Da un report di Openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini emergono dati nuovi sul peggioramento del benessere psicologico dei più giovani. La pandemia di Covid ha creato più disturbi che influiscono anche sulla vita adulta
Sempre più adolescenti vivono profonde e spesso invisibili fragilità psicologiche. Sono 42 milioni gli anni di vita in salute che potrebbero essere persi dagli adolescenti nel mondo entro il 2030 a causa dei disturbi mentali o del suicidio, 2 milioni in più rispetto al 2015. È solo uno dei dati rilevati da un report realizzato con i contenuti dell’Osservatorio povertà educativa, realizzati da Openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini nell’ambito del fondo per il contrasto della povertà educativa minorile.
Dati in peggioramento
Ci sono quattro dimensioni principali per misurare la salute mentale: ansia, depressione, perdita di controllo comportamentale o emozionale e benessere psicologico. L’Istat si serve di questi fattori per fornire un indice della salute mentale, che varia tra 0 e 100. Più il numero è alto, più c’è benessere psicologico.
Servendosi di questo indice il report mostra come da dopo la pandemia di Covid-19 si riscontri un netto peggioramento nella salute dei più giovani, tra i 14 e i 19 anni. Tra 2020 e 2021 si è passati dal 73,9 al 70,3: significa che la salute psicologica media degli adolescenti è calata di tre punti in un solo anno. Il 2022 ha registrato un leggero miglioramento, subito perso l’anno dopo che ha avuto un indice Istat di 71.
Nel 2024 si è arrivati al 71,8 segnando un dato positivo ma sempre sotto i livelli pre-pandemici. Una recente ricerca della commissione Lancet sulla salute degli adolescenti, prevede che entro il 2030 un ulteriore peggioramento.
I disturbi psicologici sono un fenomeno multifattoriale ma quello del Covid è stato «un fattore unico per tutti», dice Maria Rita Parsi, psicologa e psicoterapeuta, attuale componente dell'Osservatorio nazionale per l'infanzia e l'adolescenza. «Tutti insieme abbiamo sperimentato la madre di tutte le angosce, la morte. Nelle case si è instillata la paura del contagio fisico, che qualcuno vicino a noi si ammalasse», prosegue Parsi, «ma ancora di più ha influito il contagio emotivo, l’ansia collettiva». I giovani con questa angoscia e privi dei rapporti quotidiani della scuola e degli amici «hanno trovato rifugio nel mondo virtuale».
Un problema di cui si parla male
Come sottolinea il report Non sono emergenza, il problema del benessere psicologico di giovani e adolescenti è ormai al centro del dibattito pubblico, ma ci sono ancora alcuni limiti nel modo di affrontarlo.
In primo luogo, troppo spesso si utilizza una retorica emergenziale diffusa che tende a descrivere in maniera troppo semplice la condizione dei giovani, trascurando la situazione nella sua reale complessità.
Un secondo problema emerge invece nel momento in cui si devono utilizzare dei dati a supporto del fenomeno. Non esistono ancora infatti numeri a sufficienza per descrivere la situazione in modo sistematico e che permettano di mostrare il fenomeno nella sua complessità e multifattorialità. Dipendenze, comportamenti a rischio, violenze e ritiro sociale sono solo alcuni degli elementi chiamati in causa.
Ecco perché Con i Bambini ha selezionato e finanziato 51 progetti per analizzare e intervenire sul tema del disagio psicologico nei più giovani.
L’adolescenza è una fase cruciale
«L’etimologia di adolescenza è “colui che si sta nutrendo” mentre l’adult.o è colui che si è già nutrito», dice la vicecoordinatrice di Con i Bambini, Simona Rotondi. «Il lato positivo è che si tratta di una fase dove tutto è ancora risolvibile – prosegue – quello negativo è che ci si può nutrire male e creare danni permanenti».
Secondo il report, tre quarti dei disturbi mentali che durano tutta la vita insorgono prima dei 24 anni. Nel 2021, nel pieno della pandemia, Unicef, anticipando i peggioramenti, ha dedicato il rapporto su La condizione dell’infanzia nel mondo proprio alla questione della salute mentale tra i minori. Nel testo si evidenziava come a livello globale più di un adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convivesse con un disturbo mentale diagnosticato.
Nell’immediato questo influisce negativamente sulle relazioni sociali, il rendimento scolastico o l’uso del mondo digitale. Ma gli effetti possono essere dannosi soprattutto nel lungo periodo, con riscontri anche nella vita adulta.
La fase adolescenziale è un periodo di crescita cruciale per le capacità cognitive, un momento di formazione dell’individuo in cui si cristallizzano abitudini e modelli comportamentali che resteranno per tutta la vita. «È un momento di sintesi e di passaggio, è come nascere una seconda volta», dice Parsi. «Se nell’infanzia si forma il carattere – prosegue – è nell’adolescenza che si sviluppa la personalità e l’autonomia di pensiero, di scelta e nei rapporti».
Dove e come intervenire
Nel report di Openpolis con l’impresa sociale Con i Bambini, si sottolinea la necessità di migliorare la condizione degli adolescenti tramite politiche multisettoriali in grado di coinvolgere ambiti diversi, dal sociale, al sanitario passando anche per l’educativo.
«Il problema fondamentale è spesso la mancanza di figure adulte credibili e autoritarie che spesso oscillano tra l’eccessivo controllo e la mancanza di regole chiare», dice Rotondi. Tutto questo secondo la vicedirettrice crea un’insicurezza cronica negli adolescenti. A questo si aggiungono modelli culturali e di immagine irraggiungibili così come un sistema scuola stressante e fondato sulla prestazione. Ma è proprio dalla scuola che si deve ripartire. Anche secondo Parsi è questo il punto fondamentale capace di unire tutti. «La scuola deve restare aperta tutto il giorno ed è lì che si deve investire, li devono stare i formatori. Penso sia l’unica forma di prevenzione reale, capace di intercettare i disagi di giovani e genitori, che farebbe risparmiare alla società miliardi». «Gli strumenti li abbiamo già» conclude «dobbiamo solo imparare a usarli bene». Ecco perché Con i Bambini si impegna nella formazione degli insegnanti e dei genitori, fornendo ai ragazzi anche spazi aggregativi capaci di sviluppare socialità e protosocialità dove al centro c’è la cura dell’altro. «Per aiutare i ragazzi è necessario aiutare tutto il sistema per creare una rete di protezione efficace», conclude Rotondi.
Serve però poter disporre di una mole di dati maggiore, che descriva realmente la condizione territoriale e permetta di misurare l’ampiezza del fenomeno non solo su scala globale ma anche e soprattutto locale. Un processo ancora più necessario per l’Italia dove vivono più di 5 milioni di adolescenti tra gli 11 e i 19 anni. Significa poco meno del 9 per cento dei residenti totali nel paese. La provincia dove ne vivono di più è Crotone, con un residente su 10 adolescente.
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