La sentenza della gup Rossana Mongiardo dopo uno dei processi (con rito abbreviato) scaturiti dalla maxi indagine dei pm Sara Ombra e Paolo Storari è stata emessa nei confronti di sedici imputati. Si chiude il primo capitolo dell’inchiesta che ha “decapitato” il tifo organizzato di Inter e Milan. Sedici condannati per un totale di 90 anni di carcere
«Amicizia, lealtà, fratellanza, aggregazione». Lo striscione degli ultras rossoneri fuori dall’aula bunker di San Vittore, a Milano, sembra essere l’unica consolazione per Luca Lucci, l’ex capo della curva Sud milanista condannato a dieci anni di carcere perché ritenuto dai magistrati meneghini mandante del tentato omicidio del tifoso Enzo Anghinelli e anche a capo di un’associazione per delinquere dedita alla violenza e all’estorsione.
Dieci anni sono stati inflitti anche all’ex capo della Nord interista, Andrea Beretta, già collaboratore di giustizia e imputato per aver ucciso Antonio Bellocco, il rampollo di ‘ndrangheta del direttivo ultrà nerazzurro, nonché accusato di essere a capo di un’ulteriore associazione a delinquere, tra l’altro aggravata dal metodo mafioso.
Sono questi i primi verdetti dell’inchiesta “Doppia Curva”, con cui i pm Sara Ombra e Paolo Storari hanno “decapitato” i gruppi del tifo organizzato sventando il malaffare annidato tra gli spalti del San Siro. Dalle centinaia e centinaia di atti giudiziari è emerso del resto un quadro impietoso: quello della Milano del pallone che davanti agli affari sembrava non guardare in faccia nessuno. Una vera e propria commistione tra sport e criminalità.
La sentenza della gup Rossana Mongiardo, riguardante uno dei processi (con rito abbreviato) scaturiti dalla maxi indagine, è stata emessa nei confronti di sedici imputati. Nel complesso novant’anni di carcere per tutti. Con le pene più alte comminate ai vertici delle curve ultras: per Beretta, che in questi mesi ha riempito numerosi verbali anche sull'omicidio del 2022 dello storico capo ultrà interista Vittorio Boiocchi, la procura aveva chiesto nove anni, mentre per Lucci gli stessi pubblici ministeri avevano chiesto proprio 10 anni.
Le altre condanne
Tra gli ultras condannati anche Marco Ferdico, tra i leader del direttivo della Nord prima degli arresti dello scorso settembre, a cui sono stati inflitti otto anni. Condanne, tra gli altri, a quattro anni per Renato Bosetti, cinque anni per Giuseppe Caminiti, sei anni per Christian Ferrario, presunto «custode» dell'arsenale di armi di Beretta e della curva. E ancora quattro anni e sei mesi per Mauro Nepi, quattro anni e otto mesi per Matteo Norrito e due anni (pena sospesa) per Debora Turiello, l'unica donna imputata e che, per l'accusa, avrebbe gestito la cassa della Nord e il capitolo dei biglietti. Per gli ultrà della Sud rossonera condanne a cinque anni per Alessandro Sticco, quattro anni e quattro mesi Fabiano Capuzzo e tre anni e quattro mesi per Luciano Romano. La giudice ha anche riconosciuto una provvisionale di risarcimento di 50 mila euro per Inter e Milan. Di oltre mezzo milione quella che invece Beretta dovrà versare ai familiari e figli di Bellocco, parti civili nel giudizio.
Si chiude così, pertanto, il primo capitolo di una storia fatta da più livelli: il mondo di sotto, con i cori e la vita violenta, che ha camminato – come emerso da ordinanze, informative e verbali – in simbiosi con il mondo di sopra delle celebrità, della politica e del business. Il collante? I tanti affari ruotati dentro e fuori lo stadio di Milano, secondo gli inquirenti gestiti a metà dai leader della Curva Nord e della Sud.
Da un lato il potere sugli spalti e dall’altro i soldi. Con partite arrivate a valere fino a «80mila euro» grazie al merchandising e ad altre attività «realizzate in modo illecito». Il calcio, insomma, diventato business, violenza. Affari che la procura di Milano ha fermato. Le condanne di oggi lo testimoniano.
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