Nella città di Mariupol i soldati ucraini accusano la Russia di aver usato armi chimiche gettate da un aereo Uav. I separatisti negano ma nei giorni scorsi il governo russo ha accusato le autorità ucraine di portare avanti un programma per lo sviluppo di armi chimiche con il supporto degli Stati Uniti. Le accuse sono state immediatamente smentite dal portavoce del Dipartimento di Stato, Ned Price, il quale ha rilasciato un comunicato in cui ha detto che la «Russia sta inventando falsi pretesti per giustificare le sue orrende azioni in Ucraina».

L’utilizzo delle armi chimiche e biologiche è vietato da un accordo internazionale entrato in vigore nel 1997. La convenzione è stata firmata da tutti i paese del mondo, con l’eccezione di Egitto, Sud Sudan e Cora del Nord. Dopo la firma dell’accordo, Russia e Stati Uniti hanno accettato di distruggere il proprio arsenale accumulato durante la Guerra fredda e si sono impegnati a non svilupparne altro. Nel 2016 circa il 92 per cento degli stoccaggi delle armi chimiche nel mondo erano stati distrutti.

Ma nei giorni scorsi le istituzioni russe hanno diffuso teorie del complotto secondo cui Ucraina e Stati Uniti si sarebbero accordati per sviluppare un nuovo arsenale chimico da usare contro la Russia. 

Queste accuse si basano sul fatto che l’Ucraina possiede ancora dozzine di laboratori chimici nel suo territorio e alcuni di questi effettuano ricerche scientifiche con agenti patogeni altamente pericolosi. Per questa ragione, l’Organizzazione mondiale della sanità ha chiesto alle autorità ucraine di distruggere i campioni presenti nei loro laboratori per evitare qualsiasi fuoriuscita accidentale causata dalla guerra.

La presenza degli americani

Un nuovo documento del Congressional research service spiega i programmi finanziati dagli Stati Uniti in Ucraina nell’ambito della deterrenza chimica e biologica. Il Dipartimento della difesa americano ha riferito che solo a Kiev ci sono cinque laboratori di ricerca biologica non militare.

Dopo la dissoluzione dell’Unione sovietica, gli Stati Uniti hanno istituito, tramite il Dipartimento della difesa, il Cooperation threat reduction un programma che da 30 anni ha l’obiettivo di mettere sicurezza le armi biologiche di massa create dagli oltre 65mila scienziati che lavoravano al programma di armi chimiche e biologiche dell’ex Unione sovietica. Dopo la caduta dell’Urss, molte di queste armi sono finite negli arsenali di paesi come Ucraina, Azerbaigian, Armenia e Kazakistan.

Raramente questi paesi sono in possesso dell’attrezzatura del know how necessario per trattare questo tipo di armi e per mettere in sicurezza i laboratori in cui sono state prodotte. Per questo gli Stati Uniti, ma non solo, hanno investito in progetti di lungo termine per proteggere queste infrastrutture.

Nel 2005 il Dipartimento della difesa degli Stati Uniti e il ministero della Salute ucraino hanno firmato un accordo di prevenzione e non proliferazione sulle armi biologiche. I rappresentanti dei due paesi si sono accordati per limitare l’accesso a informazioni sensibili, cooperare nella ricerca e mettere in sicurezza gli agenti patogeni più pericolosi. Dal 2005 gli Stati Uniti hanno investito circa 200 milioni di dollari in Ucraina, collaborando anche con le autorità russe fino al 2014. I finanziamenti sono andati a supportare 46 laboratori, strutture sanitarie e siti diagnostici.

Anche l’Osce, in collaborazione con il Consiglio europeo, ha implementato nel 2020 un programma dal valore di circa due milioni di euro per rafforzare la sicurezza biologica in Ucraina. Il programma è diviso in tre punti da perseguire entro il 2023: armonizzare i regolamenti ucraini con gli standard internazionali, implementare un sistema di sorveglianza per gli agenti patogeni e formare gli scienziati ucraini.

Le provocazioni

Da quando è iniziata la guerra analisti ed esperti di difesa hanno alzato la soglia di attenzione sui possibili danni derivati da un possibile scontro a fuoco in cui potrebbero essere coinvolte le strutture che trattano batteri ed elementi chimici pericolosi.

La Russia ha cercato di sfruttare la situazione a suo vantaggio e riuscire a ottenere il controllo di laboratori e centrali nucleari anche per garantirsi un vantaggio nel tavolo delle negoziazioni.

Secondo il dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, l’esercito russo ha occupato due laboratori biologici ucraini che erano stati rinnovati nel 2014 con l’aiuto degli Stati Uniti. Al personale ucraino è stato negato l’accesso al sito. La stessa strategia è stata usata per le centrali nucleari di Zaporizhia e Chernobyl che attualmente sono sotto il completo controllo dei russi. Gli scontri armati nei pressi delle due centrali dei giorni scorsi hanno preoccupato le cancellerie europee. Il presidente francese Emmanuel Macron e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno avuto diversi colloqui telefonici con Vladimir Putin per cercare rassicurazioni.

Macron ha anche proposto un incontro tra la delegazione russa, quella ucraina e i rappresentanti dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), per la messa in sicurezza delle quattro centrali nucleari presenti nel paese (in totale ci sono 15 reattori). Una proposta che è stata accolta positivamente, ma che per il momento non ha avuto conseguenze concrete.

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