Tra venerdì 25 e sabato 26 febbraio, tre diversi gruppi di scienziati hanno pubblicato online tre studi fondamentali che dimostrano in maniera pressoché conclusiva che la pandemia di Covid-19 ha avuto origine nel mercato del pesce Huanan di Wuhan, in Cina.

Analizzando un’enorme mole di dati, gli studiosi hanno concluso che il coronavirus con ogni probabilità era presente in piccoli mammiferi messi in vendita vivi in quel mercato nel dicembre del 2019, e da questi in due diverse occasioni è stato trasmesso a persone che lavoravano in quel luogo oppure c’erano andate per fare compere. Inoltre, affermano di non aver trovato alcuna prova a sostegno della teoria che il coronavirus sia sfuggito da un laboratorio.

Michael Worobey, biologo molecolare dell’Università dell’Arizona autore di due dei tre studi, dice: «Se osservi i dati nel loro complesso, emerge con chiarezza assoluta che la pandemia è iniziata nel mercato Huanan. Se in una città di 11 milioni di abitanti metà dei primi casi sono collegati a un posto che è grande quanto un campo di calcio, puoi star sicuro che ha avuto origine da lì».

Gli studi non sono stati ancora pubblicati su una rivista scientifica ufficiale e non sono stati ancora sottoposti a revisione da parte di altri scienziati, ma i dati sono inequivocabili. E dovrebbero mettere la parola fine al dibattito infinito su quale sia stata l’origine vera del virus.

C’è chi sostiene che il virus sia stato trasmesso dall’animale all’uomo, e chi invece – in assoluta minoranza – che il virus sia sfuggito dal laboratorio virologico di massima sicurezza che ha sede a Wuhan: con la pubblicazione di questi articoli questa seconda ipotesi diventa sempre più improbabile.

Lo studio cinese

Venerdì 25, un gruppo di scienziati cinesi guidato dal professor George Gao, della Accademia cinese delle Scienze, ha pubblicato un articolo dal titolo Sorveglianza del Sars-CoV-2 nell’ambiente e nei campioni animali raccolti al mercato del pesce di Huanan.

Verso la fine del dicembre 2019, diverse persone che lavoravano in quel mercato avevano sviluppato una misteriosa forma di polmonite. Il 30 dicembre le autorità sanitarie di Wuhan avevano chiesto agli ospedali di riportare immediatamente i nuovi casi di polmonite legati a quel luogo.

In quegli stessi giorni, gli studiosi avevano compreso che quei nuovi casi di polmonite gravissima, spesso letali, erano provocati da un nuovo coronavirus, simile a quello che nel 2002 aveva causato l’epidemia di Sars, e che aveva fatto 774 morti.

Gli scienziati poi avevano scoperto che quel coronavirus aveva avuto origine nei pipistrelli, da questi era stato poi trasmesso ad alcune specie di mammiferi, e infine da questi all’uomo. Temendo che stesse accadendo qualcosa di simile, il primo gennaio 2020 le autorità sanitarie cinesi hanno ordinato la chiusura del mercato di Huanan.

Una pattuglia di poliziotti di Wuhan, protetti da tute ermetiche, ha sigillato il mercato e ha sanificato le gabbie degli animali, mentre una squadra di scienziati – quelli che poi hanno redatto lo studio pubblicato lo scorso febbraio – prelevava campioni a tutto spiano: dagli animali in vendita – polli, serpenti, pangolini, cani procioni, volpi – dalle gabbie in cui venivano custoditi, dalle bancarelle dei venditori, dai muri, dai servizi igienici, dagli scarichi delle fogne.

Nel loro studio, gli scienziati cinesi, sui 1.380 campioni totali, hanno trovato il virus in 73 dei campioni provenienti dalle superfici e dalle fogne del mercato, ma non in quelli prelevati dagli animali in quel momento in vendita. I coronavirus rilevati appartenevano ai due ceppi originari del virus, denominati A e B.

Il primo studio americano

Un giorno dopo i cinesi, il 26 febbraio, un gruppo di scienziati americani, guidati dal professor Michael Worobey e dal professor Kristian Andersen, ha pubblicato un articolo dal titolo Il mercato Huanan è stato l’epicentro dell’origine del SARS-CoV-2. Per le loro ricerche, gli studiosi hanno utilizzato metodi di analisi spaziale e genetica.

