Giovedì sono stati registrati 993 decessi causati dal Covid-19, il numero più alto dall’inizio della pandemia. Prima di ieri, il record apparteneva al 27 marzo, nel pieno della prima ondata, quando erano stati registrati 969 decessi. Ieri, i morti per il Covid-19 dall’inizio della pandemia hanno così superato i 58 mila.

Questo record non è stato una sorpresa per medici ed esperti, che si aspettavano di assistere al picco delle morti causate da coronavirus proprio in questi giorni. Il numero di decessi dovrebbe iniziare a calare lentamente nei prossimi giorni. Ma ce ne saranno certamente altre migliaia prima della fine dell’epidemia.

Contagi in calo

Gli altri numeri usciti dal bollettino di giovedì non sono così negativi e mostrano che l’epidemia continua a rallentare. I nuovi casi registrati ieri sono stati 23.225, in calo rispetto ai 28 mila di giovedì scorso.

Rimane basso anche il numero di tamponi positivi sul totale dei tamponi effettuati. Sono poco più del 10 per cento, contro il 12 per cento della scorsa settimana. Calano anche i posti occupati in terapia intensiva dai malati di Covid-19, sono 19 in meno, e il numero di persone ricoverate, 682 in meno.

Decessi in crescita

In molti sono perplessi dal fatto che il numero di decessi abbia raggiunto il record proprio mentre l’epidemia mostra un significativo rallentamento. Questa circostanza deriva dal ritardo tra il momento in cui di solito viene identificata la malattia e l’eventuale decesso. Un ritardo che dipende da molti fattori, tra cui quanto presto rapidamente viene fatta la diagnosi, la qualità delle cure mediche che riceve, la sua età e le precedenti condizioni di salute.

Di solito, questo lasso di tempo è pari a circa due settimane. In questi giorni, in altre parole, stiamo assistendo ai decessi delle persone che hanno contratto il virus tra la fine di ottobre e le prime settimane di novembre, quando i contagi crescevano ancora rapidamente e non avevano ancora raggiungere il picco.

Il confronto con marzo

Anche se ufficialmente il numero di morti giornalieri ha superato in questi giorni il record della prima ondata, il confronto tra ciò che succede oggi e quello che accadeva a marzo e aprile andrebbe comunque fatto con molta prudenza.

All’epoca infatti, si facevano molti meno tamponi e quindi si identificavano molti meno casi. Il giorno del precedente record, il 27 marzo, ad esempio, sono stati fatti solo 33mila tamponi, contro gli oltre 226mila di ieri. Identificare meno casi, significava anche registrare meno morti ufficiali per Covid-19, visto che solo chi riceve un tampone viene conteggiato tra i decessi Covid-19.

Nelle regioni più colpite, come la Lombardia, il tampone veniva fatto esclusivamente a chi arrivava in ospedale e quindi non sono state conteggiate migliaia di morti avvenute in casa o nelle Rsa. A Bergamo, ad esempio, si stima che il numero dei morti causati dal Covid-19 sia circa il doppio della cifra ufficiale.

Gli altri paesi

L’Italia nell'ultima settimana ha registrato quasi 12 morti al giorno per milione di abitanti, nel Regno Unito ne sono stati registrati la metà, 6 morti per milione di abitanti, in Francia e Spagna 5, in Germania 4. Tra i grandi paesi europei, l’Italia ha avuto in proporzione la maggior parte dei decessi causati dall’epidemia. Dall’inizio della pandemia, soltanto Spagna e Belgio sono state colpite più duramente.

Alcuni criticano questi confronti sostenendo che diversi paesi registrano i decessi sulla base di diversi parametri e che quindi è difficile il confronto. Ma questa affermazione non sembra essere vera. Il progetto europeo EuroMomo raccoglie i dati di tutti i decessi settimanali che avvengono nei vari paesi membri. Anche sulla base di questi dati, l’Italia continua a registrare un eccesso di mortalità assai elevato rispetto agli altri paesi europei come Francia, Spagna e Regno Unito.

Un’altra critica riguarda la diversa struttura della popolazione di ciascun paese, con alcuni che hanno un più alto numero di persone anziane rispetto ad altri. Ma anche questa affermazione da sola non può giustificare l’elevato numero di decessi che si registra in Italia. Germania e Giappone, per esempio, hanno una numero di persone con più di 65 anni simile a quella italiana (in Italia il 23 per cento della popolazione ha più di 65 anni, in Germania il 21 per cento e in Giappone il 27). Eppure, anche in questo caso, nessuno dei precedenti paesi registra un numero di decessi come il nostro.

 

© Riproduzione riservata