Come ha fatto la Sicilia a farsi trovare impreparata rispetto alla nuova ondata di contagi ed essere la prima Regione a lasciare la zona “bianca”?  Forse, per capirlo, bisogna venire a Marsala, quinta città dell’Isola e centro più grande della Sicilia occidentale.

Tutto comincia nel Marzo del 2020, a inizio pandemia. L’ospedale di Marsala, il “Paolo Borsellino”, viene interamente convertito, in nome dell’emergenza sanitaria, in ospedale Covid.

Un’intera popolazione di centomila abitanti, resta senza i servizi essenziali, fatta eccezione del pronto soccorso, perché l’assessore regionale alla sanità Ruggero Razza, ha individuato in quell’ospedale il centro Covid di riferimento del territorio. I reparti vengono smembrati e spostati altrove, i pazienti trasferiti.

Dentro l’ospedale, una manciata di ricoverati per Covid. Fuori, una comunità a cui sono negate le cure essenziali. Solo per citare un reparto, sono ben 400 gli interventi e le visite specialistiche saltate in un anno e mezzo nel reparto di  urologia.

Il nuovo reparto Covid-19

A maggio del 2020, terminata la prima ondata di contagi, sull’onda delle proteste della cittadinanza, l’assessore Razza arriva in città, e fa un blitz nel vecchio ospedale cittadino, il San Biagio, abbandonato da anni. Si fa fotografare, con la crema del centrodestra regionale, mentre illustra il progetto che farà di quell’ex convento il «Covid Hospital di riferimento per la Sicilia occidentale». «Sarà pronto entro il 2020» annuncia Razza.

Il progetto del padiglione a tre piani come è stato presentato

E continua: «In previsione di un ipotetico ritorno del virus anche in Italia in autunno, il sistema sanitario dovrà sfruttare questi mesi per programmare la gestione di tale eventualità». Oggi queste parole sanno di beffa. Perché in effetti, si è visto, un anno dopo, come la Sicilia abbia  fatto tesoro di questa, per usare le sue parole, «straziante pandemia».

«È una doppia sfida. – dice sempre Razza in quell’occasione – si tratta di rimettere in piedi una struttura che ha servito il territorio per tantissimi anni, di avere una struttura che non paralizzi la normale attività giornaliera del Paolo Borsellino e di realizzare tutto ciò entro ottobre o i primi 15 giorni di novembre. Sarà quindi una sfida di amministrazione, di buona politica, di programmazione sanitaria».

Passano due mesi. Non si muove nulla. La Regione a fine estate  ammette: la sfida è persa, per usare le parole di Razza, e  il progetto è irrealizzabile, perché non è possibile avere la certificazione antisismica. Se ne sono accorti dopo.

Arriva l’autunno, e anche la seconda ondata di contagi. La Sicilia si fa trovare impreparata.  L’ospedale di Marsala continua ad essere esclusivamente dedicato al Covid. Per liberarlo, allora, l’Asp di Trapani, il Comune e la Regione hanno l’idea di costruire un padiglione ad hoc, dedicato alle malattie infettive, in tempi record, in modo da ricoverare lì tutti i pazienti Covid della Sicilia occidentale, in un centro all’avanguardia. L’area individuata è accanto all’ospedale, estesa più di 6000 metri quadri.  Così, a dicembre avviene un altro blitz.

Sempre Razza il protagonista, questa volta con il nuovo sindaco di Marsala, Massimo Grillo (centrodestra) e il commissario dell’Asp di Trapani, Paolo Zappalà (il manager Fabio Damiani, infatti, nel frattempo, è stato arrestato per corruzione. Verrà condannato a sei anno e mezzo di reclusione).

L’annuncio dell’avvio dei lavori è roboante. «Oggi è una giornata molto importante per l’intera comunità - dichiara il Sindaco Grillo - perché assistiamo alla posa della prima pietra del nuovo padiglione per la cura delle malattie infettive». E aggiunge, con una punta di commozione: «Abbiamo seguito i lavori con attenzione». Razza plaude «all’avvio del cantiere». L’opera sarà su tre piani, «un primo piano sarà pronto a Maggio 2021» dice il commissario Zappalà.  Costo: 12 milioni di euro.

I politici a braccetto per la posa della prima pietra

La posa della prima pietra

Dunque, la provincia di Trapani ha smesso di soffrire. Accanto al nuovo ospedale sorgerà un padiglione dedicato al Covid, da ben cento posti letto. C’è la fila dei politici che si fanno immortalare alla cerimonia della «posa della prima pietra» della faraonica opera. Girano il cantiere a braccetto, saltano per l’entusiasmo distanziamento e prudenza. Ancora una volta: foto di rito, video, interviste. Passano i giorni, le settimane.

E anche questa volta  non accade assolutamente nulla. Passa dicembre, poi gennaio. E sul luogo del cantiere c’è solo una gru, ferma. Sembra un segnaposto.