Per prima cosa il professor Worobey e i suoi colleghi hanno tracciato su una mappa il domicilio dei primi 156 pazienti affetti da Covid rilevati a Wuhan a dicembre 2019, e si sono resi conto che praticamente tutti si disponevano all’interno di una circonferenza con un raggio di tre chilometri, al cui centro stava il mercato Huanan.

Poi, i ricercatori hanno mappato i casi rilevati in gennaio e in febbraio: per farlo hanno usato dati raccolti da Weibo, un social media cinese che aveva creato un canale speciale per persone affette dal Covid che cercavano aiuto.

I 737 casi tracciati attraverso Weibo si concentravano lontano dal mercato, in quartieri della città di Wuhan abitati soprattutto da anziani. Questo andamento spaziale suggerisce che l’origine del focolaio epidemico sia stato il mercato, e da qui si sia diffuso nel resto della città.

Inoltre, riesaminando i dati dei loro colleghi cinesi, gli studiosi americani hanno tracciato una mappa del mercato sulla quale hanno indicato il luogo ove erano stati prelevati i campioni positivi al coronavirus, e hanno scoperto che si concentravano nell’angolo sud-ovest, quello in cui si raccoglievano i venditori di mammiferi selvatici vivi, quali pangolini, volpi, e cani procioni, che si sa possono essere ospiti potenziali del coronavirus.

Infine, gli studiosi hanno condotto una analisi genetica dei campioni prelevati da tredici dei primi pazienti affetti dal Covid nel dicembre 2019 a Wuhan, e hanno scoperto che undici di loro erano infettati dal ceppo B, e solo due dal ceppo A del coronavirus.

I pazienti infettati dal virus di tipo B avevano un collegamento diretto col mercato del pesce di Huanan, cioè ci lavoravano o lo avevano frequentato, mentre i due infettati dal virus A non avevano nessun legame col mercato.

Il secondo studio americano

Nella stessa giornata di sabato 26 febbraio, un secondo gruppo di studiosi americani, sempre guidati da Michael Worobey, ha pubblicato un articolo dal titolo L’epidemia di Sars-CoV-2 ha avuto origine da almeno due eventi zoonotici.

Gli scienziati hanno condotto un’approfondita analisi genetica sui campioni prelevati da 787 dei pazienti cinesi affetti dal Covid tra dicembre 2019 e febbraio 2020 residenti a Wuhan.

Studiando le mutazioni apparse nel corso dell’evolversi dell’epidemia, hanno redatto una specie di albero genealogico del virus. Così, hanno scoperto che il virus si è molto presto diviso in due ceppi principali, denominati A e B.

Esaminando le mutazioni presenti in ciascun ceppo, i ricercatori hanno concluso che ognuno di essi si è originato in un animale portatore diverso, e da questo si è trasmesso all’uomo.

Il ceppo B è passato da un animale non ancora identificato all’uomo verso la fine di novembre e l’inizio del dicembre 2019, mentre il ceppo A è passato da un animale non ancora identificato all’uomo qualche settimana più tardi.

Gli studi condotti sinora dimostrano che il ceppo B è stato trasmesso all’uomo all’interno del mercato di Huanan. Ma il professor Worobey e i suoi colleghi hanno anche scoperto che i primi due pazienti affetti dal virus del ceppo A risiedevano nei pressi del mercato, e gli scienziati cinesi hanno rilevato la presenza del coronavirus del ceppo A su un guanto raccolto all’interno del mercato. Quindi, con ogni probabilità entrambi i ceppi del coronavirus sono passati dall’animale all’uomo all’interno del mercato del pesce di Huanan.

Alcuni studiosi, come il professor Jesse Bloom, virologo del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle, sostengono che manchi ancora la prova definitiva che il virus sia passato da un animale all’uomo proprio in quel mercato, e che l’idea di due eventi separati di spillover, cioè di passaggio dall’animale all’uomo, sia difficile da accettare.

È giusto avere dubbi. Ma le buffe teorie del complotto, come quella del virus creato in laboratorio, lasciamole ai cospirazionisti, mentre la scienza lasciamola fare agli scienziati, perché solo loro ci daranno le risposte giuste.

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