L’esercito israeliano avrebbe iniziato a pompare acqua di mare nei tunnel di Hamas a Gaza, per distruggere l’infrastruttura sotterranea che ha sostenuto le operazioni del gruppo: lo scrive in esclusiva il Wall Street Journal, citando dirigenti Usa informati sulle operazioni dell’esercito israeliano.

Il presidente americano, Joe Biden, ha espresso nei giorni scorsi il disaccordo sui piani israeliani relativi alla Striscia di Gaza dopo la fine della guerra. «Non può essere che, dopo l’enorme sacrificio dei nostri cittadini e combattenti, lasceremo entrare a Gaza coloro che insegnano il terrorismo, sostengono il terrorismo, finanziano il terrorismo», ha detto il primo ministro israeliano. «Gaza non sarà Hamas-stan né Fatah-stan», ha aggiunto criticando la proposta di mantenere l’Autorità palestinese a Gaza. Netanyahu ha sottolineato che non vuole «ripetere gli errori di Oslo» ricordando l’accordo come un fallimento per Israele. 

Le sue affermazioni hanno scatenato le critiche anche all’interno del governo.  Il deputato del Likud, Danny Danon, ha detto: «Non c’è posto per fare paragoni, sia perché siamo nel mezzo di una guerra, sia perché gli eventi di quel sabato nero si sono verificati in un numero di ore, un numero di morti e feriti che Israele non ha mai visto dalla sua fondazione». Anche il leader dell’opposizione, Yair Lapid, ha affermato di essere contrario a quanto dichiarato dal premier. «È impossibile comprendere il livello di disconnessione e cinismo del primo ministro, che sta conducendo una campagna politica malvagia in tempo di guerra il cui unico scopo è assolversi dalle responsabilità, accusare gli altri e creare odio. La nazione merita una leadership alternativa», ha detto. 

Continua il conflitto

Non c’è pace per la Striscia di Gaza, dove continuano i raid israeliani. È salito a quattro morti il bilancio di un raid israeliano condotto all’alba sul campo profughi di Jenin, in Cisgiordania. Lo ha indicato il ministero della Sanità palestinese.

Secondo i media israeliani, l’attacco è stato eseguito con un drone contro «una cellula di terroristi». Il sito di Haaretz sostiene che l'obiettivo principale dell'operazione fosse Bakr Zakarna, un membro del Battaglio Jenin, che sarebbe stato ucciso.

I media palestinesi riferiscono poi che 12 persone sono state uccise in un attacco aereo israeliano nella città di Rafah, nel sud di Gaza.

Il ministro della Difesa, Yoav Gallant, ha dichiarato che l’esercito israeliano sta «operando in profondità» nella Striscia di Gaza.

Crisi sanitaria

Il ministero della Sanità guidato da Hamas ha informato che l’esercito israeliano è entrato nell’ospedale Kamal Adwan, vicino al campo profughi di Jabaliya nel nord di Gaza. L’Idf ancora non ha commentato la notizia. 
L’Oms ha dichiarato che meno di un terzo degli ospedali di Gaza rimangono funzionanti, lo riporta l’agenzia di stampa Reuters. «In soli 66 giorni il sistema sanitario è passato da 36 ospedali funzionanti a 11 ospedali parzialmente funzionanti, uno nel nord e 10 nel sud», ha detto Richard Peeperkorn dell'Oms. 

Il sovraffollamento e le pessime condizioni igieniche nei rifugi dell’agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa) nel sud della Striscia di Gaza, hanno provocato un aumento significativo di alcune malattie e condizioni trasmissibili come la diarrea, le infezioni respiratorie acute, le infezioni della pelle e condizioni legate all'igiene come i pidocchi: lo rende noto l’Ufficio per gli affari umanitari dell’Onu (Ocha) nel suo aggiornamento quotidiano. Lo riporta il Guardian. In media, aggiunge l’Ocha, i rifugi dell’Unrwa situati nelle aree centrali e meridionali ospitano 9 volte il numero di sfollati interni rispetto al previsto. 

Attacco alla petroliera norvegese 

Il gruppo di ribelli dello Yemen, gli Houthi, hanno rivendicato l’attacco avvenuto ieri sera di un missile contro la petroliera norvegese che ne ha provocato un incendio.
Il portavoce militare ha dichiarato che il gruppo ha deciso di attaccare dopo aver ricevuto il rifiuto da parte dell’equipaggio di rispondere agli avvertimenti.

L’attacco contro la petroliera norvegese Strinda è avvenuto a nord di Bab el Mandeb, lo stretto che congiunge il mar Rosso con il golfo di Aden. 
Non è la prima volta che il gruppo vicino all'Iran attacca navi lungo le rotte marittime e lancia droni contro lo steso Israele. 
Già nella giornata di sabato, il gruppo degli Houthi aveva avvisato che avrebbe preso di mira tutte le navi dirette a Israele, indipendentemente dalla provenienza, lanciando un chiaro segnale di sostegno ai palestinesi e mettendo in guardia le compagnie di navigazione internazionali.

La compagnia Mownickels ha confermato che nessun membro delle 22 persone dell’equipaggio è rimasto ferito nell’attacco. Inoltre, è stato chiarito che la nave era diretta verso l’Italia dalla Malesia carica di materie prime e biocarburanti. 

Il ministro della Difesa francese ha riportato che è stato abbattuto un drone che stava minacciando una petroliera norvegese vicino alle coste dello Yemen. 

Gli ostaggi

Nessuna novità sostanziale sulla trattativa per la liberazione degli ostaggi, invece. Fonti del Cairo hanno riferito a Sky News Arabia che Israele ha chiesto all’Egitto e al Qatar di aiutare a mediare un altro accordo di cessate il fuoco con Hamas, nell'ambito del quale verrebbero rilasciati altri ostaggi israeliani detenuti a Gaza.

Secondo tali fonti presto si svolgerà un incontro a tre tra funzionari israeliani, egiziani e qatarioti sotto il patrocinio americano. In precedenza l'emittente tv emiratina Al Arabiya, citando un funzionario palestinese, aveva affermato che Hamas e Israele potrebbero iniziare la prossima settimana colloqui su un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri.

Le famiglie degli ostaggi sono tornate a protestare chiedendo la liberazione degli ostaggi. Si sono riunite vicino alla Corte suprema per iniziare una marcia verso l’ufficio del primo ministro. 

EPA

Crisi interna

Continua anche il dibattito sulla legge del bilancio. L’opposizione ha scoperto che nessuno dei 368 milioni di shekel è stato destinato per i raggiungimento dei requisiti di sicurezza negli insediamenti in Cisgiordania. I 110 milioni di shekel destinati inizialmente alla sicurezza sono stati messi per riserva da utilizzare solo in caso di necessità. L’opposizione ha denunciato lo spostamento dicendo: «Nulla in questa voce è collegato alla sicurezza della Giudea e della Samaria». Alla fine della discussione, la commissione finanze della Knesset ha approvato un bilancio supplementare di 25,9 miliardi di shekel per il 2023 destinati ai costi dei combattimenti sia a Gaza sia al confine libanese. 

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