Continuano le indagini sul rogo che ha sabato ha devastato Centocelle: sulla questione si è espresso anche il sindaco Roberto Gualtieri in un’intervista al Corriere della Sera. «È prematuro trarre conclusioni e per questo attendiamo l’esito delle indagini. Quel che è certo è che la sequenza di incendi delle ultime settimane è senza precedenti e che nella maggior parte dei casi, dietro c’è la mano dell’uomo».

Il primo cittadino ritiene possibile anche che ci sia un fil rouge con gli ultimi incendi: «Se poi risultasse che gli incendi più gravi come quello di Malagrotta, del Pineto e dell’altro ieri a Centocelle fossero dolosi sarebbe gravissimo. Tutto questo ci rende ancora più determinati a proseguire sulla strada della modernizzazione della città e ad affrontare con decisione i tanti temi colpevolmente lasciati senza soluzione da molti anni».

In base a quanto emerge dalle indagini, le fiamme sarebbero divampate in un terreno adiacente dove ci sono rifiuti interrati dai tempi della demolizione dei Campi Casilino 700 e 900 e poi si è esteso agli autodemolitori abusivi. Da lì poi si è ingrandito e ha raggiunto il campo rom di Via Papiria. 

Collegamenti?

Alla questione del problema delle ecomafie sollevato durante l’intervista, il sindaco risponde: «Al nostro recente convegno in Campidoglio sulle mafie, il generale Giardina, comandante dei Carabinieri per la Tutela ambientale, ha sottolineato che la filiera dei rifiuti è tradizionalmente tra le più permeabili a infiltrazioni mafiose. In questo senso dotare finalmente la Capitale di moderni impianti di trattamento a controllo pubblico e renderla autosufficiente come le altre capitali europee è importante anche sul fronte della legalità oltre che su quello dell’ambiente e della pulizia».

Entro il 16 luglio dovrebbe essere approvato in Senato il decreto Aiuti, che contiene una norma che garantisce al sindaco di Roma poteri speciali in qualità di Commissario straordinario al Giubileo per affrontare il problema dei rifiuti. La soluzione che Gualtieri ha in mente è la realizzazione di un termovalorizzatore, strategia che però non piace ai grillini, che da settimane si battono per rivedere il testo e inserire un vincolo ambientale nella scelta delle tecnologie per gestire l’immondizia. 

Problemi dopo il rogo di Malagrotta

Anche il problema dei rifiuti, infatti, sta sfuggendo di mano. Colpa del rogo alla discarica di Malagrotta, dice il sindaco. «Dopo l’incendio di Malagrotta si sono ridotti gli sbocchi e sono rimaste per strada più di 2000 tonnellate di rifiuti. Siamo riusciti a trovare sbocchi alternativi, evitando una vera e propria catastrofe ambientale, ma comunque la logistica si è complicata con un impatto negativo sulla qualità della raccolta» risponde Gualtieri.

La soluzione temporanea sarebbe quella di riaprire la discarica di Albano e il Tmb di Guidonia. Secondo il primo cittadino entro dicembre ogni zona avrà una squadra dedicata allo spazzamento e l’Ama, la municipalizzata che si occupa della raccolta dei rifiuti, si sta impegnando per aumentare la differenziata. 

Quella dei rifiuti, aggiunge, «sapevo benissimo che sarebbe stata una delle sfide più impegnative. Ma sono assolutamente determinato ad andare avanti senza farmi intimidire. Roma avrà il termovalorizzatore e gli altri impianti nei tempi previsti, smetterà di dilapidare risorse per mandare i propri rifiuti in giro per l’Italia e per l’Europa, diventerà finalmente pulita come merita».

Visite miracolose

Il Corriere dedica un approfondimento anche alle «visite miracolose dell’Ama». Il nuovo management di Ama ha deciso di accelerare sugli accertamenti delle condizioni di chi si mette in malattia: l’intervento dei medici ha provocato il rientro immediato di 125 netturbini. 

«A certificare la nuova stretta è il numero di visite di verifica effettuate a maggio, 3.906, oltre il doppio di quante se ne contano nel 2021-22 quando si viaggiava al ritmo (da lumaca) di 1.550 l’anno» si legge nell’articolo. Dei 7.162 dipendenti totali, quelli dichiarati inidonei prima dei controlli gli inidonei completi erano 332. Dopo i controlli di maggio, ne sono tornati in servizio 200. «A giugno, su 693 controlli medici (72 gli assenti) il 20 per cento (125) sono tornati abili a svolgere le mansioni per le quali erano stati assunti all’ingresso in azienda» continua l’articolo.

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