Una vittoria per i sostenitori della Superlega, una pesante battuta d’arresto per Fifa e soprattutto Uefa. Ventotto anni dopo la sentenza Bosman che riscrisse il sistema del trasferimento dei calciatori a fine contratto, ieri la Corte di giustizia europea ha dichiarato la sussistenza di un abuso di posizione dominante da parte delle confederazioni calcistiche mondiale ed europea, cambiando il panorama del calcio internazionale, ma in un modo che necessita di essere spiegato con maggiore accuratezza rispetto ai toni trionfalistici di chi appoggia il torneo dei ricchi. Alcuni aspetti della sentenza erano già autoevidenti e non avevano necessità di un pronunciamento giuridico per essere rimarcati, altri segnano effettivamente una novità che rimette in discussione tutto.

Segnatamente, la questione dell’abuso di posizione dominante da parte di Fifa e Uefa, fondato sul diritto di concedere (e negare) l’autorizzazione ai propri club e calciatori riguardo la partecipazione a manifestazioni sportive concorrenti, è sempre stata cosa assodata. Ciò che cambia l’equilibrio è l’affermazione, da parte della Corte, che le minacce di sanzioni contro i club (esclusione dai campionati nazionali) e i calciatori (esclusione dalle rappresentative nazionali) sono contrarie al diritto comunitario. Questo è l’elemento di novità. Su tale elemento si concentra la possibilità che tutto cambi.

Di sicuro è cambiato molto rispetto a un anno fa, 20 dicembre 2022, quando venne pubblicato il parere dell’avvocato generale della Corte, il greco Athanasios Rantos, che andava in tutt’altra direzione. A giudizio di Rantos, nessuno ha mai impedito la formazione di una Superlega europea né avrebbe potuto farlo poiché qualsiasi club è libero di aderire a un’altra manifestazione. A patto di chiedere un’autorizzazione.

Con il rischio di essere escluse dalle loro competizioni, qualora insistessero nel partecipare alle competizioni concorrenti dopo essersi viste negate l’autorizzazione. Secondo l’avvocato Rantos, l’uso della minaccia di esclusione per i club e gli atleti secessionisti sarebbe coerente con la protezione degli interessi delle due confederazioni.

La Corte ha impiegato un anno (tempo di attesa insolitamente lungo) per sostenere una linea diversa e andare anche in controtendenza rispetto a una prassi abbastanza consolidata: quella che vuole i suoi giudizi in linea coi pareri legali ricevuti, in una quota di circa l’80 per cento. Il Telegraph sottolinea che un paragrafo si salva dal disastro, laddove si sottolinea che vi sia legittimità nei regolamenti Uefa e Fifa verso la tutela del merito sportivo.

La formula

Secondo la nuova versione del torneo promessa da A22, la partecipazione sarebbe garantita a 64 squadre, divise in tre categorie: 16 squadre nella Star League e nella Gold League, le altre 32 nella Blue League.

I campionati verrebbero suddivisi in gironi da 8 e ciascuna squadra giocherebbe almeno 14 partite all'anno, ovviamente a metà settimana, in concorrenza con le attuali Champions, Europa League e Conference. Verrà messo in atto un sistema di promozioni e retrocessioni, due tra Star e Gold League, con venti sostituzioni nel gradino più basso della Blue League, con squadre provenienti dai campionati nazionali. Anche il calcio femminile avrà la Superlega, ma con due categorie anziché tre.

Le reazioni

Ovvio che dopo un passaggio del genere si debba parlare di vincitori e vinti. Tra i primi c’è sicuramente Florentino Pérez, presidente del Real Madrid rimasto praticamente da solo a portare avanti il progetto fra i presidenti di club che provarono la sciagurata secessione nell’aprile 2021. In Spagna gli fa da contraltare Javier Tebas, presidente della Liga che continua a negare la possibilità di veder realizzata una Superlega. Chi incassa il colpo più pesante è certamente Aleksander Ćeferin, presidente dell’Uefa.

Il terremoto avviene in casa sua e stavolta i danni potrebbero essere reali, rispetto al brancaleonesco tentativo di due anni e mezzo fa. Il capo del calcio europeo ha fatto rilasciare una breve nota pubblicata dal sito dell’organizzazione, per dire che la sentenza della Corte di Giustizia non sposta di molto i termini della questione e che la confederazione europea continuerà a difendere il modello piramidale e solidaristico del calcio europeo.

Più dura la reazione del governo britannico, che come nel 2021 prende posizione contro la Superlega e tramite un portavoce ha fatto sapere che ai club inglesi sarà impedita la partecipazione alla manifestazione di A22 Sport Management. Una manifestazione di ositilità è giunta anche dall’European Club Association (Eca), che nell’immediato ha rilasciato un comunicato contrario alla Superlega.

«Agiremo in tutte le sedi in difesa del calcio italiano» ha fatto sapere la Figc, la Lega calcio ha preso una posizione simile. Molte federazioni sono in difesa sulla stessa linea. Il ministro per lo Sport Andrea Abodi ha annunciato un incontro tra i grandi paesi europei il 10 gennaio a Bruxelles «per concordare ulteriormente la posizione e sostanziarla. Io credo molto nella collaborazione. Cerco di vedere le opportunità, c’è la necessità di rivedere il baricentro di rapporti e interessi. Prima di arrivare alle estreme conseguenze, c’è un percorso che l’Uefa può fare».

Quanto alle reazioni dei singoli club, destano maggiore interesse quelle dei secessionisti mancati di aprile 2021. Manchester United e Atlético Madrid ribadiscono di essere contrari e il club colchonero, nel comunicato pubblicato sul sito ufficiale, afferma che le norme Uefa bocciate dalla Corte di Giustizia Europea sarebbero già state emendate nel 2022. Un no esplicito è arrivato da Bayern, Inter, Roma, Atalanta.

E prende a circolare la voce su un Andrea Agnelli in pista come commissioner del torneo. Ha subito rotto il silenzio con un tweet nel quale ha citato il motto della Juve («Fino alla fine») e Where the Streets Have no Name degli U2: «Voglio abbattere i muri che mi trattengono. Voglio allungare la mano e toccare la fiamma. Voglio sentire la luce del sole sul mio viso. Voglio ripararmi dalla pioggia velenosa». Infine: «I Love Football». Ha l’aria di una rivalsa.

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