Il ministro del Turismo, Massimo Garavaglia, ha dichiarato «finita» la stagione sciistica dopo che l’ordinanza del ministero della Salute, ha bloccato la riapertura delle piste fino al 5 marzo. La scelta del ministero della Salute è arrivata a un giorno dalla riapertura già prevista dalle ordinanze di Piemonte e Lombardia a causa della situazione epidemiologica legata al Covid-19. Garavaglia ha criticato duramente la scelta del suo collega, Roberto Speranza, dicendo che è «mancato il rispetto per i lavoratori» e chiedendo subito «indennizzi» per migliorare la situazione. 

Fonti da palazzo Chigi hanno confermato che la scelta è condivisa mentre il Cts ha rimarcato la «correttezza» delle sue azioni ricordando che «è la politica a decidere». In un’intervista a Che tempo che fa, Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute, Roberto Speranza,  ha spiegato le motivazioni della scelta dicendo: «Da ottobre sappiamo che gli impianti sciistici non si possono aprire. La Svizzera, che ha pervicacemente tenuto aperti gli impianti, ha introdotto la variante inglese in Europa. Gli sciatori inglesi lo hanno portato lì e da lì si è diffuso. Per noi scienziati è chiaro che non si può riaprire, ma la politica tende a decidere ogni due settimane. Non si può illudere la popolazione che tra due settimane andrà meglio, perché la pandemia dura mesi, anni». 

Cirio: «Un danno enorme»

La spiegazione non è però bastata al presidente del Piemonte, Alberto Cirio che a SkyTg24 ha detto che l'ordinanza sul blocco dello sci ha causato «un danno enorme» per poi aggiungere: «È un anno che gli operatori non lavorano, se avevano ancora dei soldi li hanno spesi per prepararsi a riaprire nel rispetto delle regole che Roma quanto gli aveva dato ed è per questo che siamo rimasti allibiti. Per questo mi rivolgo al neo presidente Draghi perché voglio vedere l'ordinanza di Speranza come ultimo atto del vecchio governo Conte e non posso e non voglio vederlo come primo atto del governo Draghi: a lui chiedo che la tutela di queste imprese e lavoratori passi da parole ai fatti».

Bonaccini: «Non ricapiti più»

Sulla stessa linea anche il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini, che ha detto a Coffee Break, su La7, ch una comunicazione del genere non può essere data «la sera per la mattina». Bonaccini ha poi poi ricapitolato la vicenda dicendo: «Una settimana fa il Cts aveva dato l'ok per far riaprire gli impianti nelle zone gialle e noi abbiamo scritto linee guida ancora più stringenti.

Come presidente della Conferenza Stato-Regioni ho detto no alla riapertura degli spostamenti tra regioni gialle: la stragrande maggioranze dei presidenti era contraria alla riapertura». Il presidente dell’Emilia Romagna ha concluso il suo intervento augurandosi che questa «sia l'ultima volta che si usa questa modalità» e dicendo che i ministri Speranza e Gelmini «hanno convocato il Cts proprio per fare queste riflessioni».  

Forza Italia attacca

Anche il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, ha protestato contro la misura dicendo su Twitter: «Il nuovo governo ascolti il grido di dolore delle imprese sciistiche e turistiche. E adotti tutte le misure, previste anche dalle normative comunitarie, per risarcire e far ripartire un settore sull'orlo del collasso. Cambiare idea all'ultimo è stato un errore». Nel fratempo c’è chi eh agià fatto sapere di non volersi adeguare alle direttive governativa. La stazione di Piana di Vigezzo, 1.720 metri nel Comune di Craveggia (Vco), in alta Ossola ha deciso di rimanere aperta.

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