La morte di Silvio Berlusconi lascia un vuoto enorme nel centrodestra, scompare un protagonista della vita politica e imprenditoriale degli ultimi decenni, ma anche un uomo generoso, molto generoso. Il funerale del quattro volte presidente del Consiglio lascia orfani decine di fortunati, uomini e donne che dovrebbero ringraziare il munifico presidente che li ha riempiti di prebende e regalie.

Tra questi ci sono anche depositari di verità indicibili che hanno diligentemente preferito il silenzio e scelto la strada dell’ossequio al capo che non li ha mai dimenticati. Per alcuni resta amico e benefattore impareggiabile. 

Fratello Marcello

Tra tutti c’è Marcello Dell’Utri, una vita spesa al suo fianco, prima nell’avventura imprenditoriale e poi quella politica, tranne un periodo breve di incomprensione che aveva costretto il fido Marcello a trasferirsi alla corte di Filippo Alberto Rapisarda, imprenditore in buoni rapporti con uomini di cosa nostra. Un tradimento breve, per il resto Dell’Utri c’è sempre stato nella parabola imprenditoriale e politica di Berlusconi, è proprio Marcello a portagli in dote il boss Vittorio Mangano per garantirli protezione e a suggerirgli, a cavallo tra il 1993 e il 1994, la discesa in campo.

Quando frequentazioni e rapporti diventano un processo penale con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, Dell’Utri affronta la sua via crucis in religioso silenzio senza mai dire nulla su Berlusconi che, nella sentenza definitiva di condanna, viene citato per le dazioni di denaro a cosa nostra, ma è estraneo a ogni pendenza giudiziaria.

E Berlusconi non dimenticherà mai l’amico coprendolo di soldi, Domani ha ricostruito l’accordo segreto, stipulato nel 2021, per garantirgli un vitalizio da 30 mila euro al mese, ora Dell’Utri dovrà capire come fare dopo la morte del suo dante causa e finanziatore. Negli anni, il fido Marcello ha ricevuto una barca di soldi, a partire dai miliardi dei primi anni novanta fino agli otto milioni di euro nel 2011, quasi 3 milioni di euro nel 2012 ai quali bisogna aggiungere i quasi 16 milioni di euro alla moglie dell’ex senatore. Negli anni successivi piovono altri denari fino all’accordo per il vitalizio che libera Berlusconi, e le casse delle aziende, dalla zavorra Marcello. 

Elargizioni che sono frutto di amicizia sincera e non di bieca utilità. Negli atti dell’indagine di Firenze si sospettano altre ragioni, ma si tratta di teoremi e fango come sostengono i fedelissimi del fu capo di Forza Italia. «Guarda a Berlusconi cosa gli sta mangiando. Perché lui è l’unico che sa... Ti rendi conto che ci sono 70 conti esteri, tutti che fanno riferimento a Dell’Utri?», diceva Emilio Fede, nel 2004 aggiungendo: «Dell’Utri era praticamente quello che investiva... Chi può parlare? Solo Dell’Utri». Parole in libertà, l’allora avvocato di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, si era affrettato a precisare: «Fede ha escluso di essere a conoscenza di fatti illeciti che coinvolgano Silvio Berlusconi e Marcello Dell’Utri e soprattutto ha smentito di sapere dell’esistenza di conti all’estero intestati al mio cliente».

Un menestrello e le oggettive

Non c’è solo Dell’Utri nel lungo elenco di beneficiari della generosità dello scomparso ex presidente del Consiglio. Di tanto in tanto alcuni dei destinatari delle elargizioni sono diventati protagonisti di vicende giudiziarie nelle quali i pubblici ministeri contestavano a Berlusconi sospettando la corruzione dei testimoni e per quest’ultimi anche la falsa testimonianza, ma è finita con una raffica di assoluzioni. 

Lo scorso novembre Berlusconi e il suo cantore, Mariano Apicella, sono stati assolti dall’accusa di corruzione, si è prescritto per il menestrello anche il reato di falsa testimonianza. I magistrati romani, il processo è nato da quello principale sul bunga bunga istruito dai pm milanesi,  avevano contestato i versamenti che si sono protratti dal novembre 2011 fino al gennaio 2016, anni nei quali Apicella ha ricevuto 3.100 euro al mese «per un ammontare complessivo non inferiore a 157.500 euro», dal conto corrente intestato da Silvio Berlusconi.

