Il presidente del Napoli Calcio Aurelio De Laurentiis è stato rinviato a giudizio questo pomeriggio dal gup del tribunale di Roma per il reato di falso in bilancio.


L’inchiesta, che riguarda gli anni finanziari 2019, 2020 e 2021, ha ad oggetto le plusvalenze fittizie in riferimento all’acquisto dell’attaccante Osihmen dai francesi del Lille. Sotto la lente degli inquirenti – in particolare dei pm Lorenzo Del Giudice e Giorgio Orano –  anche la compravendita dalla Roma del calciatore Kostas Manolas.

Il fascicolo sul patron del club azzurro era stato archiviato dalla giustizia sportiva. Cosa che non ha fatto la giustizia ordinaria. Coinvolta anche la società sportiva calcio Napoli. Oltre a De Laurentiis il giudice ha mandato a processo infatti il suo braccio destro, Andrea Chiavelli e la società calcistica.

Il processo inizierà il 2 dicembre 2026.

In particolare, per la procura capitolina il Napoli avrebbe fatto ricorso ad «artifici contabili» capaci di alterare gli stessi bilanci societari. Il presidente De Laurentiis, mai presente alle udienze, e l’ad Chiavelli, hanno sempre rigettato questa tesi. Chiavelli, nell’udienza dello scorso 6 novembre, aveva reso dichiarazioni spontanee, ribadendo la correttezza e la trasparenza delle operazioni del Napoli e sottolineando come in alcun caso furono state commesse azioni fraudolente.

«Siamo assolutamente stupiti», hanno commentano i difensori del patron, gli avvocati Gaetano Scalise, Fabio Fulgeri e Lorenzo Contrada aggiungendo che la decisione del giudice «è la dimostrazione sempre di più di come l'udienza preliminare sta diventando uno snodo inutile finché non avremo a che fare con un giudice veramente terzo. Qui c'erano tutti i presupposti per prosciogliere gli imputati perché la procura, anzi la Guardia di Finanza ha sbagliato anche nell'applicazione dei principi contabili. I pubblici ministeri in aula hanno evidenziato nella requisitoria che in questa vicenda il Napoli non ha ricevuto nessun vantaggio».

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