Dalla mattinata di oggi, 4 novembre, circa 3.700 dipendenti di Twitter stanno ricevendo, via mail, la notifica del loro licenziamento. Giornali, addetti ai lavori e semplici utenti ne parlavano da settimane: la rivoluzione di Elon Musk è iniziata. Rivoluzione atipica, se vale la consuetudine per cui le rivoluzioni partono dal basso e mirano a destabilizzare i vertici del potere. Quella di Musk colpisce le basi e accentra il potere.

Certamente la decisione, a effetto immediato, di “snellire” del 50 per cento la forza lavoro dell’azienda appare in linea con l’aggressività imprenditoriale incarnata dal nuovo proprietario del social.

I tagli

Già nei mesi passati, l’imprenditore sudafricano aveva reso nota la sua strategia finanziaria in caso di acquisto della piattaforma. Ne parlava a maggio il New York Times: quintuplicare i ricavi annuali nell’arco di sei anni, portandoli dai 5 miliardi del 2021 a 26,4 miliardi nel 2028. Un obiettivo ambizioso che avrebbe richiesto sacrifici, a tutti.

Più servizi a pagamento – in questa settimana Musk ha annunciato un aumento del costo di Twitter blue, la versione premium del social, da 5 a 8 dollari al mese – e un netto taglio degli investimenti in risorse umane. 

Il 29 ottobre l’annuncio ufficiale dell’acquisto della piattaforma social, per 44 miliardi di dollari, ha dato inizio alla nuova èra. E alle parole del miliardario, da tempo capaci di influenzare l’umore di mercati e legislatori in tutto il mondo, sono seguiti i fatti.

La class action

Un promemoria aziendale è stato inviato ieri a tutti i 7.500 lavoratori, come preavviso di un possibile licenziamento. Preavviso giudicato insufficiente dagli ex dipendenti, che oggi si sono ritrovati con il proprio account aziendale bloccato. Secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Bloomberg, poi ripresa da altri media americani, alcuni di quei dipendenti – finora cinque – avrebbero presentato una class action (un’azione legale collettiva) al tribunale di San Francisco. La nuova gestione è accusata di non aver comunicato la decisione del licenziamento con 60 giorni di anticipo, come previsto dalla legge della California. 

Nella causa depositata si afferma che uno dei lavoratori sarebbe stato licenziato addirittura il primo novembre, con tre giorni di anticipo sull’“annuncio ufficiale”, mentre altri tre si sono visti bloccare il proprio account di posta elettronica senza alcun preavviso. Racconti che troverebbero conferma anche in una ricostruzione del New York Times. Il quotidiano ha recentemente visionato la copia di una mail, inviata già nei giorni scorsi, in cui si ordina ad alcuni dipendenti di lasciare l’ufficio dopo il turno di lavoro di giovedì e di non farvi ritorno il giorno successivo. 

I tagli del personale precedono quelli già applicati al management, a partire dall’ex amministratore delegato, Parag Agrawal, al direttore finanziario, Ned Segal, al capo degli affari legali e delle politiche, Vijaya Gadde. E a questi si aggiungono le dimissioni spontanee di altri manager di alto livello, come la responsabile dell’ufficio commerciale Sarah Personette. Ma lo stravolgimento in atto nella politica aziendale sembra non essere solo il frutto di una visione scellerata o velleitaria di Musk.

L’investitore chiave

Dietro lo “snellimento” di massa si nascondono, secondo il Guardian, anche la mano e il portafoglio di Changpeng Zhao, amministratore delegato e fondatore di Binance, piattaforma di scambio che opera nel settore delle cryptovalute. 

L’uomo d’affari cinese-canadese detiene, secondo le stime di Bloomberg, un patrimonio netto di 33 miliardi di dollari e si piazza al trentesimo posto nella classifica degli uomini più ricchi del mondo. Zhao si definisce un «utente estremamente attivo su Twitter», al punto da aver deciso di partecipare all’acquisto di Musk con un contributo di circa mezzo miliardo di dollari. Il suo obiettivo, come ha dichiarato, è giocare un ruolo decisivo nell’espansione della tecnologia blockchain – su cui si basa il mercato delle criptovalute – promuovendone la crescita anche attraverso il social media. 

Lui e Musk non si sono mai incontrati da persona, dice, ma questo non rappresenta un limite per gli affari: «Lavoro spesso con persone che non ho mai incontrato». In settimana Zhao, invitato all’annuale Web Summit di Lisbona, ha parlato del suo nuovo investimento e delle criticità nella gestione precedente. Una su tutte la scarsa efficienza: se si considera che Twitter ha 7.500 dipendenti, in questi anni l’implementazione di nuove funzionalità ha richiesto troppo tempo. Questo, in sintesi, il suo pensiero sull’insoddisfacente bilancio costi-benefici. 

L’imprenditore ha confessato di «non sapere per certo» quali fossero i piani di Elon Musk nella riduzione della forza lavoro, ma, parlando ad appassionati e investitori, si è detto più che sicuro che il nuovo padrone di Twitter «farà la cosa giusta per l’organizzazione».

© Riproduzione riservata