È solo un errore contabile. Attilio Fontana scarica la responsabilità su ragionieri e commercialisti per difendersi dalle accuse della procura di Milano che lo ha indagato per autoriciclaggio e falsa dichiarazione in merito alla voluntary disclosure, lo scudo fiscale che ha permesso al politico della Lega, all’epoca non ancora presidente della regione Lombardia, di regolarizzare il tesoretto custodito nei conti di una banca svizzera. Un errore contabile che riguarda i soldi ereditati dalla madre. Quindi, secondo la difesa di Fontana, non ci sono misteri.

Insomma il presidente ha scelto di recitare la parte dell’ignaro figlio che, improvvisamente, si è ritrovato con 5,3 milioni di euro. La signora Maria Giovanna Brunella, dentista di Induno Olona, 10mila abitanti in provincia di Varese, deve aver guadagnato bene con devitalizzazioni e dentiere per accumulare tanti milioni. Ma soprattutto, per aprire un conto svizzero nel 1997, all’età di 74 anni, deve essere stata una professionista molto intraprendente e coraggiosa. La sua avventura fiscale, come ovvio, aveva evidenti profili critici e nel 2016 l’esponente leghista ha dovuto procedere alla regolarizzazione della somma. Perché, come è scritto nel fascicolo dello scudo fiscale intestato ad Attilio Fontana, «le violazioni oggetto di emersione sono state commesse negli anni 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013. Esse hanno riguardato i seguenti obblighi tributari: mancato assolvimento degli obblighi di monitoraggio fiscale per gli anni 2009, 2010, 2011, 2012 e 2013. Le violazioni sono state realizzate attraverso la non indicazione nelle dichiarazioni dei redditi dei diversi anni degli investimenti e delle attività finanziarie detenute all’estero».

Conti e carriera

Se crediamo al presidente della Lombardia, quindi, resta in piedi solo un’ipotesi: i soldi portati in Svizzera dall’anziana madre non sono mai stati dichiarati in Italia, si tratta perciò di evasione. Tuttavia è stato Fontana a escludere anche questa possibilità: «Figuriamoci, mio padre era dipendente della mutua, mia mamma una superfifona». E ancora: «Portare i soldi in Svizzera negli anni ‘80 andava di moda». Eppure è stato lo stesso Fontana a firmare la regolarizzazione, ammettendo così l’irregolarità delle somme detenute all’estero e non dichiarate. C’è un po’ di confusione in casa Fontana. E adesso si aggiunge un altro elemento: c’è stato un errore contabile, ha fatto sapere l’avvocato difensore del presidente, riferendosi al sospetto dei pm sull’origine di almeno 2 milioni dei 5,3 complessivi ereditati. Gli investigatori sospettano anche che la firma di apertura del conto sia falsa. Per questo hanno chiesto, con la rogatoria alle autorità elvetiche, di acquisire gli estratti conto per poter fare un confronto grafologico.

La giustificazione della svista contabile da 2 milioni non chiarisce, però, l’origine del tesoro milionario accumulato nelle banche di Lugano a partire dal 1997, su un conto intestato alla madre e sul quale Fontana aveva la delega a operare. La notizia era stata rivelata da Domani e aveva messo in crisi la strategia difensiva del presidente. Il conto e la data dimostrano infatti che l’esponente leghista non era solo erede ma aveva la possibilità di disporre operazioni. Non solo, il conto era attivo quando Fontana ricopriva già ruoli istituzionali.

Anni dopo il denaro è transitato in un nuovo deposito schermato da un trust delle Bahamas. Era il 2005, anno in cui Fontana, che nel 1997 era semplicemente il sindaco di Induno Olona, è diventato presidente del consiglio regionale della Lombardia. La giunta è la prima guidata da Roberto Formigoni, eletta nel 2000. Tra un conto e l’altro, il primo sul quale poteva operare e il secondo del quale risulta solo erede, ha inizio l’ascesa politica di Fontana, avvocato di professione e già socio di Luca Marsico, professionista vicino a Forza Italia, all’interno della Lega.

Anni Novanta

Nel 1995 Attilio Fontana è stato eletto sindaco di Induno Olona, distante undici chilometri dal confine con la Svizzera. Fontana è diventato leghista perché affascinato da Umberto Bossi che a Varese ha fondato il primo nucleo storico del Carroccio. La provincia è una fucina della dirigenza leghista prima dell’arrivo di Matteo Salvini. Da questo territorio arrivano Bossi, Giancarlo Giorgetti, Roberto Maroni e, per l’appunto, Fontana.

Gli anni in cui è sindaco di Induno sono quelli della cosiddetta “Tangentopoli varesina”. Tra gli imputati anche due leghisti, incluso l’allora tesoriere Alessandro Patelli, che non subirà condanne grazie alla prescrizione. Patelli e Bossi devono anche vedersela con il pool di Mani Pulite nel processo per il finanziamento illecito di 200 milioni di lire ricevuto da Montedison.

Il 1997 è un anno decisivo nella vicenda del tesoretto svizzero dei Fontana. Due anni dopo l’elezione a primo cittadino del paese dove la mamma aveva lo studio dentistico e il padre quello di medico condotto, Fontana si ritrova tra le mani una delega a operare su un conto corrente estero intestato alla madre. Una signora non più giovanissima, 74 anni, che decide di mettere al sicuro i risparmi, che non verranno dichiarati al fisco italiano.

Tre anni più tardi, mentre lo stesso conto corrente viene incrementato con milioni di cui Fontana non ha ancora chiarito l’origine – se non con un generico «sono i risparmi di una vita dei miei genitori» – il sindaco di Olona diventa presidente del consiglio regionale lombardo.

Sindaco e presidente

Dopo l’esperienza ai vertici del potere regionale Fontana torna nella sua Varese, da sindaco, per dieci anni, dal 2006 al 2016. L’anno prima del trionfo varesino nelle finanze della famiglia accade qualcosa di inspiegabile. Il conto del 1997 viene svuotato e il denaro, oltre 4 milioni di euro, riversato in un secondo deposito estero numero 247-679102 «aperto in data 4 luglio 2005» e intestato al Trust Montmellon Valley di Nassau, Bahamas. Prima beneficiaria, titolare a 82 anni, è la madre di Fontana, il quale diventa semplice erede del patrimonio dell’anziana donna. Rispetto al primo conto corrente un’ulteriore opacità: l’uso di una società caraibica a protezione del conto svizzero.

«Non ricordavo neppure di avere la delega», aveva risposto Fontana alle nostre domande poste in una delle inchieste pubblicate. Una sequela di non ricordo e di anomalie che arrivano fino all’atto finale di questa saga finanziaria.

A 94 anni, nel 2015, la signora Maria Giovanna Brunella muore. Nei mesi successivi inizia la pratica di regolarizzazione dell’eredità di 5,3 milioni. Su questi Fontana ha pagato qualcosina anche al fisco. Per la procura di Milano però non tutti sono risparmi della madre: più di 2 milioni hanno origine sospetta è la tesi di chi indaga per autoriciclaggio. Due anni dopo lo scudo fiscale l’ex sindaco di Induno Olona è diventato presidente della regione Lombardia. L’ultima tappa, finora, di una carriera iniziata negli anni dei conti svizzeri.

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