Sarebbe stato il prezzo della corruzione per negare o dire il falso sulle notti del bunga bunga, ma l’accusa della procura è stata cancellata dai legali di Berlusconi che hanno dimostrato un dato inequivocabile: quelle elargizioni iniziano molto prima dell’indagine sul circuito prostituito di Arcore. Anche a Milano l’ex presidente del Consiglio ha dovuto patire lo stesso calvario, l’esito giudiziario è stato il medesimo, anche se sull’assoluzione in primo grado è pesata una interpretazione giuridica sulla posizione delle testimoni. Resta il medesimo dato, l’ex presidente del Consiglio ha pagato e tanto, la lista delle beneficiarie è lunga. 

«La corte di Cassazione riteneva provata l’attività prostitutiva svolta da El Mahroug con riferimento alla sinallagmaticità dell’attività sessuale svolta dalla ragazza in favore di Berlusconi e ai compensi in denaro da costui erogati in favore della giovane in occasione delle varie serate nelle quali la stesa si trovava in Arcore», si legge nella sentenza d’appello bis che ha confermato le condanne per Nicole Minetti ed Emilio Fede, risalente al 2018. 

Soldi, regali, promesse di lavoro, utilità che sono stati elargiti alle olgettine alle quali Berlusconi, per il tramite di Minetti, pagava anche un alloggio. Giovani che frequentavano Arcore e chiedevano sempre di più all’allora primo ministro, esponendo ruolo e carica al rischio ricatto.

Un dato che addirittura è stato evidenziato dagli stessi avvocati dell’ex cavaliere quando in aula, nel processo Ruby ter, per smontare la tesi della procura, hanno sostenuto che non ci sarebbe stato nessun "germoglio" di un presunto accordo corruttivo tra l’ex premier e le ragazze, a cui il leader di Forza Italia ha dato soldi «come ristoro» per i danni dello scandalo mediatico e che, poi, in alcuni casi hanno pure tentato di ricattarlo.

Nel marzo 2022 era toccato al consulente della difesa, il commercialista Andrea Perini, ricostruire i movimenti bancari di Berlusconi a partire dai quattro milioni versati, negli anni, alle olgettine come una delle tanti voci di spesa dell’ex presidente del Consiglio, non certo una provvista corruttiva.

Così il professionista ha ricordato i quasi nove milioni versati in quegli anni anche a chi nulla aveva a che fare con il processo: 24 mila euro a Marta Fascina, tre milioni di euro all’infermiera della madre, soldi anche alla fondazione Craxi, al Popolo delle libertà (come farà dopo anche con Forza Italia), un milione di euro sarebbe andato al conduttore Marco Columbro e poi parrocchie ed  enti benefici. Dazioni che, per la difesa, dimostrerebbero l’intento altruistico di Berlusconi, non certo corruzione come contestato dalla procura unicamente per i versamenti alle olgettine. 

Gli altri grazie

Ma è infinita la lista di chi dovrà rinunciare a introiti, regali, compensi legittimi, a partire dallo stesso pool di avvocati e professionisti che hanno seguito, in questi anni, Silvio Berlusconi. Ci sono anche beneficiari sconosciuti, svelati da questo giornale, come la signora Julinda Llupo, classe 1987 nata a Tirana, in Albania, che ha ricevuto dall’ex primo ministro 70 mila euro nel 2020 suddivisi in nove versamenti. Una vicenda emersa grazie a una segnalazione sospetta della Uif, l’ufficio antiriciclaggio di Banca d’Italia, che non ha avuto esiti giudiziari. 

I legali di Berlusconi, in quell’occasione, avevano confermato le movimentazioni ricordando che, negli ultimi anni, di soldi il presidente ne aveva movimentati tanti, circa quaranta milioni di euro elargiti a fortunati beneficiari. Una fortuna svanita con la morte del caro Silvio. 

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