Il Dpcm con le nuove limitazioni per contrastare l’epidemia di coronavirus entrerà in vigore venerdì dopo molte divisioni tra governo e regioni. Nuove misure sono previste per l’intero paese, mentre ulteriori limitazioni saranno applicate alle aree più colpite dal contagio, che potranno essere intere regioni oppure zone più limitate. In base agli ultimi dati sul contagio, le misure più restrittive, cioè le “zone rosse”, in cui sarà vietato uscire di casa senza valide ragioni, saranno Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta. Quelle intermedie, le “zone arancioni”, sono Puglia e Sicilia. Le nuove misure resteranno in vigore almeno fino al 3 dicembre.

Le misure nazionali

Da domani, entrerà in vigore un coprifuoco nazionale che inizierà alle ore 22 e durerà fino alle 5 del mattino. Non sarà possibile spostarsi in questo orario senza una valida ragione che dovrà essere dimostrata con un’apposita autocertificazione. I centri commerciali saranno chiusi nei fine settimana, con l’eccezione di alcune categorie di esercizi commerciali al loro interno: farmacie, parafarmacie, negozi di generi alimentari, tabaccai ed edicole. Saranno chiuse tutte le scuole superiori che dovranno adottare la didattica a distanza. La capienza massima dei mezzi pubblici sarà abbassata dall’attuale 80 al 50 per cento. Infine, i sindaci avranno il potere di chiudere alcune aree delle loro città per tutto il giorno e non solo dalle 21 in poi come avviene oggi.

Zone gialle, arancioni e rosse

Queste limitazioni saranno applicate nelle cosiddette “zone gialle”, le regioni in cui la situazione dell’epidemia rimane all’interno una complicata serie di parametri.

Le regioni con una situazione peggiore sono chiamate “zone arancioni” e dovranno rispettare una serie di limitazioni aggiuntive. Non si potrà uscire dal territorio regionale o da quello del proprio comune senza valide ragioni, tra le quali è esplicitamente prevista la possibilità di frequentare la scuola in presenza. Saranno inoltre chiuse tutte le attività di ristorazione e bar, con l’eccezione di quelle situate nelle aree di sosta autostradali o negli aeroporti. Si potranno comunque effettuare consegne di cibo a domicilio e acquistare cibo da asporto fino all’orario di coprifuoco, che scatta alle 22.

Nelle aree più colpite dall’epidemia, e definite “zone rosse”, saranno in vigore tutte le limitazioni delle zone arancioni e in più saranno chiusi tutti i negozi con l’eccezione di edicole, tabaccai, alimentari o altri rivenditori di generi di prima necessità. Dovranno inoltre chiudere tutte le attività di servizi alla persona, con l’eccezione di lavanderie e parrucchieri. La scuola proseguirà in presenza soltanto fino alle classi di prima media. Sarà vietato uscire di casa senza valide ragioni e l’attività motoria e sportiva all’aperto rimarrà consentita individualmente e soltanto nei pressi della propria abitazione.

Come si decidono le zone

La collocazione di una regione nella zona arancione o rossa o il suo ritorno in quella verde/gialla avverrà sulla base dell’elaborazione di 21 indicatori calcolati settimanalmente dall’Istituto superiore di sanità. L’elaborazione avviene con una metodologia che al momento non è stata resa pubblica, ma il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha detto di voler rendere pubblica. Gli indicatori utilizzati misurano la velocità di diffusione dell’epidemia e lo stress a cui è sottoposto il sistema sanitario. Una regione può quindi essere sottoposta a chiusura a causa dell’alto numero di casi, oppure perché i suoi ospedali sono già sotto pressione.

Da un punto di vista tecnico, le regioni che dovrebbero ricadere nella zona arancione sono quelle che si trovano nel cosiddetto “scenario 3” (un’altra definizione di rischio che fa parte di un documento di metà ottobre) e che hanno un rischio definito “alto”. Le regioni che potrebbero finire in zona rossa sono quelle che si trovano nello “scenario 4” con un rischio “alto”.Gli ultimi dati indicano Calabria, Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta in zona rossa, mentre Puglia e Sicilia saranno in zona arancione.

Lo scontro politico

Il nuovo Dpcm è il frutto di settimane di trattativa all’interno della maggioranza e tra governo e regioni. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte era contrario a imporre un nuovo lockdown nazionale e preferiva seguire le indicazioni dei consiglieri scientifici che suggerivano misure specifiche e differenziate per le varie aree del paese.

Un primo documento che raccomandava misure di questo tipo (quello con i quattro “scenari”) era stato pubblicato lo scorso 12 ottobre dal ministero della Salute, ma è rimasto sostanzialmente inattuato. Col peggiorare dell’epidemia, le richiesta di applicare misure di contenimento più severe si sono fatte sempre più forti, ma, fino a ieri, le regioni avevano continuato a chiedere misure «univoche» nazionali. Tra le altre richieste avanzate c’era quella di applicare le zone rosse soltanto a livello provinciale e quella di collaborazione tra Iss e strutture scientifiche regionali nell’elaborazione degli indici di rischio.

Alla fine, il governo ha imposto il nuovo Dpcm, che prevede chiusure automatiche sulla base delle indicazioni del solo Iss. Le regioni hanno protestato, accusando il nuovo meccanismo di non coinvolgerle a sufficienza.

 

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