I lavori in corso per il padiglione Covid-19

A Febbraio ricominciano le proteste. Qualcosa non torna. Il commissario dell’Asp, Zappalà, con le spalle al muro, è costretto ad ammettere: «In effetti bisogna ancora approvare il progetto». Ma come si fa ad avviare i lavori per un’opera pubblica così complessa da 12 milioni di euro senza un progetto esecutivo? «In realtà - continua Zappalà - noi abbiamo solo presentato l’opera, ma ancora l’iter deve essere svolto».

E la posa della prima pietra a dicembre? È stato tutto un bluff. Il Sindaco di Marsala cerca di correre ai ripari: «Se i lavori non cominciano entro un mese sarò il primo a protestare». Ma il tempo passa. E non accade nulla.

Il primo sopralluogo al San Biagio

Si arriva a fine aprile, quando viene finalmente  approvata la progettazione esecutiva, ma solo per il primo stralcio, che comprende un  pronto soccorso e sei posti di terapia sub intensiva. Ballano le cifre. Il costo adesso è di  5.600.000 euro. L’opera complessiva dovrebbe costare in totale 18.500.000 euro, ma non ci sono i fondi. 

Solo di recente sono stati consegnati i lavori dal commissario Tuccio D’Urso, il soggetto attuatore della struttura tecnica di supporto, che in Sicilia sta coordinando gli interventi sulle strutture sanitarie in ottica anti-Covid. Il tutto dopo che è stato firmato il contratto con l’A.T.I. Consorzio Stabile Agora s.c.a.r.l., con sede legale a Tremestieri Etneo (Catania). I lavori saranno realizzati dalla Operes, società consorziata nell’Ati che si è aggiudicata l’appalto con una riduzione dalla base d’asta del 28 per cento. Tempo di consegna del primo stralcio: 300 giorni, con possibilità di proroga. Alla faccia dell’emergenza.

Il progetto approvato, pertanto, è tutta altra cosa da quello presentato. Doveva essere un ospedale di tre piani, è di un piano solo. Dove costare 25 milioni di euro, ne costerà 5.600.000, ma ci sono i soldi solo per il primo stralcio: 1.800.00 euro.

Doveva avere 104 posti letto, ne avrà 16. E gli altri? Nel decreto assessoriale vengono definiti “aggiuntivi”, “da confermare”. Doveva essere pronto nel maggio 2021. E invece, chissà.

Gli interventi

La verità sta nell’ultimo documento della Regione sulla gestione dell’emergenza: prevede 79 interventi, con una copertura finanziaria di 128 milioni di euro dal piano nazionale varato a Maggio del 2020 dal governo Conte bis, 73 milioni da risorse di passate programmazioni con fondi europei, e altri 72 milioni da fondi statali per l’edilizia ospedaliera. La Regione deve ancora mettere in cantiere 46 interventi, tra laboratori specialistici, altri poli infettivologi, un Centro Traumatologico, e altro ancora.

Per Marsala è previsto, al momento, solo un nuovo pronto soccorso dedicato al Covd, con sei posti sei di terapia intensiva. Nulla di più.

E su questo stesso, parziale, intervento, ad oggi, Settembre 2021, non ci sono né il cronoprogramma dei lavori, né il verbale della consegna.

Se tutto va bene, la Sicilia occidentale avrà un nuovo ospedale progettato e realizzato per il Covid tra dieci mesi, nella tarda primavera del 2022, quando magari già saremo fuori dall’emergenza. Ma ancora dovranno essere acquistati ed  installati i costosissimi macchinari, dovrà essere reperito il personale.

Le cure

Nel frattempo l’ospedale di Marsala si va riempiendo di  ricoverati. Attulamente sono 70,  su 90 posti letto disponibili. E l’80 per cento sono non vaccinati.

Per chi non ha il Covid, ma sta male, curarsi è quasi impossibile. Ed ogni piccolo incidente può diventare un'avventura. Come quella capitata ad una famigliola di turisti in vacanza in Sicilia.

È un venerdì pomeriggio di Luglio. Sono appena arrivati a San Vito Lo Capo per il fine settimana. Il figlio di tredici anni si fa male ad un braccio. Serve una diagnosi. Dalla guardia medica di San Vito dicono che è meglio andare l’indomani al pronto soccorso dell’ospedale di Trapani.

Il sabato mattina i tre vanno a Trapani. Ma al pronto soccorso, dopo ore di attesa, fanno sapere loro che la radiologia è bloccata, devono andare al pronto soccorso di Marsala.  Nel pomeriggio, pertanto, dopo un’altra lunga attesa, il ragazzino può fare la radiografia a Marsala. È confermata la frattura. Ma a Marsala l’ospedale è solo Covid - il reparto di ortopedia è stato chiuso - bisogna andare a Castelvetrano. La sera la famiglia arriva a Castelvetrano, ma, sorpresa, non funziona il trasferimento telematico: le radiografie di Marsala non sono mai arrivate lì. I tre tornano a Marsala, per farsi consegnare personalmente il cd con le radiografie e portarlo a Castelvetrano. Finalmente, è notte, il figlio è visitato: il braccio va ingessato. Ma la sala gessi apre solo martedì. Da venerdì a martedì per un’ingessatura. Sono i tempi della sanità siciliana nell’era Covid.

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