In principio fu il caos. È sempre così. Nel basket esplose nel 2000. La Fiba Europe non aveva registrato il nome Eurolega e la Uleb (Unione delle leghe europee di basket) decise allora di organizzare il torneo più cool, il migliore, con le migliori squadre della pallacanestro continentale. Lo definirono scisma, ma fu più un big bang. E ha avuto bisogno di tempo prima di trovare equilibrio e conformazione.

Jordi Bertomeu, avvocato catalano, amministratore delegato dell’Uleb, all’epoca parlò di «ispirazione Nba» però «corretta all’europea: perché non si può fare sport, anche professionistico, tagliando le proprie radici». Ne vennero fuori due tornei. Da una parte c’era l’Eurolega con società ammesse di diritto, dall’altra il trofeo rimasto in mano alla Fiba. Così a maggio 2001 il basket ha avuto due campioni d’Europa: la Virtus Bologna nella Uleb e il Maccabi Tel Aviv nella FIBA Suproleague. Ventidue anni dopo l’Eurolega ha assunto un prestigio incalcolabile.

Le cinture della boxe

Se il calcio si interroga sull’anno che verrà, con la Superlega prontissima al primo botto di un Capodanno anticipato, sfogliare la margherita degli altri sport aiuta a farsi un’idea. Non è semplice con la boxe. Da più di cinquant’anni la nobile arte è frastagliata, spezzettata, segmentata. Un florilegio di sigle: WBC, WBA, IBO, IBF, WBO (le principali). Ogni organizzazione assegna i suoi titoli, stila i propri albi d’oro, consegna cinture, promuove la propria immagine. È una selva di ring da cui è complicato tirare fuori il singolo eroe.

L’individualità dello sport aiuta ad alimentare le capacità di organizzazione, ma non è semplice districarsi. Il risultato è che vengono a crearsi dèi del pugilato, figure mitologiche in un Olimpo del guantone multisfaccettato. Le categorie di peso sono una ventina, il numero di campioni del mondo è praticamente incalcolabile. Si parla per funzioni: campione «indiscusso», campione «unificato». Tutto è relativo. A molti basta accumulare cinture, quelli che ogni organismo assegna. Sì, ma quante ne servono per essere il migliore? Ad altri basta prendere la parola e autodefinirsi: «Sono il miglior peso massimo di sempre», ha detto di sé Tyson Fury.

Il rugby

E poi c’è il rugby. La United Rugby Championship, l’ex Pro14, è il vertice del rugby transnazionale, che mette in scena club da Sudafrica, Galles, Italia, Irlanda e Scozia. Il meglio del meglio di questo sport, insomma. Nel 1999, il seme fu piantato quando i campionati scozzese e gallese si fusero per creare un torneo che regalasse più emozioni ai tifosi e sfide più competitive ai giocatori. Più show, più business. Il successo vero esplose nel 2001 quando gli irlandesi chiesero di unirsi al party, dando vita alla Celtic League.

La "Pro14" dell'epoca di fatto mise fine ai campionati nazionali delle squadre coinvolte, abbracciando un unico torneo a forte richiamo di pubblico e buoni contratti tv. Le franchigie sono solide e fisse, accolgono squadre blasonate per i benefici televisivi. Il caso italiano è quello delle Zebre Parma. E dunque: tornei nazionali da una parte, competizioni globali che incantano gli spettatori dall’altra. Il rischio, lo stesso che si teme ora anche nel calcio, è la diminuzione di squadre di seconda fascia, incapaci di tenere testa nella Superlega o di brillare nei campionati nazionali.

Il golf

Anche nel golf non sono mancati gli episodi. Nel 2022 il fondo arabo Pif spezzò il monopolio secolare della PGA creando la LIV Golf e ingaggiando (a suon di quattrini) alcuni dei più famosi golfisti del mondo. Di superlega si parla persino nel padel. E figuriamoci nel ciclismo, che da anni tenta di darsi una nuova organizzazione.

«È ora che finisca la dittatura delle associazioni sportive. Questa è un'ottima notizia per il ciclismo professionistico», ha detto Johan Bruyneel, ex campione belga, oggi dirigente sportivo, dopo la sentenza della Corte Ue. Quello che si vorrebbe mettere insieme è un progetto dal titolo OneCycling, voluto da diverse squadre World. L’ostacolo è uno: l’Unione internazionale che ha in mano l'intero mondo delle due ruote a pedali, l’Uci. Poi però basta una scintilla in Lussemburgo, e tutto rischia di rimescolarsi.

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