Valditara lancia il ddl sul consenso genitoriale per l’educazione sessuale a scuola, accogliendo le pressioni delle lobby Pro Vita. Previsti controlli sul materiale didattico e attività alternative per chi rifiuta. Il PD: “Attacco all’autonomia scolastica”. Pasquino: “Sessuofobia travestita da tutela”. Nava (Genitori democratici): «Lasciamo che i nostri ragazzi si informino e formino su You Porn, sicuramente più efficace dell'educazione familiare»
Si festeggia nelle chat di Pro-Vita&Famiglia: «Per noi è una giornata storica». A renderla tale, l’annuncio del ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che nel corso della conferenza stampa al termine del Cdm ha presentato lo schema del disegno di legge per il «Consenso preventivo per iscritto dei genitori» su iniziative didattiche sulla sessualità. La realizzazione di un progetto da tempo coltivato dalla lobby anti-scelta.
Un lavorio, partito i primi di marzo con una minaccia dai gruppi anti-scelta e una garanzia del Governo. La minaccia lanciata il 3 marzo dalla lobby anti-diritti: «Il governo si svegli e mantenga le promesse: sostenere un’azione anti-Lgbt nelle scuole», nel giorno della presentazione della campagna “Mio figlio no” con cui l’associazione spingeva l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni a vietare, per legge, le «scorribande Lgbt che minano la libertà educativa». E poi la garanzia dopo l’incontro, il 3 marzo tra il ministro Valditara e l’ex sottosegretario all’Istruzione leghista, Rossano Sasso per discutere «su alcuni temi molto cari alle famiglie e su alcune iniziative normative che a breve presenteremo».
Eccolo il ddl di competenza del Mim recante "disposizioni in materia di consenso informato in ambito scolastico". «I genitori devono essere consapevoli delle iniziative didattiche in temi sensibili come quello della sessualità. Per le attività extracurricolari e per quelle legate all'ampliamento dell'offerta formativa in ambito di sessualità, si stabilisce che le scuole devono acquisire il consenso preventivo per iscritto», ha dichiarato Valditara ma non solo: ai genitori andranno date «preventive informazioni esaurienti legate a soggetti esterni che partecipano, i soggetti esterni coinvolti, il materiale didattico che verrà utilizzato, le finalità e le modalità di svolgimento delle attività proposte».
La Lega cerca di mettere il cappello sul ddl che dovrà ancora approdare in Parlamento: «Sono state accolte le nostre proposte» ma il passaggio sembra riprendere alla lettera quella firmata da Alessandro Amorese, capogruppo di Fratelli d’Italia, già raccontata da Domani, per dare la possibilità ai genitori la possibilità di consultare preventivamente il materiale didattico utilizzato.
«Largo a You Porn»
«Gravissimo», dice a Domani Irene Manzi, deputata e capogruppo del Partito Democratico nella Commissione Cultura e Scuola. «Ci sono già modalità di confronto tra genitori e docenti, nella scuola. Come il Piano triennale dell’offerta formativa. Vuol dire entrare a gamba testa nelle scelte didattiche degli insegnanti, restringere margini di scelta. Con una mano si sottoscrivono i protocolli con la Fondazione dedicata a Giulia Cecchetin e con l’altra si mettono in campo ostacoli per l’educazione al rispetto. Mi sembra una strategia: quella di distrarre mentre il governo toglie alla scuole risorse economiche importanti». Lo schema del disegno di legge prevede in sintesi che alle superiori ci vorrà il consenso scritto dei genitori che potranno valutare il materiale informativo. Alla materna e alle elementari, ha specificato Valditara, ci si dovrà fermare a ciò che si insegna in biologia e dunque allo studio del corpo umano e della riproduzione.
«L'ennesimo exploit sessuofobico di questo governo», commenta invece Monica Pasquino, presidente di Educare alle differenze, una rete nazionale che raccoglie decine di associazioni impegnate sul tema dell'affettività nelle scuole. «E per preservare il bene di chi? Non certo delle persone studenti che chiedono a gran voce l'educazione sessuo-affettiva a scuola, non certo delle scuole, che dovrebbero promuovere il benessere di chi le frequenta senza autorizzazione, non certo delle famiglie, sempre più preoccupate per la crescita dei casi e contemporaneamente l'abbassamento dell'età di vittime e carnefici dei femminicidi».
«Una mossa che solo apparentemente pacificherà il dibattito che le associazioni filo Pro-Vita avevano sollevato con furore ideologico in Italia», dice Angela Nava, presidente di Coordinamento genitori democratici, fondato nel 1976 da Marisa Musu e Gianni Rodari. «Il tema in discussione – prosegue – è molto più serio dall'essere ridotto a una disciplina rigorosamente extra-curricolare che le famiglie possono, con l'introduzione di un nuovo strumento rapinato al mondo della Sanità e cioè il "consenso informato", accettare o meno. Disatteso il comma 16 della legge la “Buona scuola”, ignorati i sondaggi condotti tra gli studenti da varie agenzie, ignorato il dibattito culturale sul tema, da ultimo il Gruppo Crc che aveva prodotto documenti per l'introduzione dell'educazione all'affettività curriculare nella scuola. Un’introduzione che sarebbe urgente e ineludibile, dato che l’Italia è tra i pochissimi Paesi europei che non offrono l’educazione sessuo-affettiva ai loro studenti. Certo si sarebbe aperto un capitolo di seria riflessione sulla preparazione degli insegnanti, sulle agenzie legittimate all'erogazione di questa disciplina, sul piano orario nei curricoli scolastici. Lasciamo che i nostri ragazzi si informino e formino su You Porn, sicuramente più efficace dell'educazione familiare e che nelle neonate Indicazioni nazionali la violenza di genere venga definita una triste patologia».
Attività alternative
Il ministro ha anche aggiunto che: «Per le attività che devono svolgersi obbligatoriamente le scuole devono fornire agli studenti un’attività formativa alternativa laddove sia stato negato il consenso da parte dei genitori». Proposta destinata a mettere un’ulteriore pressione su un sistema già in difficoltà sia in termini di personale che di materiali, in un contesto già caratterizzato da sovraffollamento delle classi e strutture scolastiche inadeguate. Secondo le stime, nell’anno scolastico 2024/2025 ci sono circa 250.000 docenti precari in Italia, con numerosi posti vacanti che non sono stati coperti. Inoltre, molte scuole si trovano in difficoltà a causa della carenza di personale ATA (amministrativo, tecnico e ausiliario), con migliaia di posti vacanti e una gestione delle supplenze che spesso non riesce a garantire la continuità didattica
Arresto obbligatorio
Ma non solo: dal Consiglio dei ministri si prevede anche l’arresto obbligatorio in flagranza per chi aggredisce fisicamente docenti o dirigenti scolastici, con pene aumentate da 2 a 5 anni di reclusione. Inoltre, la riforma del voto in condotta introduce la bocciatura automatica con il 5 e, con il 6, un debito formativo da colmare attraverso un elaborato su cittadinanza e comportamento. Le sospensioni tradizionali saranno sostituite da attività di cittadinanza attiva. Tasselli che si aggiungono al mosaico della scuola secondo Meloni con misure che privilegiano il controllo e la disciplina, a scapito del dialogo e dell’inclusione. Una scuola che sembra voler formare cittadini obbedienti più che pensanti, dove l’autorità prevale sulla comprensione.
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