Negli ultimi giorni, alcuni quotidiani hanno iniziato a pubblicare i video della mattanza avvenuta il 6 aprile 2020 nel carcere Francesco Uccella di Santa Maria Capua Vetere. Le immagini vengono presentate come “esclusive”, ma in realtà sono identiche a quelle già pubblicate da Domani diversi giorni fa e riprese da telegiornali nazionali e testate nazionali e internazionali a partire dal 29 giugno.

Repubblica, dopo aver relegato il caso Santa Maria nelle pagine interne quando sollevato da Domani, per due giorni ha presentato ai suoi lettori dei nuovi video “esclusivi” che in realtà erano già stati pubblicati da Domani, poi ha addirittura illustrato uno degli articoli sul tema con un’immagini con sovra-impresso il logo di Domani.

Dopo aver riconosciuto l’errore, in un messaggio ai lettori ha comunque rivendicato che si tratta di video esclusivi. Più persone vedono quelle immagini meglio è, ma poiché Domani ha investito un anno di lavoro su questa storia, vale la pena ribadire che le immagini di Repubblica non sono esclusive, sono semplicemente quelle che Domani ha già pubblicato nei giorni scorsi. Ecco una breve guida per orientarsi. 

L’origine

L’indagine giudiziaria sui fatti avvenuti nell’istituto penitenziario Uccella inizia un anno fa, a giugno 2020, e già dopo tre mesi, a settembre, si sapeva che agli atti dell’inchiesta c’erano anche i video delle telecamere di videosorveglianza, che gli agenti coinvolti nei pestaggi non erano riusciti a far sparire. Nello Trocchia, infatti, ne scrive già il 28 settembre in un articolo pubblicato da questo giornale.

Tra la fine di settembre e ottobre 2020, Trocchia è il primo a mettersi in contatto con alcuni degli ex detenuti vittime di violenza. Gli agenti indagati erano un centinaio con accuse di tortura, violenza privata e abuso di autorità. Le indagini proseguono, ma nessuno si muove: la notizia non fa notizia sugli altri media. Sempre Trocchia denuncia il silenzio istituzionale, è il 1° ottobre 2020: la giustificazione del ministero della Giustizia è che le indagini sono coperte da segreto, nessuno commenta.

Nei giorni della protesta pacifica dei detenuti nel padiglione Nilo, il 5 aprile 2020, si scrive che nessuno degli agenti ha subito aggressioni da parte dei carcerati e che la tensione è stata gestita e tenuta sotto controllo dai poliziotti in turno.

A giugno 2020, quando la procura inizia a indagare sui presunti pestaggi, ipotizzando anche il reato di tortura, la protesta pacifica diventa per la stampa «accesa», si parla di caos e di due agenti feriti. Le notizie sono: Salvini che già allora si schiera apertamente dalla parte degli agenti e Bonafede, allora ministro della Giustizia, che fa un “blitz” al carcere di Santa Maria Capua Vetere per annunciare l’arrivo di nuovi magistrati.

A distanza di mesi, lo scorso 28 giugno, 52 agenti vengono raggiunti da diverse misure cautelari. L’indagine è chiusa.

I video escono

Il 29 giugno, Domani pubblica le immagini dei pestaggi per la prima volta, dopo aver seguito per nove mesi le indagini: nessuno può più voltarsi dall’altra parte, dalla politica alla stampa.

Altri quotidiani e siti d’informazione online rilanciano i video, prima citando Domani, poi diventando sempre più vaghi, e parlando di video pubblicati in rete.

Inizia la gara su chi pubblica prima la “nuova” esclusiva. Girano online video di altre rivolte dei detenuti in altri istituti penitenziari, ma ricollegati erroneamente al carcere di Santa Maria Capua Vetere, in particolare alla protesta del 5 aprile. Poco dopo, la smentita: quelle immagini sono state girate altrove e risalgono al mese di marzo 2020.

Infine, negli ultimi giorni, vengono pubblicati i «nuovi video esclusivi» dei pestaggi: sono le stesse immagini che abbiamo pubblicato il 29 giugno, in ordine sparso e viste da angolazioni diverse. Ma quelle violenze avevano già fatto il giro del mondo, grazie a Domani. 

I video di Repubblica

Repubblica è l’unico quotidiano che sostiene di avere video “esclusivi” diversi da quelli da Domani. Basta guardarli attentamente per capire che non è così. Nel primo, “Pestaggi in carcere, nuovi video da Santa Maria Capua Vetere”, neanche una delle immagini è inedita. Dal minuto 0:15 allo 0:27 si vede un detenuto arrivare nel corridoio e fermarsi sull’uscio di una porta, prima di essere picchiato dagli agenti. La stessa scena è presente nel video inedito di Domani, il primo pubblicato, dal minuto 5:08 al minuto 5:20.

Nella scena successiva (da 0:32 a 0:48) del video di Repubblica, si vede un detenuto con una maglia grigia - accerchiato dagli agenti - piegarsi sotto decine di colpi di manganello. Tutto già pubblicato, su Domani, sempre il 29 giugno, al minuto 5:30, fino al 5:48.

Al primo minuto dello stesso video “esclusivo”, fino a 1:07, sempre nel corridoio, si vedono due detenuti uscire dalla stanza uno dietro l’altro: il primo, già chino, riceve una manganellata sulla schiena; il secondo un calcio da dietro, mentre cammina ed esce di scena. Anche questo frame aveva già fatto il giro del mondo (minuto 5:53 a 6:02 delle immagini pubblicate da Domani).

Repubblica chiude (dal minuto 1:56 in poi) con delle immagini della socialità al terzo piano della quinta sezione dell’istituto penitenziario. Queste immagini meritano un discorso più preciso: Domani aveva i video di tutte le videocamere di sorveglianza. Per ciascun ambiente (scale, corridoi, socialità), le immagini si ripetono uguali, ma da angolazioni diverse, in base alla videocamera presa in considerazione. Abbiamo solo avuto la possibilità di scegliere quali immagini inserire e, naturalmente, la scelta è ricaduta su quelle più significative e riprese in maniera più nitida. 

Anche nel caso del secondo video pubblicato da Repubblica, “Il detenuto svenuto e le bastonate sulle scale” le immagini erano tutte in possesso di Domani: la storia del detenuto svenuto, soccorso dopo diversi minuti da alcuni medici nel corridoio, abbiamo deciso di farvela leggere. Le bastonate sulle scale, invece, ve le abbiamo mostrate, con largo anticipo, nel primo video pubblicato in esclusiva.

Nell’ultimo video, “Tutti faccia al muro”, si torna nella socialità. In quel caso, Domani ha deciso di utilizzare le immagini dello stesso ambiente, ma per il primo e secondo piano, sia perché le immagini erano più chiare, sia perché la violenza era più evidente. 

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