Dopo la cabina di regia di mercoledì con i rappresentanti dei partiti, ieri pomeriggio il Consiglio dei ministri ha approvato il ddl Concorrenza. La delega dovrà andare in parlamento ed essere approvata, poi il governo avrà sei mesi di tempo per approvare i decreti delegati. Dal testo della legge, composto da 32 articoli, sono state eliminate le questioni politicamente più spinose, relative alle concessioni balneari e agli ambulanti.

È stata cancellata anche la norma sui notai, che avrebbe consentito di superare la limitazione alla provincia di appartenenza, dando ai professionisti la possibilità di esercitare in tutta Italia. I dubbi sollevati da alcune forze politiche, preoccupate dall’eventualità che i notai puntassero sulle zone più redditizie lasciando quelle più modeste, ha spinto il premier Draghi ad abbandonare la norma. Nonostante le trattative tra i partiti, il disegno di legge tocca molti settori.

Concessioni balneari

Per il momento non ci sarà la liberalizzazione delle licenze per ambulanti e stabilimenti balneari. La direttiva europea Bolkestein, che dal 2006 obbliga a bandire gare per concedere beni pubblici come le spiagge nazionali, in Italia non è mai stata applicata. Ora il governo fa un primo passo in questa direzione decidendo una mappatura: si ricostruirà chi gestisce cosa, da quanto tempo e pagando quale cifra allo stato.

I decreti attuativi dovranno poi creare una banca dati sempre aggiornata. La norma è un compromesso tra le pressioni della Lega, che ha difeso la categoria, e quelle dell’Unione europea, che chiedeva un’operazione trasparenza. Discorso analogo va fatto per gli ambulanti: sempre per volontà della Lega, la liberalizzazione delle loro licenze è stata stralciata dal disegno di legge.

Trasporti locali

Si è trovata un’intesa sui tassisti e sui mezzi che prevedono il noleggio con conducente. Il settore sarà adeguato alle esigenze di mobilità dei clienti e alle piattaforme tecnologiche «che permettono un’interconnessione tra passeggero e conducente». Il governo promuoverà la concorrenza «per stimolare standard qualitativi più elevati». In favore dei tassisti già operativi saranno invece ridotti gli adempimenti amministrativi e verrà semplificata la normativa «sui vincoli territoriali, le tariffe e i sistemi di turnazione». Così facendo, l’esecutivo si adegua alla giurisprudenza della Corte costituzionale.

Viene inoltre limitato il potere di comuni e regioni di affidare i trasporti pubblici con chiamata diretta, dopo che Corte dei conti e Antitrust hanno denunciato che gli affidamenti con gara, nel 2019, sono stati 878 su 14.626. Con un decreto legislativo, il governo regolerà «le modalità di affidamento e di gestione dei servizi pubblici, nel rispetto dei princìpi di proporzionalità e ragionevolezza».

Gestione dei rifiuti

Il ddl Concorrenza spezza la gestione integrata dei rifiuti: recupero e smaltimento entreranno nel libero mercato, per evitare che un solo imprenditore monopolizzi l’intero ciclo. Si dà poi il via libera a impianti avanzati per lo smaltimento dei rifiuti. La legge prevede che qualora l’autorità competente non garantisca i permessi, cioè se non licenzia «l’autorizzazione integrata ambientale e il procedimento unico», il governo possa subentrare nei poteri attraverso un commissario.

Nomine sanitarie

Il governo fa un passo verso criteri più equi per quanto riguarda la nomina dei dirigenti medici. La commissione esaminatrice non presenterà più una terna di candidati al direttore generale: redigerà invece una graduatoria (in base a curricula e profilo professionale) e il dg dovrà nominare chi ha il punteggio più alto. In caso di dimissioni del dirigente, il sostituto sarà individuato scorrendo la graduatoria. I curricula dei candidati e i criteri di attribuzione del punteggio «saranno pubblicati sul sito dell’ateneo e dell’azienda ospedaliero-universitaria».

Telefonia e banda larga

La legge prevede anche una novità per contrastare il fenomeno delle attivazioni irregolari di servizi da parte delle compagnie telefoniche, che d’ora in poi dovranno acquisire la prova del consenso del cliente «prima di addebitare costi di servizi in abbonamento offerti dagli stessi operatori o da terzi».

Infine, la legge si concentra su chi possiede una struttura fisica in grado di ospitare i cavi in fibra ottica, che spesso ha interesse a non permettere il passaggio della fibra. Il ddl specifica che i proprietari di queste strutture devono giustificare il loro rifiuto «allegando documenti fotografici, planimetrie e ogni documentazione tecnica che avvalori l’oggettiva inidoneità».

 

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