Ogni quattro anni la magia del curling, esplosa nel 2006 alle Olimpiadi invernali di Torino, si ripete. A Pechino è accaduto qualcosa di inatteso: i Giochi sono stati illuminati dal doppio misto italiano formato da Stefania Constantini, di Pieve di Cadore, classe 1999 che gareggia per le Fiamme Oro, e da Amos Mosaner, di Trento, classe 1995, in forza all’Aeronautica militare – allenatrice Violetta Caldari; preparatore atletico Andrea Cardone.

Il curling è nato in Scozia durante il medioevo. Due squadre si sfidano su un fondo ghiacciato facendo scivolare (rilascio) pesanti stones di granito levigato verso una “casa” contrassegnata da tre anelli concentrici.

È uno sport complesso. Richiede intesa di squadra, tattica e strategia, elaborate ad alta voce nel corso della gara; poi le qualità dei singoli: preparazione atletica, tecnica sopraffina, precisione chirurgica, altissima sensibilità, nervi d’acciaio, polso fermo, occhio attento agli angoli e alle geometrie.

I movimenti devono essere rapidi e armonici: l’atleta scivola con una mano che impugna la stone e con l’altra la scopa – lo stesso oggetto utilizzato dal compagno per scaldare il ghiaccio al fine di indirizzare traiettoria e velocità. Una partita si disputa su 8 end (tempi), per una durata complessiva di circa due ore.

Il sito della World Curling Federation – sede a Perth (Scozia) – ci ricorda che il curling è uno sport praticato da atleti che agiocano per vincere, mai per umiliare gli avversari. Un vero curler in nessun caso cerca di distrarre i rivali, né di impedire loro di giocare al meglio, e preferirebbe perdere piuttosto che vincere ingiustamente. Lo spirito del curling richiede sportività, gentilezza e una condotta onorevole».

L’origine scozzese del gioco trova il suo apice nel broomstacking: in origine i curlers dopo la gara poggiavano le loro scope di saggina davanti al fuoco e i vincitori offrivano agli avversari il primo giro di bevande. La tradizione à sempre viva.

Il percorso dell’Italia

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Il duo italiano ha vinto le prime nove gare del girone di qualificazione: Usa (8-4); Svizzera (8-7 all'extra end); Norvegia (11-8); Repubblica Ceca (10-2); Australia (7-3); Gran Bretagna (7-5); Cina (8-4); Svezia (12-8) e Canada (8-7 all'extra end).

Epica la vittoria contro la Gran Bretagna dei temibili atleti scozzesi, campioni del mondo. Nel settimo tempo, punteggio 4 - 4 Stefania Constantini fa scivolare l’ultima stone: tre punti. 7-5 il risultato della gara.

Contro la Svezia (in cui milita Oskar Eriksson, l’uomo più medagliato nel curling mondiale), nel sesto end, sul 3-5, Constantini con l’ultima stone conquista cinque punti. Nell’ultimo tempo, punteggio 8-8, la Svezia piazza la stone che la condurrebbe alla vittoria della gara. Constantini si appresta all’ultimo rilascio. A chi non tremerebbe il polso? E invece: gioco di sponde; la stone svedese scivola via; quella italiana si posiziona perfettamente. Quattro punti: 12-8 finale.

Contro il Canada – che ha 1,3 milioni di praticanti, a fronte dei circa 500 in Italia – 5-7 all’ottavo tempo: «ben finita, buona» sono le parole concitate della nostra atleta che accompagnano l’ultima stone: due punti, e parità. Il successivo extra end consegnerà la vittoria 8-7 all’Italia e lo sconforto al popolo canadese, testimoniato con enfasi dai media locali.

Nel primo tempo di Italia-Cina Constantini con la penultima stone ottiene quattro punti – che rimarranno tre dopo l’ultimo rilascio cinese. Sul 4-1 l’atleta compie un miracolo: centra una stone italiana che a sua volta spazza quella cinese, ribaltando il risultato. Le maggiori emozioni, che si congiungono al gesto tecnico strepitoso, sono regalate dal gioioso «Siii, Siii» che accompagna la stone, e dal sorriso di una giovane italiana di ventidue anni: un misto tra dolcezza, determinazione e forza interiore.

In semifinale la Svezia viene regolata con un perentorio 8-1. Rimane l’ultimo atto: a sfidare l’Italia i vice-campioni del mondo della Norvegia. Constantini e Mosamer alla fine del primo end sono in svantaggio: 2-0.  I due giovani dimostrano saldezza di nervi. Si portano sul 6-2 e poi sul 7-5 nel settimo tempo. L’ultimo end è un capolavoro di tattica.

La “casa” viene tenuta sgombra per evitare pericolosi accavallamenti. Con l’ultimo rilascio l’atleta norvegese conquista due punti – quelli necessari per giungere all’extra end. Nelle mani di Stefania Constantini una stone pesantissima: con un rilascio magistrale riesce a spazzare via le due norvegesi e posizionare al centro quella rivestita con il (virtuale) tricolore: 8-5 e medaglia d’oro alle Olimpiadi dopo undici vittorie consecutive – record assoluto. Nel rispetto delle regole etiche del curling la gioia dei due azzurri è contenuta.

La stella Constantini

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Raggiungiamo Adriano Lorenzi, ex atleta e ora allenatore presso la Scuola Curling Cortina. «Stefania è una ragazza d’oro, umile, disponibile, tenace, sicura di sé. Durante la pandemia si è allenata da sola per ore e ore. I risultati di Pechino sono un miracolo. Da quaranta anni aspettiamo lo stadio del curling; lei si prepara su piste che hanno un ghiaccio inadeguato rispetto agli standard richiesti a livello internazionale».

Chissà se dopo questa vittoria strepitosa Stefania Constantini potrà mai allenarsi nel nuovo stadio di Cortina d’Ampezzo.

Il filmato del punto giocato dalla giovanissima Stefania Constantini sul 4-1 contro i padroni di casa della Cina – impreziosito dall’audio della voce consapevole di aver compiuto un gesto tecnico perfetto e dalle immagini del sorriso composto, emozionato e radiante –, dovrebbe essere trasmesso in tutte le scuole di management e di leadership ed essere inserito nei video istituzionali che promuovono il nostro paese nel mondo: testimonianza e memoria della forza interiore, della tenacia e della bellezza degli italiani.

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