Un unico centro di raccolta, una sola struttura usata per incassare e smistare donazioni finanziarie da privati. Non il partito, però. Prima c’è stata la fondazione Change, poi è stata sostituita dal Comitato Giovanni Toti, quello che secondo la procura di Genova è stato usato per incassare tangenti da imprenditori vari. Fin da quando è entrato in politica, nel 2015, lasciando la direzione di Tg4 e Studio Aperto e diventando pochi mesi dopo presidente della regione Liguria, Giovanni Toti e i suoi uomini più fidati hanno organizzato così il sistema di finanziamento del partito. Invece di incassare donazioni attraverso il partito Cambiamo, che poi ha mutato nome un paio di volte confluendo nell’attuale Noi moderati, hanno usato strutture alternative. Tutte registrate, così come registrati sono stati i finanziamenti.

Nel motivare la decisione degli arresti domiciliari per il presidente della regione Liguria, i pm e il giudice per le indagini preliminari hanno menzionato come indizi rilevanti i bonifici per centinaia di migliaia di euro che il Comitato Giovanni Toti ha ricevuto tra il 2021 e il 2023. Ricadono in questi anni i finanziamenti partiti dalle società di Aldo Spinelli, titolari di una grande concessione al porto di Genova, e quelli arrivati dalle imprese di Pietro Colucci, attivo con due discariche di rifiuti nella provincia di Savona.

A Colucci, che ha lasciato ogni incarico nel gruppo aziendale quotato in borsa, non è contestata la corruzione. Nel caso dell’armatore Spinelli, invece, la procura è convinta di avere le prove per dimostrare che c’è stato il do ut des, perché a fronte della donazione registrata risulta anche un favore, anzi molti di più, fatti da Toti all’imprenditore. I magistrati si fermano qui nella loro accusa, che vale al momento per Spinelli. Su altri sono in corso verifiche. Andando però oltre l’aspetto giudiziario e guardando alla struttura finanziaria messa in piedi da Toti, scopriamo che una fetta consistente dei soldi arrivati sui conti del Comitato Giovanni Toti – la media di incasso era di circa mezzo milione di euro all’anno – è servita per finanziare altri politici liguri: tutti del centrodestra, da Marco Bucci al sottosegretario Edoardo Rixi fino ad assessori della giunta Toti.

Uno dei più legati a Toti è, appunto, Bucci, il sindaco di Genova. Come ha rivelato Domani, documenti pubblici sui finanziamenti ai partiti indicano che il primo cittadino – commissario straordinario per la ricostruzione del Ponte Morandi, decisore insieme alla regione delle vicende portuali – a ridosso delle elezioni tenutesi a giugno 2022 ha ricevuto quasi 40mila euro (38.401) dal Comitato Giovanni Toti. È la cifra più importante ottenuta da Bucci per finanziare la campagna elettorale. Non era la prima volta che il governatore finanziava il sindaco. Già nel 2017, anno della prima elezione comunale, Change aveva versato a Bucci per la sua campagna 102mila euro. Gli atti dell’inchiesta giudiziaria a carico di Toti – Bucci non è indagato – mostrano che il sindaco seguiva da vicino le richieste di Spinelli per ottenere un rinnovo trentennale della concessione per il Terminal Rinfuse (poi concesso). E che alla fine le pressioni del sindaco hanno convinto il delegato comunale all’interno dell’Autorità del porto a votare proprio come voleva l’imprenditore genovese.

Il cambiamento

In principio era Change, il Cambiamento, una sorta di fondazione politica nata nel 2015 con lo scopo di attrarre finanziamenti dai privati. Al di là dei nomi, il meccanismo con cui funzionava era identico a quello del Comitato Giovanni Toti. Le donazioni ricevute servivano sì all’attività politica del presidente, ma anche per numerosi esponenti del centrodestra candidati alle elezioni amministrative liguri e politiche o destinati a membri della sua giunta.

Questo flusso di denaro che è costante nel tempo, a partire dal 2016, è documentato nelle dichiarazioni depositate alla tesoreria della Camera, dove, per legge, ogni partito, eletto e candidato anche locale (se riceve soldi da parlamentari o formazioni politiche) è tenuto a consegnare le cosiddette “dichiarazioni congiunte”: atti firmati dal beneficiario e dal donatore del contributo che certificano l’elargizione in denaro.

Seguendo i finanziamenti a cascata versati prima da Change, e poi dal Comitato Giovanni Toti, è possibile ricostruire quasi dieci anni di potere del centrodestra in Liguria, gestito dal governatore e di cui hanno beneficiato i partiti della coalizione.

Su tutti la Lega di Matteo Salvini, tra i primi nel governo a sparare ad alzo zero contro l’indagine della procura di Genova. Se il partito ligure del ministro dei Trasporti ha ricevuto direttamente due finanziamenti dall’armatore Spinelli (30mila euro tra maggio e settembre 2022), Edoardo Rixi, sottosegretario ai Trasporti nonché segretario regionale della Lega, nel 2018 ha avuto un contributo personale dalla Change di Toti: nel 2018, in occasione delle elezioni politiche di quell’anno, la fondazione-comitato ha versato 7.500 euro.

All’epoca Rixi era assessore della prima giunta Toti. Nel 2022, a sostenere il leghista ligure sono state anche alcune aziende che hanno contemporaneamente finanziato il sindaco Bucci e il Comitato Giovanni Toti. Segno che il bacino imprenditoriale di riferimento è il medesimo.

Cifre nettamente superiori regalate all’assessore regionale con delega all’Ambiente e al ciclo dei rifiuti, Giacomo Raul Giampedrone. Nel 2020 il Comitato Giovanni Toti gli ha versato 35mila euro. In quello stesso periodo, il Comitato aveva incassato 40mila euro dall’imprenditore dei rifiuti Colucci, il quale era in attesa di alcune autorizzazioni su impianti di smaltimento in regione. Giampedrone, così come Toti e il leghista Rixi, hanno dato il via libera, votando sì, il 28 dicembre 2017, all’ampliamento della discarica di Vado Ligure gestita da Green Up, una delle società di Colucci: la stessa che nel 2021 ha donato 10mila euro alla Lega Liguria e nel 2022 altri 10mila a Paolo Ripamonti, numero due di Rixi in regione e uomo forte del partito nella provincia di Savona, area nella quale sono operativi gli impianti di Colucci.

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