Il corpo maschile è alto uno e settantacinque, la pelle olivastra e il secondo dito del piede più lungo, odora di panni appena stirati, non ha mai stirato, ha fatto il militare, giocato a carte, ucciso fagiani, sposato una donna, la bacia sulla bocca di ritorno dal lavoro o dal bar, la voce tonante che pare rabbia e invece è solo presenza, a volte, sazietà: impara a capirlo, non fraintendere – la gioia è un sentimento femminile, esprimerla sarebbe ridicolo.

Il corpo maschile indossa calze di filo e pantaloni con le pince, persino dentro casa, la camminata fiera anche in pantofole, una sbruffoneria contratta nell’adolescenza, una timidezza che soltanto una figlia può capire, nessun altro la vede, coperta com’è da quella voce, protervia da primogenito maschio, dovere di controllo ereditato per nascita.

Il corpo maschile è steso sul divano, un figlio in piedi di fronte a lui: ha due anni, e ride, la testa all’indietro, la gola nuda. Il corpo maschile è padre, e il padre bacia il figlio a stampo sulla bocca, un breve schiocco, c’è una foto a documentarlo. La figlia si chiede se il padre sia stato tenero, fisico, anche con lei, quando lei aveva due anni. Una foto a testimoniarlo non c’è.

È un rimpianto, la foto mancante, un desiderio.

2

Il primo vero bacio è un meccanismo tecnico, occlusione della cavità, introduzione di un volume estraneo, consistenza solida ma non rigida, ruvida e viscosa insieme, spessore caldo, mobile, frenetico a tratti, come premere il pulsante di un robot da cucina, azionato poi spento, ma non c’è nulla da sminuzzare, il sole del primo pomeriggio, il molo, la chiesa a picco sul mare, tutto ha tredici anni, finalmente. In costume, coi capelli crespi di salsedine, il quindicenne non evoca un corpo maschile, ne è il preludio, può darsi, ma lei non lo sa, è un disegno ricalcato su carta velina, la sera a cena è già sbiadito, non ha il vigore di un desiderio, la notte a letto si è già cancellato.

3

Il corpo maschile suda, i tendini in trazione, odora di sonno perso, di sveglia notturna, di sforzo muscolare, la Liabel bianca di cotone a girocollo sotto una camicia a righe, quasi andasse in ufficio anziché a scaricare casse, lo sguardo boschivo, concentrato, gli incisivi affondati nel labbro inferiore mentre calcola, decide, dirige, comanda, aderente a sé stesso non solo quando è assorto, i riccioli un grappolo di palma, d’inverno li schiaccia in un cappello di lana, nella tasca posteriore un fazzoletto di stoffa.

La figlia è bambina negli anni Ottanta, sa lavare i piatti in ginocchio su una sedia, badare al fratello e intrecciare frange di asciugamani in lino per il corredo; sogna capelli lunghi da femmina e disegna baci di nascosto sui quaderni di scuola.

La figlia è adolescente negli anni Novanta, né timida né sbruffona, piuttosto fiera, la stessa camminata del padre. Giardino chiuso, fontana sigillata.

Scarica casse per farsi accettare da lui – non crede di piacergli. Non è per i voti troppo alti, per la sua esuberanza, un protagonismo al quale non avrebbe diritto, lei, per nascita. È il modo in cui le cadono i vestiti sulla pelle olivastra, il secondo dito del piede più lungo nei sandali bassi. Il corpo della figlia è un campo gravitazionale, e lui se ne accorge, contro questa evidenza non sa che fare. Impedirlo allo sguardo. Trattenerlo. Il corpo della figlia è un collasso, curvatura infinita dello spaziotempo.

Lo tiene a distanza, neanche fosse contaminato. Per la tenerezza non c’è varco.

