L’Ama, l’azienda pubblica del comune di Roma, non vuole fare a meno delle aziende di famiglia dell’imprenditore a processo con il boss pentito Riccardo Agostino, componente di spicco del clan mafioso Di Silvio. 

Pochi giorni fa, Domani scopre che, lo scorso aprile, l’Ama aveva affidato la proroga di un appalto per sei mesi alle ditte Del Prete, gestite dai genitori, ma riconducibili a Raffaele Del Prete stando alle ricostruzioni degli inquirenti. Il valore della proroga è di un milione e 300 mila euro. 

La municipalizzata dei rifiuti, tramite l’ufficio stampa, aveva chiarito che «come risulta dalle procedure pubbliche, le aziende in questione si sono aggiudicate i servizi attraverso gare pubbliche gestite dalle precedenti amministrazioni».

Non è così. Pochi giorni fa, è stato pubblicato l’esito di una gara, avviata sotto la precedente amministrazione, ma gestita totalmente dal nuovo quadro dirigenziale dell’azienda. Non solo, quando abbiamo posto le nostre domande la municipalizzata era già al corrente di questa nuova assegnazione. 

Cosa si aggiudicano questa volte le ditte riconducibili a Raffaele Del Prete? Sempre la raccolta dei rifiuti attorno al cassonetto. In pratica, lo scorso aprile aveva avuto la proroga dell’appalto, assegnato nel 2018, che sarà in vigore fino al dicembre 2022 e, in questi giorni viene pubblicata l’aggiudicazione di tre lotti su tre della gara per la raccolta dei residui della pulizia stradale per altri due anni, una torta da quasi 5 milioni di euro. 

Il contratto di appalto viene aggiudicato il 10 giugno, l’esito viene pubblicato il 15 luglio 2022, due giorni dopo la nostra prima inchiesta.

Il provvedimento di aggiudicazione definitiva è firmato dal direttore generale Andrea Bossola (imputato per disastro ambientale per il suo ex ruolo in Acea). 

L’imprenditore tra Lega e clan

Le aziende della famiglia Del Prete sono due. Si chiamano Del Prete srl e Del Prete Waste Recycling S.r.l e si occupano di rifiuti firmando appalti con i comuni e le aziende municipalizzate, tra i clienti di Ama da decenni.

Ma qualcosa cambia a partire dal 2017 quando Del Prete viene arrestato in un’inchiesta dove emerge un quadro di «corruzione nella gestione della cosa pubblica che coinvolgeva a vario titolo sia funzionari pubblici locali che imprenditori privati».

L’imprenditore decide di patteggiare una pena di tre anni e tre mesi di reclusione con l’interdizione dai pubblici uffici di 5 anni. La corruzione riguardava illegittime proroghe dei contratti alle ditte di Del Prete in cambio del pagamento di mazzette a funzionari pubblici, la turbativa d’asta riguardava una gara, indetta dalla Cisterna ambiente spa.

Gli investigatori hanno continuato a indagare e, nel luglio 2021, Del Prete è finito ai domiciliari con l’accusa di voto di scambio politico mafioso.

Secondo la distrettuale antimafia capitolina, Del Prete avrebbe assoldato Riccardo Agostino, boss poi pentito del clan mafioso Di Silvio che, dietro il versamento di 45mila euro, avrebbe procurato «voti alla lista Noi con Salvini e al capolista candidato Matteo Adinolfi (oggi parlamentare europeo della Lega, ndr)» in occasioni delle comunali di Latina del 2016.

Del Prete è a processo, con giudizio immediato, con Emanuele Forzan, suo collaboratore. Forzan avrebbe avuto un ruolo chiave nella vicenda, nella Lega è impegnato in regione Lazio, dal 2018 lavora al fianco del capogruppo della Lega in consiglio regionale, Angelo Tripodi, colonnello del partito. Nella galassia imprenditoriale di Del Prete, i leghisti fanno spesso capolino. Adinolfi, che risulta indagato per voto di scambio politico mafioso e si dichiara estraneo alle accuse, è stato sindaco fino al 2018 nella società Del Prete waste recycling. 

Anche il deputato Francesco Zicchieri, totalmente estraneo all’indagine, è stato vicino a Del Prete e, nel 2016, è stato dipendente nella Del Prete Waste. 

Il pentito Riccardo Agostino dice di Del Prete che «è un corrotto da quindici anni. È amico intimo di Di Silvio Armando detto “Lalla”». 

Accuse respinte dalla difesa di Del Prete e che dovranno essere riscontrate e sottoposte al vaglio del tribunale dove è in corso il processo. 

Gli altri appalti

Ma tutti questi elementi, il patteggiamento con la turbativa di una gara per favorire proprio le aziende di famiglia, l’imputazione per il reato di scambio politico mafioso, non suggeriscono all’Ama l’esclusione delle aziende?

La risposta è nella decisione di assegnare un altro appalto da 5 milioni di euro. Raffaele Del Prete non compare nelle imprese, dalla Del Prete srl esce da socio nel 2018 anche se dopo il patteggiamento, in un’occasione, viene delegato a rappresentare le aziende, amministrate dai familiari.  

Ma non è l’unico appalto. La galassia Del Prete fa parte del consorzio di imprese che, nel 2021, si è aggiudicato 4 lotti su 4 della gara per la raccolta degli ingombranti per un valore di 9 milioni di euro. Così come la sola Del Prete, nel 2019, si è aggiudicata l’appalto, da mezzo milione di euro, per lo smaltimento dei rifiuti cimiteriali. Del Prete gestisce anche, affidatario di due lotti su quattro, il trattamento e la valorizzazione degli scarti provenienti dalla raccolta differenziata, in particolare metalli e plastiche. 

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