A Roma e Palermo sorgono “i cimiteri della vergogna”. Le condizioni delle necropoli delle due città sono oltre il livello critico, con centinaia di feretri accatastati “per mesi senza dignità” nei depositi, in attesa della sepoltura. È quanto riferisce il quotidiano Frankfurter Allgemeine Zeitung, aggiungendo che le bare da tumulare al cimitero di Prima Porta, presso Roma, sono 850 per le autorità. Secondo le agenzie di pompe funebri, il dato si avvicinerebbe ai duemila feretri. A Palermo, il totale è di circa 870. Tuttavia, non è la pandemia di Covid-19 la causa di queste “condizioni vergognose”, quanto i tempi di attesa dovuti alla burocrazia e a forni crematori difettosi. A Roma, attualmente occorrono fino a tre mesi prima che una bara possa essere cremata a Prima Porta. Devono poi passare altre settimane prima che l'urna possa finalmente essere sepolta. «La situazione non è migliore nel capoluogo della Sicilia». Nella scorsa settimana, ha destato scalpore e commozione la denuncia di Andrea Romano, deputato del Partito democratico (Pd), che non ha ancora potuto seppellire l’urna con le ceneri del figlio, deceduto a febbraio. La sindaca Virginia Raggi, esponente del Movimento Cinque Stelle (M5S), ha reagito definendo “imperdonabili” le condizioni del cimitero di Prima Porta, chiedendo all'Ama di agire immediatamente. Come soluzione provvisoria, il Comune di Roma contribuirà ai costi aggiuntivi per le sepolture nei cimiteri gestiti da privati. A Palermo, invece, il forno crematorio è difettoso da più di un anno e non è possibile costruirne un secondo, già progettato, perché manca il necessario collegamento del nuovo edificio alla rete fognaria.

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