Dalle indagini sull’investigatore calabrese, Antonio Cerra, trovato morto l’11 maggio 2022 emerge «il disagio vissuto» nel nuovo ambiente di lavoro. «Mi considerano una spia», diceva Cerra ai propri famigliari riferendosi ai colleghi lametini, all’epoca «accusati di indebita percezione di emolumenti per prestazioni lavorative straordinarie». Il giorno in cui è morto, Cerra avrebbe dovuto testimoniare nel processo “Petrolmafie” contro una delle cosche più potenti della ‘ndrangheta calabrese. Per la procura di Vibo Valentia si è trattato di suicidio, per questo motivo ha archiviato l’indagine. I legali della famiglia però non credono a questa ipotesi e si sono opposti presentando una serie di elementi inediti.

A partire dagli esposti anonimi finiti agli atti. L’ignoto estensore dichiara «di essere a conoscenza di informazioni utili alle indagini» e denuncia «la situazione venutasi a creare (…) al gruppo Gf di Lamezia»... «situazione già denunciata tra il mese di gennaio e il mese di febbraio 2022 con una lettera anonima nella quale si preannunciava il suicidio di qualche militare».

Oggi nell’atto di opposizione alla richiesta di archiviazione del procedimento contro ignoti si chiede di «compiere i dovuti approfondimenti sull’autore degli esposti anonimi (…), di verificare la veridicità del contenuto degli esposti e di acquisire le risultanze del procedimento penale avviato dinnanzi alla Procura presso il tribunale militare di Napoli, la quale aveva chiesto» una serie di approfondimenti. Anche a questo proposito e in base a tali elementi, la difesa parla di «indagine delle incompiute» e invita a «non escludere aprioristicamente» alcuna ipotesi sulla morte di Cerra.

Dubbi sulle indagini

Nel Gruppo della guardia di finanza di Lamezia Terme – dove l’investigatore viene trasferito nel 2021 – lo stesso militare riscontra «un clima di tensione a causa di una indagine allora in corso sull’attività del Gruppo (…)». «I colleghi lametini, infatti, in buona parte erano sottoposti a procedimento penale ... accusati di indebita percezione di emolumenti per prestazioni lavorative straordinarie», è scritto negli atti. «Lui (Cerra, ndr) diceva che era stato trasferito in quello specifico ufficio di Lamezia per cercare di mettere ordine», sono le parole di un ex collega del finanziere agli atti.

Il pubblico ministero scrive che «l’ambito della vita di Cerra che presentava evidenti criticità era quello lavorativo» e, ancora, che il militare «esprimeva il proprio malessere derivante dal nuovo ambiente di lavoro alla moglie, ai propri famigliari», secondo i quali i motivi per cui il congiunto non si sarebbe trovato bene nella nuova sede di lavoro, riguardavano il fatto «che molti colleghi erano sottoposti a procedimento penale e i medesimi lo consideravano una spia dedita al controllo delle loro attività». Da qui – e cioè a causa «del disagio interiore vissuto» – Cerra «si era rivolto a una psicologa» e pur di lasciare quel reparto «era disponibile a trasferirsi anche al Nord Italia».

Sempre il pm scrive: «L’ostilità mostrata dai militari in servizio... si concretizzava nella sostanziale mancata obbedienza alle indicazioni impartite da Cerra, malgrado lui fosse il Comandante della Sezione Operativa». La moglie del finanziere racconta che il marito l’avrebbe informata di «aver conferito» con i suoi superiori e che questi si sarebbero «adirati nei suoi confronti». Anche ad aprile 2022, un mese prima della morte, Cerra viene ricevuto, sebbene informalmente, da alcuni suoi superiori: un ex collega, chiamato a rilasciare sommarie informazioni testimoniali, racconta che Cerra «riferiva di non essere stato trattato bene, in quanto diceva che i superiori non erano soddisfatti del lavoro che aveva svolto a Lamezia». «Se non fosse stato in grado di reggere lo stress del servizio si sarebbe potuto congedare», avrebbero inoltre “intimato” i superiori a Cerra secondo le dichiarazioni dell’ex collega.

Se per il pm «l’ostilità mostrata dai militari (…) dalla quale verosimilmente derivava un profondo sentimento di denigrazione e umiliazione» e «il comportamento tenuto dai superiori gerarchici» sono alcune delle condotte che «possono aver contribuito alla formazione del proposito suicidario» in Cerra, tali condotte non sono comunque «assistite dall’orientamento finalistico a procurare l’evento». Ma per la difesa «il pm non valorizza affatto il contenuto di tali messaggi ... Doveroso avrebbe dovuto essere – si legge ancora nell’atto di opposizione – l’escussione» di alcuni superiori di Cerra.

A tre giorni dalla morte del maresciallo calabrese, la moglie avrebbe poi appreso «che il marito aveva lasciato nel proprio ufficio un importante plico chiuso che doveva essere presumibilmente consegnato ad un superiore gerarchico». Per gli inquirenti è un «elemento importante». Tuttavia la difesa rileva che «non risulta compiuta alcuna particolare indagine per approfondire il tema». In ultimo, una volta rinvenuto il computer in uso a Cerra, utile «per conoscere ulteriori profili di criticità». Ma è proprio il gruppo della finanza di Lamezia, quello da cui il finanziere avrebbe voluto allontanarsi, a venire «delegato all’incombente individuazione degli atti coperti da segreto». Un fatto, secondo i legali, «quantomeno atipico».

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