Sono sette le misure cautelari emesse dalla Dda meneghina. Tra gli arrestati anche l’ex socio in affari di Maldini e Vieri (estranei alle indagini). Tra le contestazioni i reati di estorsione, usura ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Si contesta anche l’aggravante delle finalità mafiosa
Altri sette arresti – cinque in carcere e due ai domiciliari – sono stati disposti dalla Direzione distrettuale antimafia meneghina nell’ambito dell’inchiesta Doppia Curva che, nei mesi scorsi, ha decapitato le curve di Inter e Milan. Ai nuovi indagati vengono contestati i reati di estorsione, usura ed emissione di fatture per operazioni inesistenti e ad alcuni di loro si contesta anche l’aggravante delle finalità mafiosa per aver agevolato, secondo l’accusa, la cosca mafiosa dei Bellocco, il cui rampollo, Antonio, è stato ucciso a settembre scorso da Andrea Beretta, oggi collaboratore di giustizia.
Agli arresti sono dunque finiti Berto Bellocco, Francesco Intagliata, Filippo Monardo, Giuseppe Orecchio, Davide Scarfone, Domenico Sità, Carmelo Montalto e Mauro Russo. Quest’ultimo è ex socio d’affari degli ex calciatori, estranei all’inchiesta, Paolo Maldini (direttore dell’area tecnica del Milan tra il 2019 e il 2024) e Christian Vieri in Go Old 50 srl, nonché fratello di Aldo, cognato di Maldini.
INTERESSI USURARI AL 400%
In particolare, grazie alle dichiarazioni rese dallo stesso Beretta, i pm hanno potuto approfondire quanto avveniva all’ombra del Meazza: dai versamenti di denaro illecitamente pretesi dal gestore dei parcheggi dello stadio fino al recupero di somme di denaro connesse a prestiti di natura usuraria. Al centro degli sviluppi investigativi anche i tentativi di estromettere Beretta dalla gestione della sua società di merchandising e i prestiti elargiti anche da Antonio Bellocco a un imprenditore comasco, dal quale sarebbero stati pretesi interessi fino al 400 per cento.
«La condotta (degli indagati, ndr) evoca meccanismi operativi propri della criminalità mafiosa, capace di imporre il pizzo per la tranquillità nei territori in cui opera: allo stesso modo, la criminalità organizzata celata dietro il paravento della curva Nord impone il pagamento di un prezzo per la tranquillità in quello che è il suo territorio, lo stadio», si legge nell’ordinanza di custodia cautelare eseguita da Polizia e Guardia di Finanza di Milano.
D’altronde, in base a quanto emerge, Beretta, insieme all’ex capo della curva nerazzurra ucciso nel 2022 Vittorio Boiocchi, si sarebbe fatto versare da un imprenditore, Gherardo Zaccagni, persona offesa e gestore di parcheggi al Meazza, 4mila euro mensili per un totale di circa 60mila per due anni. Intermediario dell’estorsione sarebbe stato Giuseppe Caminiti.
«In buona sostanza Russo e Caminiti mi hanno detto che se volevo star tranquillo dovevo dare una certa somma a Pino e poi lui se la sarebbe vista con la curva. Quando ho chiesto l'ammontare di quanto avrei dovuto dare i due mi hanno detto "4mila euro al mese per nove mesi", cioè per la durata del campionato e questa somma serviva per non avere alcuna ingerenza della curva nella gestione dei parcheggi. In buona sostanza io ho rispettato questo accordo dei 4mila euro al mese e dal 2018 al 2020 ho dato circa 60mila euro a Caminiti da destinare alla curva (ero sicuro che il denaro andasse a Boiocchi). Mi sono stupito, leggendo le intercettazioni, che tra i destinatari vi fosse anche Beretta», è quanto dichiara, come riportato nelle carte giudiziarie, Zaccagni ai pm in corso di interrogatorio.
L’EVENTO COL CAPITANO
Dagli atti, inoltre, emerge il «rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della curva Nord» tra cui Antonio Bellocco, «e la società interista». Nella specie il rampollo di ‘ndrangheta si sarebbe speso affinché il vicepresidente dell'Inter Javier Zanetti «fosse presente» a un evento che interessava l'attività imprenditoriale di Davide Scarfone, finito oggi in carcere e legato, secondo le indagini, allo stesso Bellocco.
A chiedere a Zanetti di partecipare all’evento, così come desiderato da Bellocco, sarebbe stato Beretta. Le intercettazioni sono chiare. «Qua avevo fatto un piacere ad Antonio, avevo chiamato il Capitano (Zanetti, ndr), gli avevo detto se durante quest’evento, che era andato a presentare...», racconta Beretta ai pubblici ministeri. Poi aggiunge: «Zanetti. C’avevo... io c’avevo il contatto, gli ho fatto fare anche un murales a Pioltello, era venuto a firmare il murales, c’era proprio un rapporto d’amicizia con Javier. E gli avevo chiesto, siccome andava a presentare quest’evento qua e lui presentava la sua Fondazione Pupi, perché Zanetti c’ha la Fondazione Pupi, gli ho fatto dire a quel ragazzo lì... si sono incontrati, gli ha fatto fare tipo che lo conosceva, gli ha fatto fare bella figura a questo ragazzo qua che era amico di Antonio, che era dentro in quest’evento qui».
I magistrati puntualizzano: «Quindi Bellocco le chiede questo piacere?». E Beretta risponde: «Mi chiede questo favore e io chiamo Javier, gli faccio “Guarda, stai andando... ”, perché lui già andava per la sua associazione a quest’evento qua (…) e poi Zanetti ha detto (a Scarfone, ndr) “È contento Andrea che t’ho fatto questo favore?».
«È indubbio – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare - rappresenti un significativo elemento di prova circa il rapporto intercorrente tra gli esponenti di spicco del direttivo della Curva Nord e la società interista». Il club, al pari del Milan, ha deciso di patteggiare con la Procura Figc per quanto emerso nell’inchiesta guidata da Paolo Storari e Sara Ombra.
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