- Nella Sicilia che ricorda i trent'anni dall'uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino può accadere anche che personaggi condannati per reati di mafia decidano i destini del comune di Palermo o della presidenza della regione.
- A tessere la trama delle alleanze e a scegliere i candidati per le prossime elezioni - si voterà fra maggio e giugno, a cavallo delle commemorazioni di Capaci e di via D'Amelio - sono due noti siciliani invischiati in vicende criminali non proprio secondarie.
- Si tratta di Marcello Dell’Utri e dell’ex presidente della regione Totò Cuffaro: la tragedia siciliana è che, i due, muovono voti e apparati.
Nella Sicilia di oggi che ricorda i trent'anni dall'uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino può accadere anche l'inimmaginabile. E cioè che personaggi politici condannati per reati di mafia, sino in Cassazione, possano decidere i destini del comune di Palermo o della presidenza della regione. È come se da quelle stragi non fossero trascorsi trent'anni ma trecento e forse più, il passato cancellato, la memoria dei fatti spazzata via con una spudoratezza davvero stupefacente. A tesser



