Anche Fratelli d'Italia dichiara guerra agli attivisti di Ultima generazione e lo fa come la Lega, con un disegno di legge, ma questa volta vuole che i militanti per il clima nemmeno si avvicinino alle opere d’arte: la bozza prevede infatti il divieto di avvicinamento a meno di dieci metri per chi abbia denunce o condanne per danneggiamento volontario dei beni culturali, imponendo pesanti pene in caso di trasgressione.

Simone Ficicchia, uno dei volti più noti del movimento, dichiara di non avere paura, come raccontato spesso dagli attivisti per il clima sono consapevoli che già ora le loro azioni possono comportare il carcere, e sono pronti ad affrontarlo.

La bozza

La bozza del testo anticipata da AdnKronos che vede come primo firmatario il senatore Marco Lisei è ancora in fase di perfezionamento ed è composta da un solo articolo, recante modifiche al decreto legge numero 14 del 20 febbraio 2017 e all'articolo 635 del codice penale. Nel dettaglio, per chi ha riportato una o più denunce o è stato condannato - anche con sentenza non definitiva - per vandalismo o danneggiamento volontario di beni culturali tutelati, è previsto il divieto, per un minino di sei mesi ad un massimo di un anno, di avvicinarsi ad una distanza inferiore a 10 metri agli edifici sottoposti a tutela.

La trasgressione del divieto comporta una multa che va dai 500 ai 1.000 euro. Il disegno di legge targato Fdi inoltre punisce con la reclusione da sei mesi a tre anni anche chi deturpa o imbratta edifici pubblici o di culto ed edifici sottoposti a tutela come beni culturali.

La reazione

La reazione di Ultima generazione riguarda sempre quella che hanno definito «l’isteria» della politica che continua a evitare il problema contro cui loro combattono: «Siamo molto sorpresi nel vedere una maggioranza che invece di occuparsi della crisi climatica è sempre più attiva nel promuovere leggi ad hoc per punire azioni non violente messe in campo da persone preoccupate per il futuro di tutti», ha detto Ficicchia.

Il reato di danneggiamento esiste già, ricorda, «ed è stato anche contestato come ipotesi di reato per le nostre azioni: ma probabilmente questo reato non può essere perseguito in tribunale proprio perché il danneggiamento non c'è mai stato».

Per questo si punta a «punire l’imbrattamento, ma questo rischia di portare a una interpretazione arbitraria della legge. È una cosa molto pericolosa», osserva Ficicchia, per il quale la Procura di Pavia aveva chiesto la sorveglianza speciale (poi non ottnuta). «Il ddl di Fratelli d'Italia - rimarca l'attivista - non ci ferma e non ci spaventa. Siamo pronti a qualsiasi rischio legale e anche ad andare in carcere». Quattro processi sono già in corso. Due, quello contro un Eni Store e quello in Vaticano per essersi incollati al basamento del Laocoonte, sono già partiti, il mese prossimo invece sarà la volta del processo per l’imbrattamento di Palazzo Madama. A settembre, si svolgerà la prima udienza per interruzione di pubblico servizio per aver bloccato un’arteria dell’Aurelia in provincia di Carrara.

Ai politici non sembrano rischi sufficienti. In commissione Giustizia è già in discussione il ddl firmato dalla Lega che prevede l’arresto in flagranza anche in caso di imbrattamento e pene non solo per chi colpisce i beni culturali, ma anche per chi colpisce le teche e i luoghi dove le opere d’arte vengono esposte. 

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