricetta, ma gli ingredienti principali includono ceci, pomodori, coriandolo e carne.
Fagioli dall’occhio in USA
Nel sud degli Stati Uniti, il Capodanno si celebra con un piatto tradizionale: la zuppa di fagioli occhio nero, chiamati Black eyed peas. La tradizione di mangiarli per Capodanno ha radici nella Guerra civile americana. Si racconta che durante l’assedio di Vicksburg, in Mississippi (1863), gli abitanti sopravvissero grazie ai piselli occhio nero, considerati fino ad allora un alimento per il bestiame.
Da allora, il legume è diventato simbolo di resilienza e speranza. La zuppa viene spesso accompagnata da riso, pannocchie e verdure, come i cavoli, che si dice rappresentino il denaro di carta, mentre i fagioli, come le lenticchie in Italia, simboleggiano le monete. Si crede che ogni pisello mangiato porti fortuna e abbondanza per il nuovo anno, per cui il numero perfetto sarebbe appunto 365! Questa tradizione in realtà sembra derivi da un piatto Yoruba (tribù dell’attuale Nigeria) introdotto nelle Americhe dagli schiavi africani., e rimasto appunto solo nei luoghi dove queste persone venivano sfruttate: ciò spiega la popolarità solo negli stati del sud con un passato coloniale.
La curiosità sta soprattutto nel nome: pur essendo fagioli a tutti gli effetti vengono chiamati peas, cioè piselli, così come per il rice and peas caraibico.
Naan Nokhodchi: biscotti di ceci dall’Iran
In Iran, i ceci diventano l’ingrediente principale di dolcetti chiamati Naan Nokhodchi, preparati per le feste invernali. Questi biscotti friabili, fatti con farina di ceci, zucchero, cardamomo e a volte acqua di rose, sono una delizia tradizionale durante Yalda, la celebrazione del solstizio d’inverno.
La tradizione di usare ceci nei dolci è legata alla cucina persiana antica, che valorizzava ingredienti ricchi di nutrienti e facilmente reperibili. I Naan Nokhodchi, oltre a essere gustosi, sono simbolo di calore e ospitalità. Durante le festività, sono spesso offerti agli ospiti insieme a tè caldo, rappresentando il desiderio di dolcezza e serenità per il nuovo anno.
Da un capo all’altro del mondo, i legumi sono più di un semplice alimento: rappresentano tradizioni, speranze e legami. La loro lunga conservabilità e il loro valore nutrizionale li hanno resi indispensabili in molte culture, soprattutto durante le festività, quando il cibo diventa simbolo di condivisione e prosperità. Per molti anni, soprattutto dal secondo dopoguerra, questi vegetali dalle forme a chicco sono stati associati ad un’alimentazione povera e scadente, venendo messi da parte e spesso scartati a favore di cibi più ricchi, considerati più nutrienti e simbolo del progresso economico, come la carne.
La verità è che, al di là degli auguri di buona fortuna per l’anno nuovo, il valore dei legumi è inestimabile: sono un cibo a bassissimo impatto ambientale, che può crescere praticamente ovunque senza inaridire il suolo o utilizzare massicce quantità di acqua, la loro lavorazione e conservazione è facile e non richiede spreco energetico, ma soprattutto sono adatti a molteplici scelte alimentari, diete o intolleranze. Riscoprire i legumi sulle nostre tavole non significa abbassare gli standard, ma al contrario essere consumatori etici, inclusivi e consapevoli anche nei periodi in cui è più difficile esserlo.
© Riproduzione riservata