Lunedì la Sicilia sarà la prima regione italiana a tornare in zona gialla, ma con le nuove regole in vigore per il Covid-19 decise dal governo Draghi, il passaggio non comporterà sostanzialmente nessuna nuova restrizione. Ieri nella regione sono stati registrati ben 1.681 nuovi casi e 11 decessi.

Anche se i casi nella regione continuano ad aumentare e i suoi ospedali si trovano sotto una crescente pressione da parte di malati sempre più numerosi, i siciliani e i turisti ancora presenti sull’isola potranno proseguire le loro attività normalmente: dovranno soltanto indossare la mascherina anche all’aperto e rinunciare a cenare al ristorante in più di quattro allo stesso tavolo.

I numeri

Secondo il bollettino settimanale dell’Istituto superiore di sanità, la Sicilia è la regione più in difficoltà di tutto il paese e la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente nei prossimi giorni.

In numeri assoluti, la Sicilia registra oltre 1.500 nuovi contagi al giorno, mentre da oltre una settimana vengono registrati una decina di decessi ogni 24 ore.

L’incidenza di nuovi casi ha superato i 200 ogni 100mila abitanti (superati i 150 si rischia la zona gialla). Il tasso di occupazione dei posti in area medica e in terapia intensiva da parte di malati Covid-19 è arrivato al 19 e al 12 per cento (con soglie per la zona gialla fissate rispettivamente al 15 e al 10 per cento).

Di questo passo, l’Iss stima che c’è il 50 per cento di probabilità che entro la prossima settimana la regione raggiunga un’occupazione dei posti letto in area medica superiore al 40 per cento e tra il 5 e il 50 per cento di possibilità che venga superata la soglia del 30 per cento dei ricoveri in terapia intensiva. Non è escluso un passaggio in zona arancione la prossima settimana.

Se le previsioni saranno confermate, significa che gli ospedali siciliani dovranno sgomberare posti letto occupati da altri malati per fare posto ai ricoverati positivi al Covid-19, visto che 30 e 40 per cento sono le percentuali di posti letto normalmente non occupati da malati ordinari.

La zona gialla

Questi numeri vengono osservati con particolare preoccupazione a Roma, poiché la sanità in Sicilia fatica a provvedere servizi di alto livello anche quando non si trova in emergenza. Con questi numeri di ricoveri dovuti al Covid-19 si trova quindi ancora più in affanno e più vicina al punto di rottura.

Numerosi medici e dirigenti siciliani hanno denunciato in queste settimane una situazione sempre più difficile, con reparti pieni, mancanza di personale, necessità di turni extra e di ritorni improvvisi dalle serie.

Tra le ragioni di questo affanno, come vedremo meglio tra poco, c’è anche la decisione della regione di riaprire numerosi reparti Covid, nella speranza di rimanere sotto i valori soglia ed evitare così la zona gialla.

Difficilmente il passaggio che avverrà lunedì basterà da solo a cambiare significativamente la situazione. Di fatto non cambierà infatti quasi nulla: le mascherine torneranno obbligatorie anche all’aperto (dove però sappiamo che i contagi sono molto rari), mentre nei bar e ristoranti il limite di posti a tavola per persone non conviventi scende da otto a quattro.

Non è prevista alcuna altra restrizione. Ristoranti, bar, cinema, teatri e tutte le altre attività rimarranno aperte senza restrizioni. Si potrà cenare e consumare alcolici anche al chiuso. Non è previsto coprifuoco, né alcuna altra limitazione, con l’eccezione di quelle che sono presenti anche in zona bianca (come la chiusura delle discoteche).

I trucchi

Gli indicatori che hanno determinato il passaggio della Sicilia in zona gialla sono il tasso di occupazione dei posti letto in area medica e in terapia intensiva da parte dei malati Covid.

La Sicilia, come molte altre regioni, ha cercato per giorni di evitare la zona gialla comunicando un numero crescente di posti letto disponibili. Quelli di terapia intensiva, ad esempio, sono aumentati da luglio ad oggi di quasi 200 unità: da poco più di settecento a oltre novecento.

Come molti medici ed esperti hanno denunciato, si tratta di un aumento di capacità di cura puramente “contabile”. Per ogni letto di terapia intensiva funzionante, infatti, sono necessari medici e infermieri specializzati. Il loro numero, però, non è cambiato all’aumentare dei posti denunciati dalla regione. I nuovi letti sono in realtà posti sottratti ad alti reparti o creati assegnando agli stessi medici un numero crescente di pazienti da sorvegliare.

Per circa un paio di settimane, questo “trucco” e la generosità del ministero della Salute, che ha chiuso un occhio sulla vicenda, hanno permesso alla Sicilia di evitare la zona gialla.

Ma il continuo aumento dei ricoveri negli ultimi giorni ha fatto sì che le soglie d’allarme venissero superate anche con l’attuale numero di posti letto “gonfiati”.

Un altro escamotage utilizzato è quello di liberare i letti degli ospedali dimettendo i malati di Covid il più in fretta possibile. La regione Sicilia, come hanno fatto diverse altre, ha inviato una circolare ai suoi medici in cui si dettagliano le condizioni alle quali si può dimettere un paziente ancora positivo.

La Sardegna, l’altra regione che da settimane si trova a un passo dalla zona gialla, ha invece suggerito ai suoi medici una serie di cure domiciliari alternative per ridurre al minimo i ricoveri.

Cure che, secondo l’opposizione regionale che ha depositato ieri un interrogazione su questo tema, sarebbero di un tipo non conforme alle linee guida del ministero della Salute.

 

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