È morto lunedì, all’età di 87 anni, l’antropologo e filosofo francese Marc Augé. Era noto in particolare per aver introdotto il neologismo non luogo, utilizzato per indicare tutti quegli spazi che hanno la prerogativa di non essere identitari, relazionali e storici.

Le sue molte ricerche etnografiche in Africa, soprattutto in Costa d'Avorio e Togo, produssero la pubblicazione dei suoi primi tre saggi, in cui Augé coniò il termine idéo-logique, che può essere inteso come quella logica interna alla rappresentazione che una società fa di sé.

Dopo la metà degli anni 80 diversificò i suoi campi di osservazione, effettuando vari soggiorni in America Latina. Augé teorizzò alcuni aspetti prioritari della società contemporanea metropolitana, come il paradossale incremento della solitudine nonostante l’evoluzione dei mezzi di comunicazione.

I non luoghi

Augé era noto per aver coniato il termine il non luogo: quello spazio utilizzato per usi molteplici, anonimo e stereotipato, privo di storicità e frequentato da gruppi di persone freneticamente in transito, che non si relazionano. Esempi di non luoghi sono gli aeroporti, i centri commerciali, gli alberghi e le autostrade.

Dal 2012 era membro del comitato d’onore dell’associazione Making art in our time. È stato direttore dell'École des Hautes Études en Sciences Sociales a Parigi e fino al 1970 dell’Ufficio della ricerca scientifica e tecnica d’oltremare.

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