Nel 2015 Vittorio Sgarbi, oggi sottosegretario alla Cultura, definì Denis Verdini una «scorreggia fritta», «un ladrone». Parole, come di consuetudine per il critico d’arte, a dir poco offensive. Ma anche Matteo Salvini aveva armato il bazooka degli insulti contro l’allora leader di Ala, spalla politica del governo guidato da Matteo Renzi. Da allora però sono accadute molte cose che hanno prodotto un’intesa, che oggi non passa solo per il fidanzamento di Salvini con Francesca Verdini, la figlia di Denis, ma anche dall’incrocio con Antonio Angelucci, re delle cliniche private ed editore di riferimento della destra in grande espansione. Angelucci ha un passato in Forza Italia, oggi parlamentare leghista, oltre che grande finanziatore, e amico dell’ex senatore Verdini.

Gli insulti di Matteo

Dalle parti di Fratelli d’Italia, la Lega è stata da tempo ribattezzata il partito dei Verdini. Lo ritengono, con buona pace delle smentite, il vero demiurgo in grado di garantire al leader leghista relazioni, contatti e purtroppo, facile prevederlo, inevitabile bufere politiche. Lo dimostra l’indagine della procura di Roma che vede indagato Denis Verdini e il figlio Tommaso, attualmente ai domiciliari. I Verdini, è la tesi dei pm, avevano messo le mani su Anas, la società controllata dal ministero delle Infrastrutture, guidato proprio dal genero Salvini. Nella maggioranza, perfino nella Lega, storcono il naso per l’ingenuità politica di Salvini che si è messo a prendere consigli da chi, con due condanne definitive, era stato stampella del governo Renzi.

Vecchi nordisti del partito ironizzano: «Siamo passati da Bossi a Verdini». All’epoca il leader leghista aveva scatenato la bestia contro il coordinatore del Pdl e poi leader del partitino Ala, sostenitore della riforma costituzionale renziana, bocciata dal referendum. «Fini, Alfano e Verdini: mi fanno schifo i traditori», diceva Salvini nel 2015. E poi, nell’ordine, aveva bollato così l’ex berlusconiano: «Traditore», «voltagabbana», «riciclato», «residuato da prima repubblica», «vada a casa, in cantiere». Quando erano cominciati i guai seri di Verdini nelle aule di giustizia, i leghisti non nascondevano un certo disprezzo. E Salvini aveva assicurato tutti: «Verdini? Non nella Lega», «Chi ha fregato una volta ti frega la seconda», diceva. Una Cassandra. L’avvicinamento tra i due non è solo segnato dal fidanzamento di Salvini con Francesca Verdini, ma è stato anche suggellato da Antonio Angelucci, amico di Verdini da anni.

Verdini e Angelucci

Nel 2016, sull’isola di Ponza, durante un’intervista con Verdini mattatore, nel pubblico c’era l’imprenditore della sanità privata. Insieme avevano militato nel partito berlusconiano. Oltre la militanza c’è l’amicizia e anche aiuti economici: cinque milioni di euro di prestito quando Verdini era in difficoltà con il Credito fiorentino. Cene, incontri, chiacchierate, al bar Ciampini, in piazza San Lorenzo in Lucina, dove Verdini ha bevuto per anni il caffè di buon mattino sfogliando giornali, incontrando amici e dettando l’agenda.

Un’agenda fatta di inciuci, passaggi di casacca. Tutto questo in una parola è il “verdinismo”. L’ex coordinatore del Pdl, a differenza di Salvini che prende i voti infiammando le piazze e poi rimangiandosi ogni promessa, non ha mai nascosto la sua condotta, ha sempre avversato i populismi e, nel 2018 visto il compromesso quadro giudiziario, aveva deciso di non ricandidarsi alle elezioni politiche tornando alle vecchie passioni. «Vede a me non piacciono né donne né gioco, mi piace la puzza dei giornali», diceva.

Proprio nel 2018 è diventato presidente del gruppo editoriale della famiglia Angelucci, che editava all’epoca di Libero e oggi Il Giornale, il Tempo ed è in corsa per nuove acquisizioni. Per Angelucci, con la Lega diventata partito dei Verdini, il passaggio al Carroccio è stata una scelta naturale, con Forza Italia al tramonto.

Della Lega è anche uno dei primi finanziatori, nel 2022 ha versato 40 mila euro, nel 2023 altri 10 mila. Proprio a casa Angelucci, Salvini ha organizzato a settembre una cena di partito con ministri e deputati leghisti. È l’ultima giravolta del camaleonte Salvini: si è convertito al verdinismo dopo averlo ricoperto di insulti.

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