Carmelo La Face, Giuseppe Sestito e Giuseppe Mumoli sono i vertici calabresi di Forza Nuova arrestati questa mattina dalla polizia perché indiziati del reato di propaganda, violenza e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa.

I tre indagati, rispettivamente referente regionale, provinciale e cittadino del movimento di estrema destra, nel mese di marzo 2025 avrebbero perpetrato, in una delle zone più rinomate della movida giovanile catanzarese, una violenta aggressione ai danni di un cittadino straniero. I tre di Forza Nuova in quel momento stavano affiggendo uno striscione che riportava l’espressione “Maranza a Catanzaro su caci (calci, ndr) nta panza”.

In base a quanto si apprende, la vittima dell’aggressione, E.O., sarebbe stata ripetutamente e immotivatamente colpita con calci e pugni e appellato proprio con il termine discriminatorio «maranza», avrebbe poi tentato la fuga per le vie del centro cittadino dove i tre, simulando una caccia all’uomo, lo avrebbero inseguito con un’autovettura e continuato a minacciarlo con una mazza in metallo. La stessa rinvenuta dagli inquirenti nel corso delle perquisizioni.

Le carte

«Sei un maranza?», la domanda che gli aggressori avrebbero rivolto alla vittima che ha immediatamente denunciato i fatti in questura. È marzo 2025, appunto, ed E.O. all’interrogativo che si sente rivolgere risponde positivamente perché non comprende il significato della parola utilizzata dai suoi interlocutori. Così, si legge nelle carte giudiziarie, gli vengono sferrati pugni al volto e calci all’addome. Uno dei tre di Forza Nuova brandirà anche la propria cintura, sfilandosela dai pantaloni.

Un pugno «mi ha fatto cadere gli occhiali da vista che indossavo in quel momento», racconta E.O. ricostruendo i fatti. La vittima in un secondo momento riesce a divincolarsi, a scappare e a raggiungere i militari in piazza per chiedere aiuto. Come sarebbe finita se non fosse riuscito a sottrarsi agli aggressori?

«Deve ritenersi pienamente sussistente la portata ideologica dell’azione commessa, nella sua finalità e disvalore razziale – scrivono gli investigatori nei loro atti – La vittima è un soggetto marocchino immigrato in Italia, pertanto il gesto compiuto, proprio gli schiaffi e i calci in viso ed all’addome, sembra essere propriamente una triste applicazione della manifestazione di intenti che i giovani hanno espresso con lo striscione che in quei momenti stavano appendendo in un luogo pubblico».

I pm di Catanzaro, inoltre, sottolineano «le personalità criminali che i tre indagati rivestono. I tre infatti sono stati immediatamente riconosciuti nella loro identità dal personale della Digos – si legge – quali soggetti attivisti politici e con numerosi precedenti di polizia di matrice sia politica che violenta». In più, scrivono gli investigatori, più volte sui social gli indagati avevano chiesto «ronde per le strade cittadine». 

Più in particolare, dai social appartenenti agli arrestati «sono apparse varie pubblicazioni di rilievo investigativo, quali: un ricordo sul compleanno di Benito Mussolini e una riflessione sulla strage di Bologna». Elementi, commentano ancora gli inquirenti, che «consentono di riconoscere una connotazione politica ed ideologica» nelle condotte degli arrestati. 

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