4

La prima volta non è quella che il prete ha scoperto. Era già capitato, capitava da mesi, ma chissà perché solo quel giorno in confessione lui l’ha chiesto, e lei ha risposto, sincera. Non era un meccanismo, aveva la forza del desiderio, per questo non si è cancellato. Il prete ha detto prometti di non farlo più, lei ha detto non posso, mentirei. Il prete ha detto hai fatto la comunione, dopo. Lei ha detto sì. Il prete ha contratto la mascella. Sacrilegio, ha sibilato. Era tanto deluso da farle pena. Gesù è felice per me, ha osato dire lei; voleva consolarlo. Il prete ha detto non ti do l’assoluzione. Lei si è sentita respinta, estromessa. Non ha ceduto. Suo padre lo ignora.

Il corpo maschile è replicabile – lei adesso lo sa – ma nella vertigine del desiderio diventa unico, irripetibile. I corpi maschili ingombrano il mondo, fuori dalla casa d’origine, nelle strade e sui treni, dentro i palazzi e sopra le scale e in acqua, la voce tonante anche se tace, un diritto acquisito per nascita.

Ma nella vertigine del desiderio sembrano per la prima volta alleati, per la prima volta raggiungibili. Ci sarà tempo per il rimpianto, oggi no; pare impossibile, il rimpianto, oggi che c’è persino tenerezza.

5

Il corpo maschile dimagrisce, mangia con la stessa foga ma niente carboidrati, vende ancora la frutta ma gli è vietata, il diabete non allenta l’elasticità dei suoi muscoli, e la figlia crede che non accadrà mai, che non possa accadere: è questa, la fede.

Il corpo maschile ha i capelli più sottili, le mani callose del lavoro di fatica, le notti accorciate di un’intera esistenza, la schiena a pezzi, la pensione vicina, la voce meno tonante e due figli che non stanno più con lui. La figlia è lontana chilometri e la sua vita è un’eco, qualcosa che lui ignora, su cui non sa dire.

Quando lei torna, a sorpresa lui estrae dalla busta del supermercato leccornie da picco iperglicemico che non si azzarda a toccare: pur di vedere contenti i figli, la moglie, si espone al sacrificio di desiderare invano. È ancora lui che paga, almeno in casa sua, è lui che sceglie, che offre, concede, che camuffa la timidezza, e neppure con la sbruffoneria; gioca a carte dopo cena con la moglie, loro due da soli, e quando vengono a trovarli i figli li chiamano ancora i ragazzi. Il corpo maschile è padre, lo resta per sempre.

6

(Il bacio sul piede di Gesù, la notte di Natale, lì dove altre labbra si sono poggiate – perduto. Il bacio dato al pezzo di pane, prima di gettarlo nella spazzatura – perduto. Sopravvivono i baci ai cani, pure se lasciano i peli in bocca. E i baci spediti con le dita, per salutare con enfasi. E i baci sulle guance per gli auguri, assieme alla stretta di mano, pure se non si è in confidenza).

Mio padre mi dava il bacio della buonanotte, quando vivevamo insieme, un’abitudine. Ha continuato a darmelo anche da anziano, prima di infilarsi a letto presto, sebbene non dovesse più alzarsi alle tre, alle cinque, per andare al lavoro.

7

Il corpo maschile cammina lento. Indossa calze di filo e pantaloni con le pince. Oppure la tuta. Oppure il pigiama – tanto non esce, non ce la fa. La voce è flebile, la testa glabra. La mente remota.

La figlia cerca foto nella scatola, gliele mostra: ne manca una, sempre quella; soltanto lei lo sa.

Il corpo maschile è padre, e la tenerezza per lui schianta il petto, fracassa le ossa. È un sentimento che non si può tollerare. Il corpo maschile è abbattuto, la figlia ha perso ogni fede.

Si siede sul divano accanto a lui, che è steso. Ha gli occhi chiusi, non dorme. La timidezza è diventata isolamento, astensione. Gli altri, uno sforzo immane.

La figlia gli dà un bacio sulla testa, non è della buonanotte. Il padre non si muove.

La figlia si permette di dargli un bacio sul collo, per la prima volta, sul suo collo si sofferma a respirare.

Sa di bambino, l’amato del mio cuore. È mia madre che lo ha lavato.

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